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martedì 10 marzo 2009

Integralismi cattolici

Prendetela come impressione personale, ma a me pare che la chiesa - e non certamente da adesso - si stia sempre più arroccando su posizioni e atteggiamenti che definire integralisti potrebbe quasi sembrare eufemistico. E' infatti difficile interpretare in maniera diversa le dichiarazioni e le prese di posizione espresse ultimamente dagli alti vertici delle gerarchie ecclesiastiche in varie parti del mondo.

Penso ad esempio all'atteggiamento tenuto dalla chiesa nella fase terminale della vicenda di Eluana; una situazione in cui il Vaticano non si è limitato a dire la sua, come sarebbe stato logico e sacrosanto, ma si è inoltrato in una sorta di campagna mediatica asfissiante e arrogante, culminata con le dichiarazioni aberranti del cardinale Barragan (contro cui Beppino Englaro ha annunciato giustamente querela).

Oppure penso al recente episodio accaduto in Brasile, dove un arcivescovo ha inflitto la scomunica ai medici responsabili di aver fatto abortire una bimba di 9 anni - aborto tra l'altro praticato rispettando quanto prevede la legge brasiliana in materia - rimasta incinta dopo essere stata stuprata dal patrigno (la scomunica se l'è beccata anche la madre). Un provvedimento che ha suscitato le reazioni del ministro della salute brasiliano e dello stesso presidente Lula, e motivato dall'arcivescovo - evidentemente affetto da una grave forma di fanatismo religioso - con queste parole:

"...la legge di Dio è al di sopra della legge umana. Quando una norma promulgata da legislatori umani va contro la legge di Dio perde qualsiasi valore."

Senza ulteriori commenti (direi che non ce n'è bisogno), vale la pena segnalare l'ultimo episodio in ordine di tempo, e cioè la levata di scudi dei vescovi americani contro la legge, appena firmata da Obama, che ripristina i fondi tolti da Bush in favore della ricerca medica sulle cellule staminali. Ricerca sulle staminali che vescovi e Vaticano - d'altra parte si sapeva già - hanno definito immorale, così come una "sconfitta" l'approvazione di questa legge.

Cosa hanno in comune questi tre episodi che vi ho citato? Semplicemente l'assurda e per certi versi patetica convinzione che la legge di Dio debba prevalere su quella degli uomini (l'arcivescovo brasiliano non poteva essere più chiaro), assunto che cozza in maniera plateale non solo con qualsiasi forma di buon senso e raziocinio, ma anche col fatto (probabilmente al vescovo sfugge) che ci sono persone, e sono tante, a cui della legge di Dio non frega assolutamente niente.

Penso comunque che l'elezione di Obama abbia da questo punto di vista rappresentato un grosso vantaggio per gli americani. L'approvazione di questa legge, infatti, ha dimostrato che per Obama il bene e l'interesse del popolo americano vengono prima anche degli starnazzamenti patetici dei vescovi e della chiesa (quando accadrà anche qui da noi?), e questo episodio in particolare ha dimostrato altresì che la visione religiosa del neoeletto presidente è molto più ampia e più aperta della sordità e dell'intransigenza ipocrita di certe sfere ecclesiali.

"...da persona di fede, credo che siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri e a lavorare per alleviare la sofferenza umana." (fonte)

Non penso che questa di chiarazione di Obama dia adito a fraintendimenti: ricercare liberamente sulle cellule staminali è una conseguenza dell'essere religioso e non un impedimento, in quanto un cristiano (anzi, soprattutto un cristiano) ha il dovere di tentare di alleviare le sofferenze altrui. Una visione della religione - mi pare - totalmente opposta a quella di Ratzinger & c., sempre pronti a dire no a qualsiasi ricerca e cura salvo poi costringerti a vegetare in un letto per 17 anni.

L'aspetto quasi paradossale di tutto questo, è che la chiesa, nel suo incessante e ostinato cammino sulla strada di questo forsennato e irrazionale integralismo religioso, non fa altro che darsi la zappa sui piedi da sola. Il Washington Post ha ad esempio pubblicato ieri i risultati di un sondaggio, condotto negli Stati Uniti, da cui risulta che dal 1990 ad oggi la percentuale di americani che si riconoscono nella chiesa cattolica è scesa dal 86% al 76.

The survey of more than 54,000 people conducted between February and November of last year showed that the percentage of Americans identifying as Christians has dropped to 76 percent of the population, down from 86 percent in 1990.

Le interpretazioni che si possono dare sono ovviamente più di una, ma, così, su due piedi, mi verrebbe da pensare che probabilmente molti fedeli sono permeati da una sensibilità e una umanità che scavalcano la presunta superiorità delle regole e delle leggi sbandierate a mo' di dogma dalla chiesa stessa.

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