Questa è una faccenda lugubre che dimostra una volta di più come sedicenti musulmani, "combattenti" che dicono di voler fare la guerra all'occidente, abbiano in realtà per un loro "fratello" ancora meno pietà che per gli "infedeli", quando si fanno i loro sporchi calcoli omicidi. Come appunto dici, due pesi e due misure, forti soprattutto coi più deboli, seppur fratelli.
Da quel che risulta dalle dichiarazioni dei protagonisti diretti della vicenda, omesse dal Corriere che ne riporta solo una metà, il patto per liberare Mastrogiacomo prevedeva la liberazione di entrambi. Tanto che Mastrogiacomo aveva assistito alla contemporanea liberazione del collega afgano che era stato slegato e messo su un'altra vettura. Questo evidentemente per farci credere che erano stati ai patti.
Questi qua sono dei barbari senza alcun ritegno e nemmeno una parvenza di onore nella loro crudeltà. Sarebbero capaci di decapitare un genitore e un figlio anche a tradimento, probabilmente, se lo ritenessero necessario.
Sì, concordo, anche se i pesi e le misure a cui faccio riferimento riguardano la differenza di interessamento - da parte del nostro governo - tra Mastrogiacomo e Adjmal.
I nostri politici, in seguito alla vicenda, non hanno trovato di meglio da fare che mettersi a litigare rimpallandosi come fanno i bambini piccoli la responsabilità di quanto è successo; e tutto questo quando è noto anche ai marziani che di Adjmal non glien'è mai fregato niente a nessuno.
La vicenda, pur con i dovuti distinguo, mi ricorda un pò certe frange dei cosiddetti pacifisti: per le due Simone e per la Sgrena - ricorderete - piazze, manifestazioni, cortei. Per i nostri tecnici rapiti in Niger vi risulta si sia mosso qualcuno?
Mi permetto di replicare ad anonimo: "Tanto i nostri governi non sanno fare altro che pagare con i nostri soldi.
Se fai un certo mestiere sai che corri dei rischi!!!"
Quindi, secondo lo stesso principio, ai nostri militari che fanno un certo mestiere e sanno di correre dei rischi potremmo non fornire le sofisticate e adeguate attrezzature militari, pagate coi nostri soldi. Tanto lo sanno no di correre dei rischi, nevvero?
Ah già, dimenticavo, viviamo in democrazia, non abbiamo bisogno di essere informati su quello che succede nelle zone di guerra, ci possiamo accontentare della propaganda.
Andrea, però aspetta. La situazione dei rapiti in Niger è completamente diversa, per questo se n'è parlato e s'è manifestato di meno (ma non è che non se ne sia parlato per niente, e mi pare che si sia anche manifestato, anche se con meno clamore). Questi qua in Afganistan, come gli altri in Iraq, la gola la tagliano veramente, e s'è visto. In Niger sono rapimenti di gruppi di ispirazione completamente diversa: sono, diciamo così, dei malviventi, come ne abbiamo anche noi in un certo senso.
Per quanto riguarda i due pesi come li intendi tu non saprei che dire. Se è vero che il patto era la liberazione di entrambi, se dopo l'hanno trattenuto lo stesso in prigionia a quel punto c'era poco da fare da parte del governo italiano. Era un cittadino afgano. Immaginati ora un Karzai che interviene per fare liberare un cittadino italiano rapito da terroristi italiani, in Italia. Non è che ci sia molto da fare pressioni. Tutto dipende da cosa prevedevano esattamente i patti per il rilascio di Matrogiacomo, e come si siano cercate garanzie per farli rispettare fino in fondo, e forse non lo sapremo mai con certezza.
> Quindi, secondo lo stesso principio, ai nostri militari che fanno un certo mestiere e sanno di correre dei rischi potremmo non fornire le sofisticate e adeguate attrezzature militari, pagate coi nostri soldi. Tanto lo sanno no di correre dei rischi, nevvero?
Secondo me non è questo il punto. E' scontato (o almeno dovrebbe esserlo) che se mandiamo nostri militari in zone di guerra occorre che siano equipaggiati di conseguenza; ma il punto vero, secondo me, è che nessuno pare essersi ancora reso conto he noi con l'Afghanistan non c'entriamo un beneamato, che cavolo siamo andati a fare là?
Mastrogiacomo era un giornalista, ma i giornalisti sarebbero stati comunque presenti in Afghanistan, anche se i nostri soldati non ci fossero andati.
