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venerdì 24 agosto 2007

Il medioevo ai giorni nostri

Il 28 agosto, e cioè tra 4 giorni, la donna che vedete nella foto qui a fianco (fonte: www.repubblica.it) sarà costretta a prendere un aereo che dall'Inghilterra, dove le è stato negato l'asilo politico, la riporterà a casa sua, in Iran. E non potrà opporsi in nessun modo.

E sapete cosa la aspetta una volta che sarà arrivata a destinazione? Verrà uccisa. Proprio così, verrà uccisa - in seguito a una sentenza emessa da un tribunale religioso islamico - per aver commesso un crimine gravissimo e terribile: essere omosessuale.

Eh sì, perché ai giorni nostri ci sono ancora posti in cui esistono leggi che puniscono questo gravissimo crimine con la pena di morte. E uno di questi è proprio l'Iran. L'Iran di quell'Ahmadinejad, di cui spesso si occupano le cronache, massima rappresentazione del conservatorismo religioso islamico più radicale.

Pegah Emambakhsh, la donna protagonista della storia, non appena toccherà il suolo del suo paese verrà arrestata e lapidata (maggiori dettagli sulla sua storia li trovate qui, qui e qui). La lapidazione, per chi eventualmente non lo sapesse, è un tipo di pena di morte ancora molto in voga nei paesi di tradizione islamica, che ha il "pregio" di procurare una morte molto lenta del condannato tra atroci sofferenze (non mi dilungo su questo aspetto, se vi interessano i dettagli potete dare un'occhiata qui).

Pegah, salvo novità dell'ultima ora, verrà lapidata dunque martedì prossimo.

Ovviamente, le considerazioni che si potrebbero fare sull'intera vicenda sono tante. Ci si potrebbe chiedere ad esempio com'è possibile che nel terzo millennio ci siano paesi in cui l'omosessualità non solo sia considerata fuorilegge, ma venga punita con la morte. Per gli islamici è un crimine così grave? Evidentemente sì. E mi domando a questo punto cosa succeda a chi commette crimini ancora più gravi, ad esempio un omicidio, sempre ammesso che per loro commettere un omicidio sia a questo punto effettivamente più grave di una relazione omosessuale.

Leggo infatti sempre nella pagina di Repubblica che ho linkato sopra:
La Repubblica Islamica Iraniana, si legge in un recente rapporto, è "più omofobica di qualsiasi altro paese al mondo o quasi. La tortura e la condanna a morte di lesbiche, gay e bisessuali, caldeggiate dal governo e contemplate dalla religione, fanno sì che l'Iran sembri agire in barba a tutte le convenzioni sottoscritte a livello internazionale in tema di diritti umani".
A ulteriore testimonianza di ciò, il Daily Mail ha pubblicato ieri un articolo con tanto di eloquente foto (qui) che racconta della condanna a 80 frustate inflitte a un giovane colpevole di essersi ubriacato e aver fatto "sesso fuori dal matrimonio". La condanna è stata eseguita in strada da due ufficiali di Polizia davanti a un migliaio di "spettatori".

Ora - verrebbe da dire - è naturale che ogni paese abbia il diritto di filarsi da sé la propria storia e di vivere secondo i propri criteri e principi (un discorso che a suo tempo sarebbe stato legittimo applicare all'Iraq, prima che l'"esportazione della democrazia" lo riducesse a quello che è oggi). Ma, nel contempo, sarebbe altrettanto interessante capire dove finisce quello che viene comunemente chiamato Principio di Autodeterminazione dei Popoli (il diritto di gestirsi da sé di cui parlavo prima) e dove cominciano invece le convenzioni internazionali e i diritti umani.

Nel caso dell'Iran mi sembra chi ci siano pochi dubbi in proposito.

2 commenti:

  1. Terribile. Ho scritto anch'io 2 righe sul mio blog e una mail al ministero degli esteri italiano, per quanto possa servire.

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  2. > per quanto possa servire.

    Mah, la Pollastrini si dice pronta ad accoglierla in Italia qualora la situazione dovesse precipitare.

    Vedremo.

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