Ieri sera il Tg1 ha trasmesso il video dell'esecuzione dell'interprete di Mastrogiacomo. E va bene. Ma perché quando lo fa internet è un crimine?
A dir la verità ieri sera non ho guardato il Tg1, dove sarebbe passato il filmato dell'esecuzione di Sayed Agha - il collaboratore di Mastrogiacomo -, ma ho letto la notizia su qualche quotidiano cartaceo e online.
L'iniziativa è lodevole, perché consente a chiunque non sa come si sgozza un uomo di capire la procedura, anche se da quel che ho letto pare che la scena "clou" sia stata tagliata.
L'unica cosa che mi pare strida un pò in tutta la faccenda è che spesso, avrete notato, dai vari telegiornali (e anche giornali, ma in questo caso c'entra più il mezzo televisivo) partono campagne e crociate contro i mali di internet, con particolare riferimento ai video considerati violenti o diseducativi facilmente reperibili in rete (youtube e company).
E qui, ovviamente, non si discute. E' vero infatti che se internet è lo specchio della società in cui viviamo, ci troveremo di conseguenza rispecchiato il bello e il brutto della sudetta società. Però fa pensare il fatto che chi predica contro internet e vede solo "il male" che vi regna, spesso e volentieri si faccia foriero - a suo modo e nel proprio ambito - dello stesso male contro cui predica.
Il video dell'esecuzione di Sayed è un esempio, ma nei vari tiggì ne sono passati tanti: dalla professoressa che permette agli studenti di infilare le mani nel suo perizoma, al ragazzo down picchiato dai compagni di classe, ecc...
Quindi, quando questi filmati sono liberamente scaricabili dalla rete tutti a scandalizzarsi e a chiedere una sua ferrea e rigida "regolamentazione", se li passa il tiggì è in nome del sacrosanto diritto all'informazione.
Anche qui due pesi e due misure?
Esattamente quello che dico anche io da tempo. Le stesse immagini pare che vadano bene se fanno parte di una linea editoriale ufficiale e tradizionale. Quando sono diffuse liberamente tramite i nuovi mezzi scattano invece gli anatemi educativi.
RispondiEliminaNon dimenticherei che tra le tante che ho sentito c'era quella di chiamare in causa i gestori dei siti (in un caso persino tramite denuncia) perché, come nel caso del ragazzo down picchiato, il fatto che le immagini possano essere trasmesse risulterebbe essere un incentivo per chi commette il crimine. Ora mi chiedo se non è altrettanto un incentivo per i terroristi telbani il fatto che il Tg1 abbia trasmesso quelle immagini, chiaramente filmate dagli stessi criminali e spedite da qualcuno col preciso intento di farsi vedere e farsi "pubblicità" (scusate la parola macabra).
Sono d'accordo con te, in generale non condivido neanche io che si debbano sistematicamente censurare le immagini violente. Mi sono sempre chiesto: e chi ci sta in mezzo (magari un ragazzino) che fa, chiude gli occhi mentre feriscono o ammazzano la gente intorno? Penso che sia educativo per la nostra coscienza viziata, coccolata e messa al riparo dai problemi che affligono centinaia di milioni di esseri umani nel pianeta guardare ogni tanto in faccia la cruda realtà. Per ricordarci ogni tanto che qualcosa di storto nel mondo c'è, non tutte le vite sono agiate e tranquille come le nostre, e potremmo anche riflettere se qualcosa la possiamo fare anche noi.
> Penso che sia educativo per la nostra coscienza viziata [...] [...] guardare ogni tanto in faccia la cruda realtà.
RispondiEliminaSì, sono d'accordo. Però nel caso dei ragazzini o dei bambini una qualche accortezza va presa. Non penso infatti sia educativo lasciare un bambino solo su internet o davanti a un telegiornale.
Penso sia sempre indispensabile, specie a una certa età, la presenza di un grande: per quanto riguarda internet per aiutarlo a capire cosa è bene che guardi e cosa no, e davanti a un telegiornale per cercare di insegnargli a inquadrare nel giusto modo quello che sente e soprattutto che vede.