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lunedì 23 aprile 2007

Politica? Ripassi più tardi, grazie

E' ormai da parecchio che non scrivo di politica: sono in una fase di "scazzo-stanchezza" (non ho neanche voglia di andare a cercare uno straccio di jpg da mettere sotto al titolo di questo post). Anche perché poi cosa c'è di interessante da raccontare riguardo alla politica? Che novità ci sono? E' un anno che è andato su il centro-sinistra, è cambiato qualcosa rispetto a quando c'era quell'altro? No, perché sono la stessa cosa.

Che fine hanno fatto tutti i proclami e i programmi contenuti nel (fin troppo) corposo programma dell'Ulivo? Hanno rotto le scatole 5 anni sul conflitto di interessi del nano esportatore di democrazia, e da un anno che sono su non hanno ancora trovato il tempo di darci una guardata? Tutto dissolto al vento. Dimenticato. Come tutti si sono dimenticati che nessuno ha mai chiesto truppe in Libano e indulto, altrimenti col cavolo che andavano su.

Ma è l'ideologia che è finita; una volta si era comunisti, socialisti, clericali, fascisti, non importa, ma c'era qualcosa dietro. Quella spinta propulsiva, che portava a credere un pochino che andando a votare sarebbe cambiato qualcosa, non c'è più. La passione politica è finita. L'ideologia che ci stava dietro pure. Oggi l'unica differenza tra destra e sinistra sta nel nome, per il resto è uguale: tutti indistintamente coi loro lauti stipendi, i loro privilegi, il loro logorroico e irritante attaccamento alla poltrona. Forieri di una ignoranza bi-partisan da far drizzare i capelli. E molti pure tossici.

Cambiano i nomi, i partiti, le coalizioni, ma la sostanza (marcia) è sempre quella. Fassino e Rutelli piangono alla tre giorni che ha visto nascere l'ennesima coalizione (quando gli unici che avrebbero diritto a piangere siamo noi). Nasce il Partito Democratico (già nel nome si vede la ventata di novità), già abbreviato da tutti in PD (le stesse iniziali della p2 di Licio Gelli), un "nuovo" movimento (come si fa a fare un nuovo movimento sempre con la stessa gente?) nato all'insegna di velati litigi sulla leadership (si dice così?) e dalle defezioni dell'ala più radicale della sinistra (Mussi e Bordon). E quel che è peggio sotto la benedizione dell'unto del signore: che schifo!

Una politica fatta di fumo negli occhi, con Bersani che prova a fare due liberalizzazioni (quella delle licenze dei taxi, stroncata sul nascere, e i costi di ricarica dei cellulari, subito vanificata dall'aumento delle tariffe), e di passerelle per farsi belli in tv, con la patetica sfilata dei soliti noti da Bruno Vespa, a scambiare chiacchiere con la Marini e la Parietti (contro le quali spesso sfigurano).

Ecco perché è un pò che non parlo di politica: perché non c'è più niente di nuovo da dire. Le cose e i fatti sono sempre quelli, magari detti con parole diverse per dare al tutto un colore diverso. I politici stessi sono sempre quelli: le stesse facce, tutti uguali. Sarebbero da prendere e gettare tutti nel limbo, che è stato recentemente abolito da Ratzinger, così almeno spariscono anche loro e non nuociono più.

Quindi basta politica: preferisco parlare di musica, di tecnologia, di informatica e di internet. Perché qui se un programma o un sistema operativo non funzionano e non rendono al meglio li modifico, al limite li disinstallo e li reinstallo. I politici no, quelli non si possono disinstallare: sono come quei virus che saltano fuori dopo una scansione: pensi di averli eliminati ma al successivo riavvio del pc sono ancora lì. I politici sono uguali: magari escono dalla porta, ma rientrano dalla finestra, in un ininterrotto e ridicolo circolo vizioso.

Avete capito perché è un pò che non parlo di politica?

5 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. In una civiltà che si basa sull'apparenza e sul superficialmente mediocre perchè non dovrebbe la politica essere uno specchio di questa cultura. Non mi stupisce vedere la stessa politica nella destra e nella sinistra, non dico banalmente "tanto sono tutti uguali", ma non posso non notare una inquietante somiglianza nell'azione di due schieramenti che fanno finta di combattersi ma che sono in realtà compagni di letto. Lavoro in un call-center e le battaglie sindacali, come saprai, si combattono ogni giorno solo per far durare quel contratto a progetto un paio di mesi in più: quale fiducia possiamo avere in una classe dirigente che permette questa infamia sui propri cittadini?
    Solo Max.
    (scusami per il commento eliminato frutto dell'errore informatico di uno che ci capisce poco)

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  3. Ciao Max, tieni duro. Lo so, lavorare in un call center non è il massimo (conosco un pò la situazione, avevo scritto qualcosa in proposito l'anno scorso), ma, come saprai sicuramente meglio di me, purtroppo bisogna un pò adattarsi oggi come oggi.

    Ah, dimenticavo, complimenti per il tuo blog: semplice ma "genuino".

    Ci sentiamo.

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  4. Sono molto dispiaciuto che un personaggio come Angius, che come politico stimo abbastanza, pare che voglia chiamarsi fuori. Non sono contrario all'idea di un partito grande a sinistra, il problema però è che non sembrano convinti neanche loro, e forse la svolta avrebbe dovuto coinvolgere di più la base, all'interno di una dialettica più ricca ed eterogenea. In modo che anche se si fosse deciso comunque di farlo nascere questo benedetto Pd, sarebbero stati più chiari i principi ispiratori.

    Non concordo troppo con te su un punto. Affermi:
    "alla tre giorni che ha visto nascere l'ennesima coalizione".

    Beh, non è una coalizione è un partito. Il problema casomai è che in Italia i partiti si scindono sempre, più si va avanti e più partiti ci sono, quando poi a governare si deve (dovrebbe) comunque stare tutti assieme. In questo senso, e per astratto, due partiti che si uniscono non la vedo come una cosa grave (anzi, capitasse più spesso, invece capita troppo spesso il contrario). Non sopporto mai che certi partiti all1% possano ricattare un intero paese.

    Quindi ripeto, in linea di principio la cosa in sé e per sé non la trovo malvagia. Il punto è casomai se siano pronti a coabitare. Ed ovviamente, come giustamennte sottolinei, la cosa più urgente è pensare alla politica reale (verso cui comunque le frammentazioni politiche rappresentano una minaccia), e occuparsi dei punti del programma che interessano agli italiani.

    Quello che vorrei invece vedere, senza dubbio, sarebbe un bel cambio alla guida: la dirigenza attuale ha fatto (non bene) il proprio corso. Un nome ce l'ho, di donna (tranquilli, non è ministro). Oppure qualche giovane.

    Staremo a vedere se tutto ciò servirà a qualcosa o sarà il solito specchietto per le allodole. C'è anche tempo per invertire rotta, spero che si decidano a farlo.

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  5. Dal Garzanti.

    Coalizione: lega, alleanza per uno scopo comune: le coalizioni antinapoleoniche | coalizione governativa, alleanza tra i partiti per formare un governo; governo di coalizione, formato da più partiti | coalizione elettorale, alleanza tra i partiti che a un'elezione presentano liste comuni

    Mi sa che abbiamo sbagliato tutti e due... :)

    Per il resto concordo col tuo commento.

    Ciao. ^^

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