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martedì 24 marzo 2009

Lavoriamo di più

Sarà stata probabilmente l'emozione o la scarica adrenalinica che si prova (ma si prova davvero poi?) a stare nella cabina di pilotaggio di un treno che viaggia a 300 Km/h e va da Roma a Milano in tre ore - per la gioia, immagino, della nuova Alitalia -, fatto sta che anche oggi il premier ci ha deliziato con una delle sue leggendarie esternazioni. Esternazioni alla cui demenzialità siamo ormai talmente abituati che non ci facciamo neanche più caso.

Mi riferisco al fatto che, secondo lui, tra i tanti modi che hanno gli italiani per fronteggiare la crisi c'è anche quello di lavorare di più. Quale recondito e insondabile significato si naconda dietro queste parole è un mistero. Probabilmente il riferimento va a quelli che ancora un lavoro ce l'hanno, perché quelli che negli ultimi due mesi sono andati a ingrossare il numero dei cassintegrati in Italia non penso vogliano lavorare di più, ma magari solo lavorare.

Messa così, poi, la frase potrebbe anche essere intesa nel senso che c'è la crisi perché gli italiani lavorano poco, ma questa è un'interpretazione mia, non fateci caso.

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