Chissà, forse fra un po' di anni, quando - mi auguro - il berlusconismo sarà solo un brutto ricordo, e magari ogni tanto ci volteremo indietro ad analizzare a mente fredda questo ultimo ventennio, qualcuno riuscirà, anche se tardivamente, a farsi questa domanda.
Mi chiedo: com'è possibile che di certe cose si discuta? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che gli ebrei non potessero godere dei diritti più elementari; e che, periodicamente, fosse ritenuto giusto che essi perdessero il diritto alla vita? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che era giusto per conti, baroni e principi, avere il diritto di violentare le donne loro suddite quando queste si sposavano (si chiamava "jus primae noctis")? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che i "negri" fossero una razza inferiore? Com'è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state convinte che le donne non erano neppure esseri umani dacché non avevano l'anima; e che, in molti Paesi, fosse ritenuto giusto fino a pochi anni fa che esse non potessero votare? Oggi queste cose, e altre ancora, ci sembrano assurde e improponibile ogni discussione sul punto. Eppure filosofi, scienziati, giuristi, per non parlare dei tanti uomini comuni che hanno ucciso, soggiogato, violentato nel nome di queste convinzioni, hanno sostenuto queste assurdità, impegnando la loro forza, la loro intelligenza e, quando era il caso, la loro cultura e la loro scienza. Ed erano le stesse persone che educavano i loro figli nel rispetto dei principi religiosi; erano le stesse persone che facevano elemosine, assistevano i malati, svolgevano anche ad alto livello professioni impegnative.
Eppure. Oggi, nel nostro Paese, siamo arrivati a discutere seriamente della non applicabilità della legge penale al presidente del Consiglio, cioè a un cittadino cui è affidato un pubblico servizio, probabilmente il più importante che ci sia in un paese democratico. Siamo arrivati a teorizzare che è giusto che questo cittadino possa corrompere giudici, falsificare bilanci, commettere frodi fiscali, e che però non possa essere processato. Siamo arrivati a teorizzare che, anche se questo cittadino venisse sorpreso subito dopo aver ucciso la moglie, ancora con il coltello sanguinante in mano; oppure se 50 persone lo vedessero mentre prende a calci un cane, lasciandolo agonizzante sull'asfalto; ebbene sarebbe giusto non processarlo. Perché, si dice, egli è stato eletto dal popolo; e la volontà popolare deve essere rispettata prima di tutto, perfino prima della possibilità di irrogare le giuste sanzioni per crimini eventualmente commessi; perfino prima del principio di uguaglianza tra i cittadini che è il cardine degli ordinamenti democratici nei Paesi moderni. Ma potrebbe la volontà popolare portare un assassino al potere? E, se così avvenisse, sarebbe giusto che l'ordinamento giuridico non apprestasse rimedi per una simile assurdità? E mi accorgo che anche io sto cadendo nella trappola, che discuto e mi sforzo di portare argomenti per confutare l'indifendibile, per dimostrare un'assurdità che è evidente di per sé; un'assurdità che, tra qualche anno (ma quanti, accidenti, quanti?) tutti considereranno con stupore e indignazione, così come oggi si pensa con stupore ed indignazione alla ormai lontana sofferenza legalizzata di ebrei, "negri" e donne. Perché la domanda non è, non deve essere: "Questo Lodo Alfano è giusto o no?" La domanda deve essere: "Ma come siamo arrivati a tanto? Dove abbiamo sbagliato?"
Bruno Tinti via facebook.
speriamo veramente che non ci si metta tanto... :-(
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