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martedì 22 maggio 2007

Internet batte censura 1 a 0

Aggiornamento 27/05/2007: il documentario della BBC che ho linkato nell'articolo è stato rimosso dalla relativa pagina di GoogleVideo. E' comunque reperibile in altri posti (tipo youtube) digitando il nome in qualsiasi motore di ricerca

Ieri sera ho visto, come vi avevo detto nel post precedente, Sex, Crimes and Vatican, il documentario che rivela testimonianze su abusi sessuali all'interno della Chiesa Cattolica, prodotto e realizzato l'anno scorso dalla BBC e censurato nel nostro paese.

L'argomento è di quelli, come dire, "infiammabili", che divide chi ha visto il video tra chi sostiene che si tratti di una grossa bufala montata ad arte per gettare fango e discredito sulla Chiesa, e chi invece ritiene che sia la prova provata di ciò che avviene da tempo all'interno di alcuni ambienti cattolici. Di questo però parlerò dopo.

Il primo aspetto che voglio prendere in esame di questa faccenda riguarda la censura, un argomento di cui ho parlato spesso sia su questo blog che sul mio sito internet. A prescindere infatti dalla veridicità o meno del documentario in questione, rimane il fatto che il tentativo di bloccarne la messa in onda rappresenta un grosso autogol del Vaticano o di chi comunque voleva impedirne la diffusione via etere. La questione ora pare chiusa in quanto la Rai ha acquistato il documentario che manderà in onda la prossima settimana nella trasmissione di Santoro. Ma fino a oggi ancora si discuteva dell'opportunità o meno di mandarlo in onda. E tutto questo mentre quasi 600.000 persone l'hanno già acquisito dalla rete grazie anche al lavoro di alcuni blogger che si sono presi la briga di inserire i sottotitoli in italiano.

Questo fatto rappresenta a mio modestissimo parere la prova di come la censura oggi sia anacronistica e priva di senso (e sostanzialmente inutile). Nel ventunesimo secolo non si può più pretendere di impedire la messa in onda di notizie e documenti "scomodi". Non si può più pretendere di "smontare" le tesi riportate nei documentari in questo modo. Le notizie vanno date nella loro interezza, poi sarà il pubblico a valutare se si tratti di bufale o no. Scusate, non vi fa un pò ridere il fatto che alcuni signori stiano lì a discutere sull'opportunità o meno di mandare in onda in tv un documento quando questo è già di pubblico dominio in rete (prova questa che grazie a internet non siamo più obbligati a sottostare ai capricci e agli umori dei direttori di rete, Rai o Mediaset che siano). A mio modesto parere, poi, se il Vaticano non avesse avuto nulla da temere dalla messa in onda di questo documentario, perché tutto questo casino?

Ma veniamo al documentario vero e proprio. In esso sono riportate alcune testimonianze (molto ben documentate) di fatti di pedofilia commessi da alcuni preti cattolici in Inghilterra, Stati Uniti e Brasile, e delle presunte coperture architettate dal Vaticano per cercare di "lavare in casa i panni sporchi". L'Avvenire si è scagliato conto questo documentario definendolo "Infame calunnia". Cito dall'articolo in questione:

[...] Confidando magari che qualche organo di informazione, più o meno clandestino, non faccia troppo lo schizzinoso, e rilanci generosamente il tutto, offrendo al proprio pubblico come sicuro il cibo ampiamente avariato. [...]

Io non so se "offro come sicuro del cibo ampiamente avariato". Per il momento mi limito semplicemente a riportare le cose come sono. Qui c'è il video di Google e qui c'è l'articolo dell'Avvenire. Ognuno poi si farà una sua idea. Voglio comunque sottolineare alcuni aspetti della questione.

Sempre dall'articolo dell'Avvenire che ho citato prima:

[...] Si tratta di un pot-pourri di affermazioni e pseudo-testimonianze che furono apertamente sconfessate a suo tempo dalla Conferenza episcopale inglese, la quale invitò l'augusta Bbc a "vergognarsi per lo standard giornalistico usato nell'attaccare senza motivo Benedetto XVI [...]

Beh, francamente non mi pare che sia esattamente come dice l'Avvenire.

