Qualcosa si è rotto. Anzi, a dir la verità, pare che qualcuno si sia rotto all'interno dell'attuale squadra di governo, e anche fuori. Quelli tra l'opinione pubblica che si sono sempre lamentati riguardo a un'opposizione finora sostanzialmente inconsistente (per non dire accondiscendente) nei confronti dell'attuale esecutivo, dall'inizio dell'anno si sono improvvisamente accorti che non è così: l'opposizione c'è, eccome! Solo che non si trova nella parte opposta dell'emiciclo parlamentare, ma si nasconde all'interno della squadra stessa di governo.
Da questo punto di vista il 2009 non è che sia iniziato sotto i migliori auspici per il premier (foto), ma, al contrario, con qualche grattacapo di non poco conto. Grattacapo accuratamente nascosto sotto la sua proverbiale capacità di minimizzare sempre tutto. Certo, nonostante il tg4, c'è una crisi economica in atto piuttosto grave, e non è una novità che situazioni critiche di questo tipo tendano a mettere a dura prova anche la tenuta delle migliori e più solide coalizioni di governo.
Alcuni avvenimenti politici di questo ultimo periodo hanno poi, evidentemente, dato una buona mano alla crisi economica nel far affiorare qualche crepa nell'apparentemente indistruttibile coesione politica della maggioranza.
In primo luogo, ricorderete, la questione Alitalia, che ha provocato più di un mal di pancia tra i più fedeli alleati del premier. Penso ad esempio alla compagine leghista, che assieme alla Moratti non ha ovviamente visto di buon occhio la scelta di Air France, con relativa penalizzazione di Malpensa, come partner di Alitalia. Il tutto appena appena mitigato da qualche fumosa promessa circa la liberalizzazione delle rotte per lo scalo lombardo. A questo si aggiunge - è notizia di ieri - l'ulteriore smacco per i leghisti (vendicatisi facendo fare uno scivolone al governo), derivato dal fatto che il famoso decreto anticrisi conteneva un emendamento che consentiva al solo comune di Roma di poter sforare il cosiddetto patto di stabilità. In pratica Roma, a differenza dei più (a loro dire) "virtuosi" grandi comuni del nord, poteva spendere e spandere a suo piacimento senza grossi vincoli. Un rospo, capite anche voi, piuttosto difficile da ingoiare e che si aggiunge ai già molti ingoiati in nome del (sempre sulla carta) federalismo di cui non si vede ancora l'ombra.
Altra tegola piovuta sul capo del premier è rappresentata dal fido Fini - che a tutto è disposto meno che a farsi prendere per i fondelli da Elio Vito -, il quale ha l'altro ieri strigliato il governo (Berlusconi non l'ha presa molto bene) per il sistematico ricorso al voto di fiducia rispetto al tradizionale (e più lungo) iter parlamentare, normale sede di discussione e approvazione delle leggi. Strigliata all'esecutivo a cui poi è seguita la salita al Quirinale per lamentarsi con Napolitano (cosa che ha provocato un travaso di bile nel premier). E' interessante notare che il continuo ricorso alla fiducia, secondo molti indica un timore che vengano alla luce tensioni e dissapori facilmente concretizzabili con la presentazione di un eccessivo numero di emendamenti. Il gelo tra i due, comunque, nonostante il "chapeau!" di Berlusconi pare ben lungi dall'essersi sciolto, ed è riassunto magnificamente nelle parole del mitico La Russa, secondo cui se va avanti di questo passo, il Pdl rischia di fare la fine del Pd.
Per chiudere in bellezza è arrivata anche la CEI, la quale, tanto per cambiare, ha messo il becco nella controversa questione della tassa aggiuntiva sul passaporto agli immigrati, provocando un altro travaso di bile questa volta a Maroni, il quale ha in sostanza mandato al diavolo quelli della CEI mascherandolo dietro un laconico "Non ci tocca". Questo più o meno il quadro della situazione mentre scrivo, ma altre grane di non poco conto si profilano all'orizzonte. L'irrequieto Bossi, ad esempio, ha già messo l'ennesimo paletto alla tanto agognata - da parte del premier - riforma della giustiza, riforma oggetto (secondo lui) di larghe condivisioni, ma che secondo il leader leghista non sono invece così larghe. Insomma anche qui ne vedremo delle belle.
E il bello è che davanti a tutto questo c'è ancora qualcuno che pensa che questo esecutivo non abbia una valida opposizione.
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