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Potrebbe essere un nuovo termine, un neologismo da inserire nelle future versioni del Garzanti della lingua italiana - ovviamente previa parere favorevole dell'Accademia della Crusca - e potrebbe stare a significare qualcosa tipo "la visione del sistema dell'informazione in Italia secondo il direttore del tg1".
Beh, di questa visione avevamo in verità già avuto prova in passato, quando, sempre dagli schermi del tg1, il fido direttore aveva annunciato candidamente che della vicenda Berlusconi-escort il suo tiggì non si sarebbe occupato più di tanto in quanto si trattava di semplice gossip - un capo di governo che si porta a letto una signora molto disponibile che il giorno dopo si ritrova candidata alle comunali di Bari secondo Minzolini è gossip. Vabbè. Ecco quindi che, seguendo la strada già intrapresa, il Minzolini, sempre in diretta dal "suo" tg, dichiara (video qui) che la manifestazione di ieri a Roma lui non la condivide perché in Italia chiunque può dire quello che vuole.
Questo ritornello, pur con alcune varianti, è quello che ci sentiamo raccontare da chi non ha condiviso la manifestazione e il suo spirito: in Italia ognuno può dire quello che vuole, nessuno vuole censurare nessuno, la Rai pullula di trasmissioni antipremier, ecc... Vero, per carità, tutto vero, in Italia chiunque può liberamente scrivere quello che vuole, ma la libertà di stampa non è solo quella di poter scrivere quello che si vuole, ma anche quella di poterlo fare serenamente, senza condizionamenti, bastoni tra le ruote più o meno palesi e tentativi di intimidazioni mascherati da "provvedimenti".
E' logico che nessuno, come accade ad esempio in Birmania, va a chiudere fisicamente le redazioni dei giornali o censura le trasmissioni televisive, anche se la tentazione a volte può essere irrestitibile (vedi esempio Il Giornale di ieri).
Ma l'attentato alla libertà di stampa si può mettere in atto anche in maniera più "dolce" e quindi più subdola. Succede ad esempio quando si invitano le aziende a boicottare i giornali - non tutti, solo quelli che danno fastidio - non comprando spazi pubblicitari sui medesimi, quando si cerca di rendere la vita impossibile a trasmissioni sgradite ricorrendo a cavilli di ogni tipo, quando si presentano querele in massa verso giornali colpevoli solo di aver fatto domande - mica affermazioni: domande! - quando si mette mano a leggi, tipo il dl Alfano attualmente fermo in Parlamento, che contemplano il divieto per i gionalisti di pubblicare atti giudiziari anche se non più coperti da segreto.
Tutto questo a Minzolini evidentemente sfugge. Lui preferisce allinearsi al coro di quelli che sbrigativamente liquidano la questione dicendo che in Italia c'è libertà di parola e si può scrivere quello che si vuole, punto e basta.
Contento lui.
Aggiornamento 18,00.
Il cdr del tg1 ha diffuso un comunicato col quale, prendendo le distanze dal direttore Minzolini e dalle sue dichiarazioni sulla manifestazione tenuta a Roma per la libertà di stampa, ci tiene a far sapere che il tg1 esprime le idee di tutti, compresi quelli che hanno creduto che la manifestazione fosse una cosa giusta. Il comunicato, scrive Repubblica, verrà probabilmente letto questa sera durante l'edizione delle 20 del tg1. Testo qui.
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