Tecnicamente, la differenza tra la tv analogica tradizionale, che conosciamo già, e il digitale terrestre sta tutta nel fatto che, come del resto dice anche il nome, con la nuova tecnologia il segnale televisivo passa da analogico a digitale. Praticamente la novità è tutta qua. Sono semmai le implicazioni che questo passaggio comporta che potrebbero creare qualche problema nel prossimo futuro, in particolar modo nella delicata fase che vedrà la migrazione (progressiva) da una tecnologia all'altra, fino alla conversione completa su tutto il territorio nazionale prevista per il 2012.
Prevista, è bene precisarlo, perché in realtà il passaggio completo al digitale terrestre era stato già programmato entro il 31/12/2006 e poi rinviato per il fatto che gli italiani proprio non volevano saperne di acquistare il decoder. Scriveva a dicembre 2005 il Corriere:
Senza grandi clamori, è lo stesso governo che si appresta a sancire lo slittamento di due anni della data prevista per lo switch off, come viene definito lo «spegnimento» dell’attuale segnale televisivo analogico (quello che oggi si vede nelle case di tutti gli italiani) per lasciare il posto esclusivamente al digitale. Domani, infatti, il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare all’interno del decreto cosiddetto «milleproroghe» anche l’articolo 28 sulla «conversione in tecnica digitale del sistema televisivo su frequenze terrestri». Poche parole in perfetto burocratese, ma dal significato chiarissimo: «all’articolo 2-bis, comma 5 del decreto legge 23 gennaio 2001, numero 5, convertito con modificazioni dalla legge 20 marzo 2001 numero 66, le parole "entro l’anno 2006" sono sostituite dalle seguenti "entro l’anno 2008"». Un rinvio per certi aspetti atteso: nessuno credeva più che gli oltre 20 milioni di famiglie italiane potessero correre in massa ad acquistare entro la fine dell’anno prossimo i decoder necessari per ricevere la «nuova» tv. Ma la scelta di rinviare la scadenza sembra oggi prefigurare il fallimento dell’intera strategia, finanziata dallo Stato con tre anni di contributi pubblici per l’acquisto dei decoder. A minacciare il futuro del digitale terrestre sono innanzitutto le nuove tecnologie con le quali è ormai possibile vedere i programmi tv. Innanzitutto internet, come testimonia l’esperienza di FastWeb o i recenti accordi grazie ai quali Telecom Italia sta cominciando a offrire contenuti video in adsl. Senza contare il satellite o, addirittura, i telefoni cellulari di nuova generazione.
Ora ci risiamo e sembra che questa sia la volta buona. Ma la domanda che molti potrebbero porsi (inizialmente anch'io) è: a cosa serve questo benedetto digitale terrestre? Beh, in teoria i miglioramenti che il nuovo sistema potrebbe portare sono parecchi, e alcuni sono elencati nella pagina delle FAQ del sito internet di riferimento.
Per gli utenti i principali benefici derivanti dall’introduzione della DTT sono: · un maggior numero di programmi disponibili (almeno il quintuplo di quelli attuali); · una migliore qualità immagine/audio: la trasmissione digitale rispetto a quella analogica è particolarmente robusta ai disturbi quali echi, interferenze, ecc.; · possibilità di partecipazione attiva e immediata ai programmi televisivi (espressione di preferenze, selezione di prodotti, ecc.) con semplici azioni sul telecomando, invece che con l’effettuazione di telefonate o l’invio di SMS; · la possibilità di usare il mezzo televisivo per l’utilizzo di servizi di informazione e di pubblica utilità ora accessibili solo con mezzi più complessi (ad esempio, reti aziendali oppure PC domestico collegato a Internet); · un minore inquinamento elettromagnetico: la DTT richiede potenze di trasmissione inferiori rispetto a quella analogica.
