Questa sera ci sarà, in una pizzeria qui vicino a casa mia, una "spizzata" con i genitori, i bambini e le maestre per festeggiare la fine dell'anno scolastico delle mie figlie. Questi ritrovi, dove - se appena appena posso - evito di andare, sono quanto di più noioso ci sia. Cioè, non sono noiose le spizzate in genere, sono noiose quelle in cui c'è gente che vedi due volte all'anno, e quindi sorrisi di circostanza, non si sa mai cosa dire, ecc. E vabbè, a Michela e Francesca - e a mia moglie Chiara - fa (giustamente) piacere che venga anch'io e quindi in fondo è un "sacrificio" che faccio volentieri.
Si sente spesso dire (a volte lo faccio anch'io) "il tempo vola", "la vita è un battito d'ali", "divertitevi perché dura poco" e cose del genere. Ricordo un verso di una bellissima canzone di De Gregori (mi pare sia Buffalo Bill) che fa: "...vent'anni sembran pochi, poi, quando ti volti a guardarli, non li trovi più...".
Francesca ha finito la quarta elementare, mentre Michela la quinta (il prossimo anno farà la prima media). Sembra letteralmente ieri che le tenevamo in braccio col biberon del latte, che correvo giù a Rimini alle 11 e mezza di sera sotto la pioggia a cercare una farmacia notturna perché eravamo rimasti senza latte in polvere. E adesso, dopo un niente, me le ritrovo che stanno per iniziare le medie. E anche io, adesso che mi avvicino speditamente alla fatidica soglia degli "anta", ci faccio più caso: la vita vola: la fanciullezza, l'adolescenza, la scuola, il militare. E poi il lavoro, il matrimonio, i figli. Tutte cose che sembra debbano portare via tanto tempo, ma che invece, a guardarci bene, passano in un lampo.
Ricordo d'aver letto qualche anno fa un saggio di Piero Angela (ebbene sì, ho letto anche Angela) - "La straordinaria storia della vita" - in cui, per cercare di dare un pò la dimensione del flusso del tempo, il noto divulgatore scientifico ha ideato l'espediente narrativo di racchiudere i 4 miliardi di anni di evoluzione in un solo ipotetico anno. E così, ad esempio, abbiamo che prendendo il primo gennaio come data di inizio della vita sulla Terra, vediamo che la vita esce dall'acqua solo ai primi di novembre, i dinosauri compaiono a dicembre inoltrato, l'era dei mammiferi appare l'ultima settimana, l'homo sapiens sapiens negli ultimi minuti e addirittura la scrittura negli ultimi secondi.
Cioè, siamo un niente (Hermann Hesse diceva: "Cosa sono i millenni? Una manciata di tempo. Polvere in confronto a un unico sguardo dell'eternità") e stiamo qua ad arrovellarci, a prendere decisioni sul futuro, a pensare a cosa faremo tra dieci o vent'anni. In un anno ci siamo da qualche secondo e in questo sputo di tempo siamo oltretutto riusciti a rovinare un pianeta: quello che non è riuscito all'evoluzione in un anno (sempre quello dell'espediente narrativo) è riuscito a noi in due secondi. E, probabilmente, se il trend rimarrà quello, tra un paio di secondi ci caveremo dalle balle (ovviamente dopo aver fatto il danno).
Con questo discorso, ovviamente, non è che voglio dire che dobbiamo stare tutto il giorno senza far niente perché tanto siamo di passaggio, ci mancherebbe. Anzi, visto che il tempo a disposizione è così poco (e che, come si saranno accorti in parecchi, non basta mai), a maggior ragione sarebbe utile impiegarlo nel modo migliore, senza sprecarlo. E mi fa un certo effetto vedere molta gente, anche molti giovani, che non sanno come fare notte, non sanno cosa fare, si annoiano, si trascinano fiaccamente cercando un antidoto alla noia: buttando giù i sassi dal cavalcavia sull'autostrada, ubriacandosi in discoteca, facendo le gare automobilistiche notturne in città, guardando "Amici" della De Filippi. E pensare che ci sarebbero tante di quelle cose interessanti da fare...
E vabbè, sono quasi le sette, è ora che vada a prepararmi. Due ore in cui l'argomento principale di conversazione saranno - se va bene - il calcio e la già citata De Filippi mi aspettano.
Auguratemi in bocca al lupo.
Com'è andata?
RispondiEliminaMah, più o meno come previsto.
RispondiEliminaIo mi ricordo ancora la pizza di fine anno per la quinta elementare. Ricordo perfino la pizzeria. Dato che era una rarità al tempo che qualcuno mi portasse in pizzeria (non escludo fosse la prima volta, a parte le pizze di mia nonna), lo ricordo come un avvenimento speciale. Ricordo anche che una delle mie compagne mi fece (o forse ci fece a tutti separatamente) il terzo grado per sapere le nostre preferenze sulle femminucce. Ovviamente avevo atteso cinque anni per spifferare il tutto, un po' tardi forse. Insomma, il pettegolezzo non ha età, come la timidezza.
RispondiEliminaNon posso dire che mi sembra ieri, ma certamente è incredibile quando penso a quanti anni sono passati, perché non sembra. Beh, spero che un giorno anche io avrò questa incombenza come genitore, anche qualora volesse dire annoirami lì per lì.
> Beh, spero che un giorno anche io avrò questa incombenza come genitore
RispondiEliminaTe lo auguro. E' un'esperienza faticosa, ma merita.