Leggo sul blog del mio amico e vicino di casa Rocco, il suo stupore dopo aver letto questo articolo di Punto Informatico. Rocco, giustamente, si chiede: "Che cosa ho studiato a fare?". La domanda è condivisibile e sensata.
Vediamo un pò di spiegare. L'articolo di PI che ho linkato sopra riporta la testimonianza di un giovane, Davide C., che pur essendo in possesso di una laurea in informatica conseguita in Piemonte con 110 e lode più vari altri titoli di studio sempre in campo informatico, si è visto rifiutare l'ammissione a un concorso pubblico per mancanza dell'attestato ECDL: European Computer Driving License.
Questo titolo di studio, che non ha alcun valore legale come tale (è riportato sul sito ufficiale stesso, qui) è stato invece imposto come preferenziale per poter accedere al bando di concorso in questione.
Davide C. si chiede quindi come sia possibile che una laurea in informatica ottenuta dopo un quinquiennio universitario di studi valga meno di un semplice attestato privo di valore conseguibile dopo un corso di 60 ore?
Riporto qui di seguito un estratto, tratto da questo scritto di Renzo Davoli, relativo proprio all'ECDL:
[...] "Così in pratica una patente europea per l'uso degli elaboratori non è informatica, anzi è completamente controproducente culturalmente. E' uno spot pubblicitario per una sola azienda (Microsoft) e fornisce conoscenze meccaniche. Tra l'altro è europea per modo di dire. Io da anni mi diverto quando sono in convegni internazionali a chiedere ai colleghi di altri atenei europei cosa ne pensano della famosa patente. La maggior parte delle volte mi dicono che non la conoscono, qualcuno ne ha sentito parlare ma come corsi di società private (come il CEPU per intenderci). In Italia si vuole mettere in tutte le scuole e nelle Università . Che figuraccia! Abbiamo università fra le migliori al mondo, non è un caso che si vogliano importare i "cervelli italiani". Relegandole a strumenti di formazione professionale in realtà le denigriamo e buttiamo via una ricchezza inestimabile. Una università guidata dalle richieste aziendali sarà ricca di denaro, ma povera di contenuti, chi possiede un mercato non cerca vera innovazione. Una università guidata dalle aziende è come una televisione guidata dall'auditel. Viva la qualità . Al contrario l'università deve essere la fucina delle idee e deve creare nuova ricchezza, nuove aziende su nuove idee. Viva la libera concorrenza. Ma quella vera". [...]
Questa è la storia. Una storia che mi auguro rappresenti un caso isolato e non la prassi. Ovviamente sarebbe poi interessante indagare sui motivi di questa scelta; difficile pensare infatti che i promotori di questo bando non sapessero della sostanziale inutilità di questo tipo di attestato.
Che ci sia sotto qualcos'altro?
Speriamo che si denunci a livello nazionale ed europeo. E comunque puzza tanto di concorso pilotato... probabilmente doveva entrare il raccomandato di turno e quindi ogni scusa è buona... del resto nel nostro paese il servizio sanitario [a partire dagli atenei] ed i politici, hanno fatto e continuano a fare... cattedra :) quindi è "normale" che vadano avanti persone meno dotate o con meno titolo, (purtroppo a tutti i livelli, vedi il caso citato) tanto ormai nessuno ci fa più caso. Peccato che poi ne paghiamo tutti le amare conseguenze.
RispondiEliminaConcordo, purtroppo. Per quanto riguarda le università poi, non penso che sia esagerato quanto racconta Massimo del Papa in questo articolo.
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