Innanzitutto il documentario è prodotto da Panorama (non c'entra niente con la nota rivista italiana), che è la redazione d'inchiesta della BBC, redazione della quale mi pare si possa dire tutto tranne che sia di dubbia reputazione (se qualcuno sa o ha notizie di bufale messe in giro dalla BBC me lo può tranquillamente segnalare nei commenti). In secondo luogo non si tratta di "pseudo-testimonianze", ma di testimonianze delle quali ho trovato in rete precisi riscontri (mi sono preso la briga di indagare nel mio piccolo su ognuno dei fatti riportati nel documentario): dalla vicenda O'Grady a Colm O'Gorman, dal caso Patrick Wall, il benedettino che si dimise pur di non applicare le direttive del Crimen Sollecitationis, alla vicenda in Brasile di Padre Tarcisio, rinchiuso in galera per aver violentato un bambino di 5 anni (ne parlò a suo tempo anche il Corriere in questo articolo).

Quindi, di tutte le testimonianze riportate nel documento esistono precisi riscontri, basta cercare un pò in rete. Il goffo tentativo del quotidiano della CEI di buttarla sul "sono tutte balle" mi pare perciò un pò patetico. Oppure, se proprio vuole, dica chiaramente dove sono queste balle citandole caso per caso come ho fatto io. Insomma, se ritiene che la BBC abbia torto dica chiaramente dove senza nascondersi dietro a generici tentativi di far passare tutto come paccottiglia. Leggo poi più avanti nell'articolo:

[...] ll pezzo forte del servizio infatti consisteva (e ancora consiste) nell'accusa rivolta a Joseph Ratzinger di essere stato niente meno che il responsabile massimo della copertura di crimini pedofili commessi da sacerdoti in varie parti del globo, in quanto "garante" per 20 anni - da quando fu nominato prefetto vaticano - del testo Crimen sollicitationis, che è un'istruzione emanata in realtà dal Sant'Uffizio il 16 marzo 1962. Da notare la data: nel 1962 infatti Joseph Ratzinger non era certo prefetto della futura Congregazione per la dottrina della fede [...]

Questa è se vogliamo l'unica inesattezza riportata effettivamente nel documentario. Dove, prima, viene comunque correttamente detto che nel 1962 la Chiesa inviò a tutti i Vescovi del mondo questo documento (approvato da Giovanni XXIII), col quale venivano impartite istruzioni su come comportarsi davanti a casi di pedofilia o abuso sessuale commesso da preti. Solo più avanti nel filmato viene riportata questa inesattezza. Rimane comunque il fatto che nel 2001 Ratzinger firmò ed emanò il seguito di tale documento.

Al di là comunque dei particolari, vorrei precisare che ho scritto questo articolo non con l'intenzione di dare contro alla Chiesa o ai preti o a Ratzinger (col quale, sinceramente, ho poco a che spartire), ma solamente per evidenziare come la censura oggi non serva sostanzialmente a niente (specialmente quella televisiva, che come abbiamo visto è facilmente bypassabile), e che chi vi si appella in nome di chissà quale autorevole diritto a decidere la circolazione o meno della libera informazione è destinato a fallire nei suoi intenti miseramente.

In più considero da sempre la pedofilia come uno dei reati più gravi e abbietti di cui si possa macchiare una persona (ho scritto spesso di questa cosa anche quando non c'entravano i preti). Quando quindi a compiere questi atti sono proprio quelli che dovrebbero in qualche modo tutelare l'integrità dei bimbi e dei ragazzi (insegnanti, educatori, genitori e, come in questo caso, preti), la cosa diventa difficilmente tollerabile.

Naturalmente va detto per correttezza che la piaga dei preti pedofili riguarda una percentuale esigua di tutto l'insieme (la cosa va giustamente precisata, altrimenti sembra che si voglia fare di ogni erba un fascio). Ma proprio perché di percentuale esigua si tratta, la Chiesa avrebbe dovuto fin da subito prendere misure ferme e decise contro chi si è macchiato di tali nefandezze, e non fare opera di copertura e insabbiamento spostando a destra e a manca tra le varie parrocchie i responsabili.

