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mercoledì 26 agosto 2009

Due parole sulla visita di Berlusconi in Libia

E così pare ormai cosa fatta: Berlusconi presenzierà, domenica prossima, alle celebrazioni in Libia per il 40° anniversario del colpo di stato ordito da Gheddafi che portò alla deposizione, nel 1969, di re Idris: di fatto l'inizio di una lunga dittatura che dura fino ad oggi. Nel corso di questo ultimo periodo sono accaduti parecchi fatti che hanno come epicentro la Libia, o che comunque sono attinenti, magari anche indirettamente, al paese governato da uno dei migliori amici, ovviamente dopo Putin, del nostro presidente del Consiglio.

Innanzitutto va detto che tra il nostro paese e lo stato nordafricano esistono da lunga data rapporti economici e commerciali di una certa rilevanza. L'Italia, almeno fino al 2008, risulta ad esempio essere il primo partner commerciale della Libia, con scambi valutati in qualcosa come 20 miliardi di euro (dati sempre riferiti all'anno 2008). Se a questo si aggiunge che lo stesso Gheddafi detiene quote rilevanti di azioni di parecchie società italiane quotate in borsa (Juventus, Eni, Unicredit e altre), si capisce come la visita in Libia di Berlusconi per il quarantennale di insediamento di Gheddafi sia quasi una scelta obbligata. ("impegno da rispettare", dice La Russa e "visita più che necessaria", dice Frattini).

Ma non è tutto così perfetto; ci sono parecchie cose che indicano che sotto un certo punto di vista non hanno tutti i torti quelli, specialmente dell'opposizione, che non ritengono opportuna la presenza di Berlusconi alla cerimonia. Innanzitutto c'è la questione Lockerbie; come forse ricorderete, solo pochi giorni fa il governo inglese ha concesso il rimpatrio, per motivi "umanitari", di al-Megrahi, il terrorista libico responsabile della strage di Lockerbie. Le immagini del terrorista omicida che viene accolto all'aereoporto di Tripoli con balli e canti di gioia hanno fatto il giro del mondo, e sinceramente, almeno da parte mia, non è stato un bello spettacolo - sarà interessante, poi, vedere come Berlusconi si giustificherà con Obama, che ovviamente non ha preso bene per niente la liberazione del libico.

E poi c'è la questione, tutt'altro che da sottovalutare, di quella che finora si è rivelata una delle più grosse prese in giro della Libia nei nostri confronti: la gestione del fenomeno clandestini. Come sapete, uno dei punti forti della campagna elettorale dell'attuale governo è stato l'impegno a combattere, anche attraverso accordi bilaterali, il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Per fare questo, sono stati presi diversi accordi con la Libia affinché si impegnasse a contrastare quanto più possibile il fenomeno controllando le sue stesse coste. Ricordate, a marzo di quest'anno, il famoso incontro in tenda in cui Berlusconi si impegnò a versare alla Libia 5 miliardi di euro nei prossimi 20 anni a titolo di risarcimento per danni di guerra, ricevendo in cambio, tra le altre cose, l'impegno di Gheddafi a contrastare le partenze dei clandestini dalle coste libiche? Lettera morta. Berlusconi e Gheddafi continuano a essere grandi amici, il signorino viene qua in visita ufficiale (e tenda beduina al seguito) accolto con tutti gli onori nonostante le pagliacciate, ma le belle parole sono rimaste belle parole e i clandestini, esattamente come hanno sempre fatto, continuano a partire da lì e ad arrivare qua (l'ultimo gommone è arrivato ieri).

E il bello è che il governo, per bocca dei suoi vari portavoce, continua a dare la colpa di tutto alla scarsa collaborazione dell'Europa, ai criminali che organizzano i viaggi, a Malta. Insomma, la responsabilità pare essere di tutti tranne di chi ci ha messo la faccia e si è impegnato in questi accordi bilaterali (anche con la cessione di motovedette italiane alla Libia utilizzate paradossalmente dai libici per sequestrare i pescherecci italiani in acque internazionali): e cioè il governo italiano. Berlusconi, in barba a tutto questo - in fondo gli affari sono affari -, ha detto che non solo andrà volentieri alla festa di Gheddafi, ma ci porterà pure le frecce tricolori.

"Sono tanti i paesi che ogni anno ci chiedono i nostri piloti acrobatici, perché avremmo dovuto dire di no proprio a Tripoli?"

Dico, scherziamo?

3 commenti:

  1. Questo articolo è stato segnalato anche su: ImpresaOggi Net Blog

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  2. nerdizzimo26/08/09, 20:44

    una volta gheddafi era il primo dei nemici e ora si festeggia il suo insediamento...
    qui c'è un articolo che commenta in maniera interessante la prossima visita di berlusconi a tripoli
    http://www.loccidentale.it/articolo/berlusconi+in+libia+pu%C3%B2+salvare+capra+e+cavoli.0077078
    chissà come se la caverà in questa situazione, sicuramente sfodererà qualcuna delle sue imbarazzanti battute... staremo a vedere

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  3. Vedremo. Per ora, come era del resto prevedibile, in America non sembrano fare salti di gioia per l'avvenimento.

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