A leggerlo così sembra bello; peccato che, almeno per il momento, nell'unica regione in cui è già avvenuto il famoso switch off, e cioè la Sardegna, la situazione non sia proprio così idilliaca come viene descritta qui sopra. Scriveva sempre il Corriere in questo articolo, pubblicato a gennaio, a firma Aldo Grasso:
Un dubbio, un forte dubbio, sta serpeggiando fra gli operatori del settore: a Mediaset qualcuno non ci dorme la notte; in Rai dicono che non è colpa loro, che se non ci fosse stata di mezzo l'imposizione dell'Unione europea…; al ministero rassicurano, non potendo fare altro. Il dubbio nasce dal fatto che, dopo infiniti rimandi, il digitale terrestre incontra più difficoltà del previsto e che, alla fine, rischia di rivelarsi per quello che è: una tecnologia obsoleta, costosa, limitata. Quello che l'ex ministro Gasparri presentava come il Paradiso terrestre delle comunicazioni pare ogni giorno di più un inferno. La messa in opera del Dtt è in sofferenza, come testimonia la Sardegna, dopo lo switch off di ottobre, lo spegnimento della tradizionale tv analogica e il passaggio coatto alla nuova tecnologia. In molte zone ci sono seri problemi di ricezione: non si vede ancora il nuovo ma non si vede più neanche il vecchio. Della nuova situazione ha approfittato Sky, aumentando il normale trend dei propri abbonamenti sull'isola. Che il passaggio da una tecnologia di vecchio tipo a una nuova comportasse una serie di problemi lo si sapeva, succede in tutti i campi. C'è molta confusione sui decoder (quelli comprati a minor prezzo non danno garanzie di affidabilità, alcuni non hanno nemmeno gli standard europei e quindi non riescono a captare le frequenze Vhf, su cui trasmette la Rai), la sintonizzazione dei canali non è impresa facile, molte antenne vanno sostituite o ripuntate e comunque liberate dei vecchi filtri. Nei centri urbani i risultati cominciano a dare i loro frutti e dove prima si vedevano 20 o 25 canali adesso se ne possono vedere 80, con una migliore qualità dell'immagine. Ma i veri problemi di fondo sono altri, due in particolare. La tecnologia del Dtt è una tecnologia pesante, ha bisogno di molti trasmettitori, più potenti e più capaci dei mille e mille vecchi tralicci con cui, in cinquant'anni di storia, la Rai è riuscita a «illuminare» l'intero Paese.
Insomma, pare che alla fine il digitale terrestre non sia proprio tutto rose e fiori. E l'esperimento della Sardegna ha evidenziato da una parte gli innegabili pregi del sistema (nelle zone dove c'è copertura e funziona): maggiore scelta, più canali, più interazione, ma dall'altra gli altrettanto innegabili problemi dove questa copertura è ridotta o manca del tutto.
Secondo il calendario del governo (la tabella integrale la trovate qui), entro maggio lo switch off interesserà alcune zone del Piemonte e in particolare le province di Torino e di Cuneo. Bene, al momento in cui scrivo la provincia di Cuneo pare ben lungi dall'essere coperta, e da qui a fine maggio c'è poco più di un mese e mezzo. Potete verificarlo da voi andando sull'apposita pagina del sito che linkavo prima. L'immagine qui sotto, ad esempio, si riferisce al comune di Alba.
(fonte immagine: dgtvi.it)
Come vedete, al momento attuale la copertura del territorio arriva al massimo a una percentuale del 50%. Ciò significa che, se non interverranno novità, l'altro 50% si troverà presumibilmente senza digitale terrestre e senza tv analogica. Ho preso come esempio un comune a caso, ma ognuno può fare le prove riferite a quello in cui risiede utilizzando questa pagina.
Insomma, il digitale terrestre sarà anche un cambiamento epocale, come dicono molti, ma la strada per arrivarci pare ancora piuttosto impervia e piena di incognite.
io sto nel Lazio e qui è un disastro. la metà del territorio, o forse più, è scoperta. Ci sono dozzine di paesi e frazioni dove non arriva alcun canale, e altri che hanno il digitale per 2 o 3 canali. La data fatidica del 16 giugno si avvicina e sarà critica. Fortunatamente sto in un capoluogo di provincia e la copertura è totale da diversi anni. Ho dei parenti che già ne usufruiscono da 2 anni.
RispondiEliminaIn Emilia Romagna il passaggio è previsto tra un annetto abbondante, quindi ancora un po' di tempo c'è. In ogni caso, attualmente, nel mio comune la copertura si attesta su un bel 0%.
RispondiEliminaSe devo essere sincero della cosa non è che mi freghi più di tanto, visto che già adesso la guardo comunque poco e quelle poche trasmissioni che a volte seguo, tipo annozero o report, si vedono già via internet senza neanche bisogno della tv.
Il problema, se la cosa non si risolve per tempo, sarà spiegare alle mie figlie che non potranno più vedere i Cesaroni.
:-)
> l'altro 50% si troverà presumibilmente senza digitale terrestre e senza tv analogica
RispondiEliminaBeh, allora non tutto il male vien per nuocere... ;)
Ciao!
quoto BigFab.
RispondiEliminaNon ho il digitale e non lo voglio.
Quando ci sarà il cambio,finalmente non pagherò più il canone,perchè i miei tv non saranno in grado di ricevere segnali.
Maurizio
San Leo