Ma purtroppo questo atteggiamento è piuttosto radicato nel modus operandi della Chiesa. L'ultimo esempio l'abbiamo avuto poco tempo fa, con la nota vicenda della piccola parrocchia alla periferia di Firenze. Come dimenticare poi la trasmissione delle Iene dell'anno scorso che ha messo in evidenza un livello di omertà all'interno del clero da far paura, quando si tratta di denunciare casi di abusi sessuali?

Adesso, comunque sia, questo video andrà in onda (salvo imprevisti dell'ultima ora) in una trasmissione televisiva, dove sarà presente un'ampia rappresentanza delle parti tirate in causa nel filmato. Speriamo che questo serva a fornire finalmente un tipo di informazione il più obiettivo possibile, e speriamo che tutta questa storia serva di lezione a chi ancora non ha capito che è finita l'epoca in cui qualcuno decide arbitrariamente cosa possiamo vedere e cosa no.

12 commenti:

  1. Ciao Andrea,
    questa pacchia della non censurabilità di Internet spero duri il più possibile ma non credo che sarà eterna, purtroppo.

    Per quanto riguarda il documentario della BBC, come ho scritto nel mio blog (argomento scottante, ne parlano tutti!), ritengo sia un documentario a grande impatto emotivo ma che decentra l'attenzione verso i singoli casi, invece di mettere in evidenza la responsabilità attiva della Chiesa nella vicenda.
    La cosa divertente è che questa inchiesta avrebbe potuto toccare un paio di "intoccabili storici" da Giovanni XXIII, approvatore del Crimen, a Giovanni Paolo II, approvatore della lettera in cui effettivamente il cardinale Ratzinger, in veste di prefetto, ha legittimato il Crimen.

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  2. Mah, guarda, il motivo principale che mi ha spinto a scrivere l'articolo è quello della censura. Non è ammissibile oggi che ci sia ancora chi ci dice cosa dobbiamo leggere, vedere e sentire.

    Le altre questioni - seppur gravi - sono secondarie. Io mi sono limitato a fare alcune ricerche in rete per verificare l'attendibilità delle testimonianze riportate nel video e basta.

    Ciò non toglie che io non ho la verità assoluta, né pretendo di averla. Come ho già fatto altre volte (chi mi segue da un pò lo sa), sono dispostissimo a tornare sui miei passi se qualcuno mi dimostra che ho toppato (e dove).

    Penso anche che il motivo principale della titubanza del Vaticano alla trasmissione del video fosse dettata più dall'eventuale mancanza di un adeguato contradditorio post video, mancanza della quale adesso non dovrebbe più preoccuparsi visto che - come sembra - alla trasmissione in cui verrà trasmesso sarà presente un'ampia rappresentanza della parte tirata in causa.

    Ciao.

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  3. > eventuale mancanza di un adeguato contradditorio post video

    Concordo. Senza entrare nel merito della vicenda e, forse, andando leggermente off topic, è un pò come per il caso di Faurisson : il problema non è tanto affrontare un argomento, per quanto delicato possa essere, quanto l'esistenza di un dibattito che porti ad un contraddittorio, che è sempre, ripeto sempre, positivo, anche se si arriva a parlare di complottisti, orgonisti, schiettisti, ecc. Il dialogo è il fondamento, il monologo è il fondamentalismo. Ciao. BigFab.

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  4. Sì, da quello che ho letto in giro ci dovrebbe essere un adeguato contradditorio. L'unico ostacolo potrebbe essere rappresentato al limite proprio dal conduttore, che, come ha spesso dimostrato, ha una maniera tutta sua di "dirigere" i vari interventi.

    Staremo a vedere.

    Ciao.

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  5. Il problema, a mio parere, è che la diffusione istituzionalizzata (tramite tv) di questo documentario avrà l'effetto di quietare gli animi, mantenendo ben alta la maschera dietro cui si nasconde la libertà di informazione.

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  6. Scusate, io concordo abbastanza con voi. Mi chiedo però come mai ci sia sempre così tanta cura e sensibilità quando si tratta di religione organizzata, in generale, ma non in tutto il resto della nostra società (dalla gente comune alla politica).

    Non ho mai sentito nessuno reclamare, prima di un Report o chicchessia, la presenza necessaria di un contraddittorio come condizione ineliminabile prima della messa in onda. Come principio generale, che valga pure: io lo trovo civile. Ma allora che il principio valga sempre: che si tratti della chiesa cattolica, del più ambiguo dei politici, o del nullafacente di Taranto (come nell'ultimo Report).

