Sono capitato ieri per caso su italiafilm.net (qui a fianco una schermata dell'home page), un blog tramite il quale è possibile vedere in streaming, gratuitamente, film in lingua italiana. Il database dei titoli disponibili è piuttosto ampio ed è molto facile trovare anche pellicole attualmente ancora in programmazione nei cinema.
Girovagando qua e là in rete mi sono accorto, con una certa sorpresa, che siti tipo questo sono tutt'altro che rari. Basta fare una veloce googlata con le parole chiave film streaming per accorgersene. Il sito in realtà non ospita alcunché, nel senso che i files video non sono fisicamente presenti sui suoi server, ma si limita a fornire dei link in questo caso diretti a megavideo.com. Da una veloce ricerca whois risulta comunque che entrambi i siti - sia italiafilm.net che megavideo.com - sono hostati su server statunitensi.
I films (in .swf) sono visibili in qualità degradata direttamente tramite il browser, senza che sia necessario installare programmi di terze parti (eccetto ovviamente il plugin Adobe Flash Player o similari).
Questo per quanto riguarda la parte tecnica. Ma la domanda è: è legale tutto ciò? Apparentemente sì, in quanto non c'è possibilità di scaricare i films ma solo di vederli, venendo così a mancare il requisito fondamentale perché si verifichi l'illecito, e cioè la condivisione (almeno stando a quanto stabilisce il Decreto Urbani). In pratica il principio che regola il tutto è perfettamente identico a quanto avviene in campo musicale con siti tipo lastfm o lo stesso muxtape (sul quale ho anch'io un mio account), i quali non sono nient'altro che socialnetwork "musicali" tramite i quali è possibile ascoltare la propria musica preferita in streaming, creare playlist personalizzate e segnalarle ad altri utenti.
Tutto bene quindi, o almeno così parrebbe. Ma c'è sempre un ma. In questo caso sotto forma di una sentenza della Cassazione risalente al 2006 - che all'epoca fece molto discutere - grazie alla quale due milanesi hanno passato dei guai per aver pubblicato sui rispettivi siti internet i link con cui era possibile accedere alla visione in streaming di partite di calcio i cui diritti erano di proprietà esclusiva di Sky. Riporto qui sotto uno stralcio della sentenza, così come pubblicata da Repubblica:
"...è innegabile - si legge nella sentenza 33945 - che gli attuali indagati hanno agevolato attraverso un sistema di guida online la connessione e facilitato la sincronizzazione con l'evento sportivo: senza l'attività degli indagati, non ci sarebbe stata, o si sarebbe verificata in misura minore, la diffusione delle opere tutelate. I giudici di piazza Cavour, spiegano che le informazioni sul link e sulle modalità per la visione delle partite in Italia, "per raggiungere il loro obiettivo, devono essere inoltrate agli utenti in epoca antecedente alla immissione delle trasmissioni in via telematica; tale rilievo, se puntuale in fatto, comporta come conseguenza che, in base alle generali norme sul concorso nel reato, gli indagati, pur non avendo compiuto l'azione tipica, hanno posto in essere una condotta consapevole avente efficienza causale sulla lesione del bene tutelato".
Insomma, sulla pubblicazione dei link a materiale protetto da copyright (dalle partite di calcio ai film il passo è breve) la Cassazione sembra avere le idee piuttosto chiare, come spiegato molto bene anche da questo articolo di PI dell'epoca. Quindi va bene i server all'estero, va bene il fatto che all'atto pratico non ci sia condivisione, ma evidentemente non basta.
Grazie, hai fatto un po' di chiarezza su un fenomeno che sta prendendo sempre più piede. Saluti.
RispondiEliminaa me personalmente sembra la solita sentenza figlia di mazzette (o dell'ignoranza della legislazione italiana su comme funzona Internet): nn mi pare che ci sia stato reato da parte degli internauti (sono andato a vedere un video), per cui nn capisco come ci possa essere "favoreggiamento"
RispondiEliminaè come se io vado in America e lì vedo un film che in Italia ancora non è uscito: per caso l'Alitalia (o chi per lei) è colpevole di aver causato mancati introiti ai nostri cinema?
> nn mi pare che ci sia stato reato da parte degli internauti (sono andato a vedere un video)
RispondiEliminaInfatti la Cassazione non se l'è presa (ancora) con gli internauti, ma con i due gestori dei siti che contenevano link verso materiale protetto da copyright.
> per cui nn capisco come ci possa essere "favoreggiamento"
La Cassazione ritiene che inserire su un sito link a materiale protetto da copyright contribuisca alla diffusione illegale dello stesso.
Tecnicamente penso che la sentenza non faccia una piega, nel senso che è effettivamente plausibile che vedere in streaming via internet - così come scaricare film e musica dai circuiti p2p - contravvenga alla legislazione vigente in materia di copyright e protezione della proprietà intellettuale.
A mio avviso è la legge che andrebbe cambiata e adeguata. Trovo che il decreto Urbani e compagnia bella sia quanto di più anacronistico ci sia in un mondo che si sta avviando sempre di più verso una digitalizzazione di massa. La globalità di internet e la facilità e velocità con cui viaggiano oggi le informazioni e i dati in rete non possono essere regolati con leggi di questo tipo.
infatti hanno eliminato il sito sopra linkato...
RispondiEliminaNo, c'è ancora; adesso è qui (finché dura). :-)
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