Pagine

domenica 17 gennaio 2010

La "casta" dei giudici si ribella

Chi ha sfogliato in questi ultimi due o tre giorni i titoli dei giornali avrà sicuramente letto che l'Associazione nazionale magistrati potrebbe indire uno sciopero. A leggere i giornali di regime, la notizia viene data in pasto nella solita prospettiva: il governo fa delle leggi in materia di giustizia e quei vagabondi dei magistrati sono sempre sulle barricate in difesa delle loro prerogative e privilegi. Se però non ci si ferma ai titoli e, soprattutto, non si legge solo la versione degli house organ governativi, si capisce che la questione è un pelino diversa. Cerco di farla breve.

Voi sapete che uno dei motivi principali per cui la giustizia nel nostro paese è messa come è messa è la carenza di risorse e di organico. Non è colpa solo di questo governo, intendiamoci; semplicemente nel corso degli ultimi decenni si è lasciato che questo problema, che oggi fa capolino in tutta la sua drammaticità, incancrenisse senza che nessuno mai ci mettesse mano. Sì, a parole sono parecchi quelli che nel corso degli anni hanno ipotizzato riforme di vario genere per cercare di risolvere questa situazione, ma sostanzialmente si è trattato di chiacchiere. Diciamo la verità: della lentezza di tutto il sistema non è mai fregato niente a nessuno, tranne ovviamente quelli che da questa situazione escono danneggiati, e cioè chi attende giustizia. La situazione è diventata improvvisamente di stretta attualità in questo ultimo periodo, più o meno da quando è in carica questo governo, non perché ci sia stata improvvisamente una volontà finora sopita di risolvere il problema, ma molto più semplicemente perché il capo del governo ha alcune pendenze giudiziarie che sono dietro l'angolo e non si poteva mettere mano alla loro soluzione isolando il tutto dal resto, bisognava dare l'impressione che fossero inserite in un più ampio disegno di riforma strutturale. Badate, non lo dico io, lo dicono i fatti. Prima che la Consulta bocciasse il lodo Alfano, ad esempio, vi risulta che ci fosse tutta questa urgenza?

Ecco quindi che la lentezza della giustizia, con conseguente tamburo battente che la colpa è dei magistrati, ha ripreso vigore. In questo quadro si inserisce la protesta di questi giorni dei magistrati. La cronica carenza di organico, infatti, ha fatto sì che attualmente ci siano moltissime procure quasi completamente sguarnite, quelle che in gergo vengono definite "sedi disagiate". C'è in circolazione un decreto, a firma del ministro Alfano, che nelle intenzioni dovrebbe tamponare questa situazione. Come? Trasferendo d'ufficio i magistrati verso queste procure disagiate senza che questi possano fiatare. Apparentemente è tutto bello è giusto: dalle procure dove gli organici sono maggiori alcuni magistrati vengono obbligati a recarsi, in cambio di vari incentivi, verso questi posti di frontiera. Ma allora perché si lamentano e protestano? Beh, perché i criteri con cui vengono selezionati danno adito a qualche dubbio e a qualche sospetto, soprattutto considerando che è in vigore una legge, fatta dal precedente governo di centrosinistra - la sinistra quando è ora di far danni c'è sempre - che impedisce ai giovani che hanno appena vinto il concorso di svolgere le funzioni di pubblico ministero o di giudice monocratico. Provvedimento questo che ha contribuito ad allargare il famoso deserto delle procure. I giudici quindi dicono, molto semplicemente: perché non togliere questa norma e lasciare che i giovani vadano ad occupare queste sedi? Non mi sembra una domanda insensata, anzi.

Forse perché sarebbe troppo semplice. O forse il motivo è un altro. Scrive ad esempio questa mattina Il Fatto Quotidiano:

Alla fine ci vuole un moderato come Francesco Messineo per spiegare quello che tutti sanno e nessuno ha il coraggio di dire. Il procuratore capo di Palermo è un mite magistrato che coordina nella riservatezza assoluta le indagini più delicate sui rapporti tra mafia e politica.

In questi giorni il suo ufficio sta ascoltando Massimo Ciancimino sugli inizi di Berlusconi e sui rapporti di Marcello Dell’Utri con la mafia ma lui è talmente poco protagonista da non essere nemmeno citato su Wikipedia. Ieri ha preso la parola all’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati per denunciare il movente degli ultimi atti del governo: "Vogliono far abbassare la cresta all’ufficio del pubblico ministero".

Inutile girarci intorno. Per Messineo, dietro le ultime novità della politica giudiziaria del governo, a partire dal decreto sui trasferimenti di ufficio dei magistrati contro il quale è stata indetta l’assemblea di ieri, c’é "l’obiettivo di tagliare le unghie alle procure e il governo lo farà affidando le indagini nelle sole mani della polizia giudiziaria e inserendo nei ranghi della magistratura persone che non hanno vinto il concorso".
[...]
"Perché indeboliscono la Procura di Palermo?" si è chiesto ieri il procuratore, "è come se durante una battaglia il contendente che ha le armi migliori improvvisamente decidesse di deporle per dare la vittoria all’avversario".

Messineo non poteva rispondersi, ma basta leggere l’elenco dei politici del Pdl che sono stati indagati, imputati e condannati grazie al lavoro di quell’ufficio per capire perché. La ragione dell’assemblea di ieri è il decreto legge del ministro Alfano che scalfisce l’inamovibilità dei magistrati e li obbliga a trasferirsi nelle sedi disagiate, come Gela, Crotone o Sciacca, senza fiatare. (fonte)

Ovviamente questa è l'interpretazione della vicenda che dà il Fatto, ma vedendo in che direzione va ormai da tempo l'azione di governo nei confronti della "riforma della giustizia" non mi pare che sia tanto campata per aria.

Alcuni link per approfondire:

Procure vuote, ora l'Anm minaccia lo sciopero

I giudici trasferiti d'ufficio, è scontro

Pm trasferiti, Anm pronta allo sciopero

8 commenti:

  1. vedo che si continua imperterriti con una campagna d'odio contro Berlusconi. Per me puoi anche continuare ma verrà il giorno che parlare male di berlusconi verrà sanzionato con il carcere.

    RispondiElimina
  2. Certo. Il giorno in cui verrà introdotto il "reato di critica" sta pur sicuro che io sarò il primo ad andare in galera.

    RispondiElimina
  3. almeno oggi vuoi lasciare dei messaggi per commemorare craxi e per venerare i grandi uomini italiani come dell'utri, mangano, previti.
    eroi onesti che sono morti per l'italia e che l'italia tutta riconosce le eroiche virtù.

    un giorno per legge sarai obbligato a farlo.

    RispondiElimina
  4. Sì, come no? Ripassa stasera verso le 22. Nel frattempo goditi questo video, che rappresenta uno dei momenti più belli della democrazia italiana.

    RispondiElimina
  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  6. Silvio Minorini è un troll e magari pure comunista :-)

    RispondiElimina
  7. Certo che è un troll. Ma lo lascio fare. E sai perché? Perché di gente che ragiona così, seriamente, ce n'è a bizzeffe. Prova a leggere qualche commento agli articoli su ilgiornale.it: per un Minorini che racconta balle sapendo di raccontarle ce ne sono migliaia che ragionano così pensando di essere dalla parte del giusto. Prendere atto di questo secondo me è una buona cosa. ;)

    RispondiElimina
  8. no intendevo che lui scrive così per ironizzare, non pensa veramente quello che scrive

    RispondiElimina