    Non vedo per quale principio di libertà e pluralità di informazione la chiesa necessiti di un rappresentante in video e io, che sia accusato di assenteismo (per dire), non ho diritto a difendermi in trasmissione. Non è anche questa una forma, se non di censura, almeno di disuguaglianza e favoritismo?

    Perché la Rai può sputtanare me libero cittadino e nessuno chiede che io od un mio amico siamo invitato in trasmissione, ma se si tratta della chiesa allora se non c'è il contraddittorio la trasmissione non si fa?

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  7. @ il writer: Beh, non so se quieterà gli animi. C'è anzi a mio parere la possibilità di un risultato opposto.

    @ schrodcat: Mah, sinceramente non mi sono mai posto questo problema. In ogni caso, da quello che vedo in giro, mi pare che in linea di massima le varie trasmissioni - sia televisive che radiofoniche - sono sempre organizzate in modo che sia concesso il diritto di parola ai vari partecipanti.

    Report fa giornalismo d'inchiesta e reportage basandosi spesso su documentazione di cui è venuta in possesso o filmati girati direttamente dagli inviati della trasmissione. Per la natura stessa del programma è piuttosto improbabile che possa esserci un contradittorio. Leggevo da qualche parte un pò di tempo fa che pare che Report sia una delle trasmissioni più querelate, forse questo qualcosa vuol dire.

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  8. Sono d'accordo, ma infatti sta sempre, come si dice, "al buon cuore" dei giornalistii che presentano le varie trasmissioni decidere chi ospitare, ed ovviamente ciò dipende dallo stile della trasmissione. È una scelta autonoma e i giornalisti seri la fanno senza che venga loro suggerito o imposto. Non credo che Santoro abbia mai avuto in mente di tenere fuori i rappresentanti della chiesa. Mi stupisce che in questo caso si sia presentata la cosa come una imposizione obbligatoria e dall'alto. Secondo me Santoro non ha nessun "obbligo" di farlo: è un giornalista e decide lui come fare la trasmissione (tanto se vuole può essere fazioso con l'ospite). Se poi lui decide di invitare la controparte, giusto, bravo, è il modo corretto. Ma non credo che lo si debba obbligare, e nello specifico proprio in questo particolare caso quando in tutte le altre puntate precedenti non è stato mai richiesto questo vincolo al presentatore.

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  9. Se non erro, una trasmissione come "Mi manda Raitre" di prassi invita sempre le controparti per un confronto ma, il più delle volte, gli "accusati" evitano di presentarsi. Chissà perchè... BigFab.

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  10. Mah, non so, io direi comunque di aspettare di vederla per tirare qualche conclusione, altrimenti si rischia di perdersi dietro a ipotesi e congetture che magari alla fine lasciano il tempo che trovano.

    Comunque, Schrodcat, è vero che Santoro non ha alcun obbligo circa la garanzia di presenza di un eventuale contraddittorio, ma già è accusato da più parti di essere fazioso, se poi non dà la possibilità a chi è tirato in causa di potersi difendere, la vedo un pò come perdere definitivamente quel piccolo barlume di imparzialità che ancora gli rimane (gli rimane?).

    Anche perché l'argomento in questione è delicato e "pericoloso". Non è che siamo a Mimandaraitre a parlare di bollette telefoniche...

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  11. santoro viene obbligato perche' altrimenti gli chiudono il programma. Il programma non e' in piene mani del presentatore, come la tv non e' nelle noster e nelle mani delle persone che spesso vedete in tv.
    anzi si le vediamo spesso in tv, le mani di chi la governa e la indirizza.
    sta ai cittadini indignarsi davanti alle censure. dovremmo tutti spegnere la tv ogni volta che appare un programma che si sa per certo pilotato dai poteri forti.
    voglio vedere come sopravvivono senza odience.
    anzi buttate via il televisore, compratevi tutti il computer con internet.
    voglio vedere come ci fermano poi.
    il problema di base sono gli italiani, bigotti e ignoranti.
    senza offesa ne, ma spesso purtroppo, e' vero.

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  12. > anzi buttate via il televisore, compratevi tutti il computer con internet.

    Grande. L'ho sempre detto io...

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