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venerdì 27 marzo 2009

I processi sono lenti? Ci pensa il governo a velocizzarli

Ieri il Consiglio d'Europa ha richiamato ufficialmente l'Italia sull'annoso problema della lentezza dei processi, piaga nostrana per la quale siamo tristemente famosi nel mondo (siamo al 156° posto sui 181 paesi presi in esame). Problema che ovviamente si è preso a cuore il solerte ministro della Giustizia Angelino Alfano, quello del tristemente noto "lodo" omonimo, nella sua relazione del gennaio scorso sullo stato della giustizia nel nostro paese.

Bene. Uno si aspetterebbe che a tante parole forti e indignate seguano provvedimenti legislativi urgenti e determinati per cercare di migliorare il migliorabile. E infatti uno è già arrivato, solo che la gran parte dei giornali si è misteriosamente dimenticata di segnalarlo. Ci pensa fortunatamente un magistrato a farlo, scrivendo a metà febbraio un articolo su uno dei pochi strumenti a disposizione, e cioè il suo blog (articolo ripreso poi da La Stampa).

Nell'articolo si parla di un disegno di legge che nelle intenzioni del legislatore avrebbe proprio lo scopo di migliorare questa situazione. Il problema è che per come sono impostati alcuni suoi articoli pare invece andare proprio nella direzione opposta. Cerco di spiegare brevemente di cosa si tratta senza scendere troppo in tecnicismi (ai quali sono per la verità poco avvezzo pure io).

Brevemente, c'è un articolo del codice penale, il 238 bis, attualmente in vigore, che prevede che le sentenze emesse in un processo e divenute irrevocabili (significa che non si può più fare appello né ricorso per Cassazione) possono essere acquisite in un altro processo e costituire elemento di prova, purché confermate da altri riscontri. Significa, semplificando brutalmente, che una sentenza definitiva può essere usata come prova in un altro processo. Cosa succede con la proposta di legge in esame? (il neretto è mio)

Guarda caso, l’articolo 4 della riforma destinata a risolvere il problema della lentezza dei processi dice: l’articolo 238 bis è sostituito; nei procedimenti relativi ai delitti di cui agli articoli 51, commi 3-bis e 3-quater, e 407, comma 2, lett. a), le sentenze divenute irrevocabili possono essere acquisite ai fini della prova del fatto in esse accertato.

Dietro a tutti questi numeri e articoli, si cela semplicemente il fatto che qualora il provvedimento diventasse legge, quanto previsto dal famoso 238 bis si applicherebbe solo ai processi di mafia e terrorismo, escludendo di fatto la stragrande maggioranza dei reati comuni che sono proprio quelli che ingolfano tutto il sistema, tra i quali - guarda a caso - la corruzione. Un provvedimento che sembra fatto apposta per il caso Mills, ad esempio. Come sapete, David Mills, l'avvocato referente finanziario della Fininvest in Inghilterra, è stato recentemente condannato in primo grado a quattro anni e mezzo di galera per avere ricevuto soldi per testimoniare il falso in due processi (All Iberian e tangenti alla Guardia di Finanza) in cui è imputato il premier.

Premier la cui posizione è stata stralciata per via del famoso lodo Alfano di cui parlavo prima. Nel (molto improbabile) caso che al termine del suo mandato il premier torni in aula per il prosieguo del processo, tramite l'articolo 238 bis la sentenza già emessa avrebbe effetto di prova a suo carico. Con la modifica prevista nel disegno di legge - quello per accelerare la giustizia - tale sentenza non varrebbe più come prova e il processo dovrebbe ricominciare da capo (testimoni, interrogatori, rogatorie internazionali, ecc...). Conseguenza? Allungamento all'infinito del processo e sicura prescrizione. Insomma un programmino che sembra studiato apposta per il nostro pimpante premier.

Quando e se Mills sarà condannato [l'articolo è antecedente alla sentenza Mills, nda], e quando e se la Corte Costituzionale avrà bocciato il Lodo Alfano, la sentenza che ha condannato Mills non potrà essere utilizzata nel processo a carico di Berlusconi: si dovrà ricominciare tutto daccapo. Che non sarebbe grave: se vi erano elementi per condannare Mills, gli stessi elementi potranno far condannare Berlusconi. Ma, tempo di rifare tutto il processo (qui la riforma ha studiato parecchie cosucce che lo rallentano), sarà arrivata santa prescrizione.

Naturalmente questa bella trovata è una legge dello Stato; e, come tale, vale per tutti, non solo per il suo primo beneficiario. Sicché possiamo porci la solita domanda: in che modo questa parte di riforma (le altre parti sono anche peggio) potrà eliminare il grande cruccio di Alfano, «la lentezza della giustizia»?

Ovviamente questa domanda la giro a chi vuole rispondere.

3 commenti:

  1. le solite voci portate avanti dai governi sovietici europei.
    bisogna tenere alta la guardia contro lo stalinismo

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  2. Va bene, terremo gli occhi aperti per non farci trovare impreparati contro questi rigurgiti neostalinisti.

    :-)

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  3. imparato molto

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