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mercoledì 14 ottobre 2009

Fini coi pm

Penso che se Berlusconi potesse tornare indietro, probabilmente ci penserebbe due volte prima di prendere a bordo Fini. Eh sì, perché ormai non è necessario essere degli acuti analisti politici per capire che una delle grane più grosse del cavaliere non è la Consulta, o Napolitano, o magari Repubblica e l'Unità, ma Gianfranco Fini. Quello che, specie nell'ultimo periodo, non ha fatto mistero di vedere la maggior parte delle questioni politiche sul tappeto del centrodestra in maniera diametralmente opposta all'ala dei berluscones.

Penso alle sue (di Fini) posizioni sulla bioetica, sulle modalità di discussione e approvazione delle leggi (ricordate i suoi strali contro l'eccessivo ricorso ai decreti legge che mortifica e svilisce la funzione stessa del Parlamento?); penso alle sue recenti dichiarazioni in difesa dei magistrati di Palermo - Berlusconi li aveva attaccati pesantemente - che stanno riaprendo vecchie indagini sulle stragi mafiose del '92 e '93 dopo nuove rivelazioni. Poi c'è stata, appena pochi giorni fa, prima che scoppiasse la bomba Consulta, la rinuncia al lodo Alfano, un modo inequivocabile per fare capire a chi di dovere che con queste cose - e con chi le ha volute? - non vuole avere niente a che fare.

Oggi è arrivata l'ultima esternazione del presdiente della Camera: giù le mani dai pubblici ministeri! Voi sapete che dopo la bocciatura da parte della Consulta del lodo Alfano, è tornata prepotentemente in corsia preferenziale in Parlamento la riforma della giustizia, quella che in primavera era stata accantonata dopo i rilievi di Napolitano in merito ad alcuni aspetti di dubbia legittimità costituzionale del ddl. Adesso tutto il progetto è di nuovo in corsia; progetto che prevede al suo interno due vecchi sogni nel cassetto del cavaliere: intercettazioni e separazione delle carriere. Sulle prime non è necessario che scriva niente altro - è sufficiente che spulciate un po' negli archivi del blog -, sulle seconde la questione è un po' più complessa. Magari in futuro approfondirò l'argomento; per adesso è sufficiente sapere che si tratta sostanzialmente di un modo per limitare l'iniziativa dei pubblici ministeri nel processo penale, che adesso è totalmente autonoma, subordinandola in qualche modo all'influenza dell'esecutivo che governa - una buona spiegazione del tutto la trovate in questo articolo di Bruno Tinti.

Ecco, Fini, oggi, come dicevo prima, ha messo dei bei paletti a questa idea del cavaliere.

Un conto è la separazione delle carriere dei magistrati, un altro è che il pm sia sottoposto ad altri poteri se non a quello dell'ordine giudiziario.

E ancora:

Su un tema di cui si è discusso come l'ipotesi di carriere separate per i magistrati non ho cambiato opinione sul fatto che la Costituzione va rispettata quando parla di indipendenza assoluta di tutti i magistrati.

Ora, va detto che allo stato attuale è piuttosto improbabile che una legge sulla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante possa andare in porto con tranquillità. Si tratta infatti di una modifica alla Costituzione che prevede una maggioranza bipartisan in Parlamento - obbligatorio l'apporto dell'opposizione - che Berlusconi difficilmente otterrà. Se a questo si aggiunge l'altolà di Fini di oggi, capite bene che quello che prima era in forse diventa adesso molto improbabile.

Non risultano al momento dichiarazioni di Berlusconi in risposta all'ennesima stoccata di Fini. Probabilmente sarà necessario attendere l'ennesima "sbollitura".

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