L'altro ieri, il premier, Silvio Berlusconi, ha espresso il suo stupore dopo aver saputo della concessione degli arresti domiciliari a due dei romeni implicati nella vicenda di Guidonia, accusati di favoreggiamento nei confronti degli altri quattro appartenenti alla banda di stupratori. Ecco il suo commento: "i giudici applicassero le leggi e che tutti i cittadini sentissero che la pena è una certezza e non qualcosa che può in certi casi essere obliterata".
Ora, prima che pensiate che io voglia in qualche modo schierarmi a difesa o meno della decisione del giudice che ha concesso i domiciliari ai due, vorrei far presente che non sono un avvocato, non ho particolari competenze in materia di giustizia penale e quindi dico quello che penso basandomi su quello che trovo in rete.
In base a questo vorrei far notare che i responsabili materiali dello stupro - almeno stando a quanto riporta la stampa - sono tuttora in carcere. Ai domiciliari sono finiti solamente i due accusati di favoreggiamento. E il giudice ha disposto questo basandosi proprio su quanto prescrive la legge e la discrezionalità che questa gli attribuisce, in questo caso non ravvisando cioè, per i due, gli estremi per la loro detenzione cautelare in carcere. Altro punto che vorrei far notare, è che gli arresti domiciliari sono a tutti gli effetti una forma di restrizione della libertà personale, in quanto chi è sottoposto a questa misura ha l'obbligo di starsene in casa senza poter uscire per nessun motivo, pena la revoca della misura stessa.
Questa puntualizzazione mi sembra quanto mai necessaria, perché la stampa tutta, nel suo incessante perseguimento dell'obiettivo di continuare a fornire notizie tendenziose e fuorvianti, sembra dipingere gli arresti domiciliari come una sorte di premio, come se i due fossero definitivamente liberi e fuori da questa storiaccia. Quindi, nonostante quello che dice Berlusconi, il giudice ha applicato la legge. Che poi la legge non piaccia a lui è un altro discorso, ma di questo non può certo farne una colpa al giudice.
Altro punto che vorrei far notare, è che tutti i responsabili della banda andranno a processo per quello che hanno combinato, e ognuno risponderà di quello che ha fatto in base alla gravità e al suo grado di implicazione nella vicenda. Il fatto che alcuni scontino la custodia cautelare in carcere e altri agli arresti domiciliari non ha nessuna implicazione e non influisce in nessun modo sulle modalità di svolgimento - nonché sull'esito - del procedimento. Insomma, il processo si svolgerà indipendentemente dal tipo di misura restrittiva adottata nelle fasi iniziali dell'indagine.
Anche questa precisazione mi sembra oltremodo necessaria, perché anche in questo caso si sono letti titoli a piena pagina (tipo questo) in stile "Già liberi i romeni responsabili dello stupro" e simili, che inducono il lettore distratto e poco attento a farsi l'idea che per la banda la storia sia già acqua passata. Non si vede quindi cosa c'entri ancora la famosa certezza della pena invocata da Berlusconi. Di questa, eventualmente, si potrà parlare solo a processo terminato, quando si andrà a verificare che la condanna inflitta ai responsabili sia effettivamente scontata per intero (e sappiamo già che non sarà così), senza i famosi benefici tipo permessi premio, sconti, buona condotta e via dicendo.
Quindi, alla luce di tutto ciò, si nota facilmente come il premier sia riuscito a infilare (volontariamente?) due castronerie una dietro l'altra. Primo perché il giudice ha applicato la legge, e secondo perché la certezza della pena c'entra con le misure restrittive come i cavoli a colazione. E usare questi mezzi per cavalcare l'onda dello sdegno che giustamente suscitano fatti come questo, non mi pare faccia molto onore, specialmente a chi ha in mano la responsabilità di guidare un governo e come tale dovrebbe avere l'accortezza di misurare ogni singola frase che dice.
Se il premier intende indignarsi veramente, invece di puntare il dito contro un giudice che non ha fatto altro che applicare la legge, se la prenda magari con chi in questi anni non ha fatto altro che partorire provvedimenti che di fatto hanno reso il nostro paese una sorta di bengodi per i criminali (vedi ad esempio indulto e depenalizzazioni varie). E magari, già che c'è, visto che si parla di depenalizzazioni, provi a vedere quale è stato uno degli strumenti fondamentali che ha consentito la cattura dei 6 delinquenti, e magari pensi se dopo la grande riforma che ha in mente lui questa cosa sarà ancora possibile.
dispone di una maggioranza, se vuole cambi la legge e la renda più severa, diminuendo gli sconti di pena e i benefici per certi reati
RispondiEliminaovviamente non lo farà lui cambia solo le leggi che possono dare fastidio a lui e ai suoi amici
lodo alfano, riduzione dei termini di prescrizione, rogatorie internazionali eccetera
e poi uno che chiede che venga applicata la legge e la certezza della pena ma solo agli altri e non a lui o a Previti francamente la dice lunga
lui è un garantista a corrente alternata
La cosa che fa ridere (ridere per non piangere, ovviamente) è che questo signore chiede la certezza della pena proprio nel momento in cui la sua maggioranza si appresta a varare una riforma della giustizia che va nell'esatta direzione contraria.
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