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sabato 19 luglio 2008

Piazza Navona nel sondaggio di Mannheimer

Qualche giorno fa il Corriere della Sera - edizione cartacea - ha pubblicato un sondaggio svolto dall'Ispo in merito all'opportunità o meno dello svolgimento della manifestazione no-Cav tenuta recentemente a Piazza Navona.

La domanda posta agli intervistati - italiani residenti con diritto di voto - era la seguente:

Martedì 8 luglio a Roma, in contemporanea con l'iter di approvazione delle leggi sulla giustiza, l'Italia dei Valori insieme a esponenti della società civile ha indetto una manifestazione per la libertà di espressione e per la giustizia. Secondo alcuni è una manifestazione opportuna secondo altri invece non lo è affatto. Secondo lei la manifestazione indetta dall’Italia dei Valori è stata:
  • Molto/abbastanza opportuna
  • Poco/per niente opportuna
  • Non so
Ed ecco le risposte degli intervistati, così come pubblicate sul sito sondaggipoliticoelettorali.it (qui) e sulla versione cartacea del Corriere: (clicca per ingrandire)



La prima cosa da segnalare è che questo sondaggio è stato pubblicato in un piccolo trafiletto interno del Corriere della Sera, poco visibile e poco accessibile. Fin qui niente di strano: siamo abituati da tempo a vederci nascondere le notizie scomode (per loro) e a essere sommersi da un mare di cretinate inutili. Ma perché "scomode" per loro? Vediamo un po' di analizzare nel dettaglio qualche risultato.

Il primo dato che salta all'occhio è il 29 e passa percento di intervistati che ritengono che la manifestazione sia stata opportuna. Significa che quasi un terzo ritiene giuste le sue motivazioni (le leggi vergogna sulla giustizia dell'attuale esecutivo). Non mi pare che si tratti di un dato di poco conto, specialmente considerando ciò che va ripetendo fino alla nausea il cavaliere (tutti gli italiani sono con me, ecc...)

Ma ci sono altri dati piuttosto interessanti: e cioè che la manifestazione è stata ritenuta opportuna dal 12% degli elettori del Pdl, dal 22% dei leghisti e da quasi la metà degli elettori del Partito Democratico, nonostante il presidente Veltroni si fosse in precedenza pubblicamente dissociato. Questi i numeri, alla luce dei quali si può forse fare qualche considerazione aggiuntiva.

Il dato principe è naturalmente quello che la maggioranza assoluta degli interpellati (55%) si dissocia in toto, e questo è innegabile. Ma allo stesso tempo è impossibile non notare come un elettore su cinque della lega dimostri di essere critico nei confronti dell'operato del cavaliere. Cosa nota del resto: non è una novità che già da tempo i seguaci del senatùr abbiano le scatole piene dell'ossessione della giustizia di Berlusconi. Loro vogliono il federalismo, e lo vogliono subito, non a settembre (forse) e dopo che il cavaliere avrà messo a posto le sue pendenze con la giustizia. E, come ha detto più volte lo stesso Bossi, il federalismo lo faranno, con o senza Berlusconi.

Pare piuttosto evidente, quindi, che anche all'interno della stessa maggioranza esistono alcune contraddizioni interne, espressione dell'esistenza di un orientamento critico verso l'operato del cavaliere difficilmente dissimulabile.

Questo sondaggio dimostra però anche un'altra cosa: gli elettori non sono tutti sotto anestetico. I tiggì e i giornali hanno per giorni bombardato di fandonie i lettori facendo servizi su servizi in cui si dava visibilità esclusivamente alle vicende Grillo e Guzzanti, al presunto vilipendio del Capo dello Stato, ed evitando accuratamente di riportare i motivi veri che hanno indotto tanta gente a scendere in piazza. Questo sondaggio, quindi, è una piccola dimostrazione (l'ennesima) di come molta gente sappia leggere tra le righe, conosca le cose come stanno e non si faccia più abbindolare dai comunicati degli uffici stampa dei partiti (cioè i telegiornali).

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