> Questi qua in Afganistan, come gli altri in Iraq, la gola la tagliano veramente, e s'è visto. In Niger sono rapimenti di gruppi di ispirazione completamente diversa: sono, diciamo così, dei malviventi, come ne abbiamo anche noi in un certo senso.
Beh, io andrei piano col termine "malviventi". E' vero, i guerriglieri che hanno tenuto in ostaggio i tre tecnici italiani dell'ENI non militano certo in quella che si può definire "un'allegra banda di quartiere": sono infatti responsabili di svariati atti di violenza (sabotaggi, bombardamenti, rapimenti), ma è tutto svolto nell'ottica di quella che loro ritengono una lotta di liberazione dall'invasione straniera del loro territorio per fini puramente economici.
I Mend, infatti (i responsabili del rapimento), si battono contro le multinazionali del petrolio (tra cui anche la nostra ENI), responsabili del saccheggio selvaggio delle risorse petrolifere della zona e il conseguente inglobamento dei profitti, laddove, invece, le locali popolazioni residenti nella zona (che dovrebbero essere destinatari privilegiati di tali profitti) vivono nella miseria più totale.
In ultima analisi, però, non è questo il succo del discorso. Quello che volevo dire io è che è vero che siamo di fronte a due situazioni diverse, ma la sensibilità e le proteste in piazza avrebbero dovuto essere eguali per le due situazioni, cosa che invece non è stata.
Si potrebbe discutere per giorni ma il succo del discorso è che noi andiamo in questi posti per difendere gli interessi delle nostre multinazionali del petrolio.
E come si sa l'affare della guerra è sempre fiorente.
leggevo che il comparto delle armi ha avuto un aumento di esportazioni.
Ma nella nostra costituzione si ripudia la guerra e di conseguenza anche la costruzione di armi.
I nostri militari sono lautamente pagati per missioni dove rischiano la pelle,e lo sanno.
Questa è una faccenda lugubre che dimostra una volta di più come sedicenti musulmani, "combattenti" che dicono di voler fare la guerra all'occidente, abbiano in realtà per un loro "fratello" ancora meno pietà che per gli "infedeli", quando si fanno i loro sporchi calcoli omicidi. Come appunto dici, due pesi e due misure, forti soprattutto coi più deboli, seppur fratelli.
RispondiEliminaDa quel che risulta dalle dichiarazioni dei protagonisti diretti della vicenda, omesse dal Corriere che ne riporta solo una metà, il patto per liberare Mastrogiacomo prevedeva la liberazione di entrambi. Tanto che Mastrogiacomo aveva assistito alla contemporanea liberazione del collega afgano che era stato slegato e messo su un'altra vettura. Questo evidentemente per farci credere che erano stati ai patti.
Questi qua sono dei barbari senza alcun ritegno e nemmeno una parvenza di onore nella loro crudeltà. Sarebbero capaci di decapitare un genitore e un figlio anche a tradimento, probabilmente, se lo ritenessero necessario.
Sì, concordo, anche se i pesi e le misure a cui faccio riferimento riguardano la differenza di interessamento - da parte del nostro governo - tra Mastrogiacomo e Adjmal.
RispondiEliminaI nostri politici, in seguito alla vicenda, non hanno trovato di meglio da fare che mettersi a litigare rimpallandosi come fanno i bambini piccoli la responsabilità di quanto è successo; e tutto questo quando è noto anche ai marziani che di Adjmal non glien'è mai fregato niente a nessuno.
La vicenda, pur con i dovuti distinguo, mi ricorda un pò certe frange dei cosiddetti pacifisti: per le due Simone e per la Sgrena - ricorderete - piazze, manifestazioni, cortei. Per i nostri tecnici rapiti in Niger vi risulta si sia mosso qualcuno?
Mah...
C'è una soluzione semplice:
RispondiEliminaLaciarli al loro destino.
Tanto i nostri governi non sanno fare altro che pagare con i nostri soldi.
Se fai un certo mestiere sai che corri dei rischi!!!
Ciao Maurizio
Mi permetto di replicare ad anonimo:
RispondiElimina"Tanto i nostri governi non sanno fare altro che pagare con i nostri soldi.
Se fai un certo mestiere sai che corri dei rischi!!!"
Quindi, secondo lo stesso principio, ai nostri militari che fanno un certo mestiere e sanno di correre dei rischi potremmo non fornire le sofisticate e adeguate attrezzature militari, pagate coi nostri soldi. Tanto lo sanno no di correre dei rischi, nevvero?
Ah già, dimenticavo, viviamo in democrazia, non abbiamo bisogno di essere informati su quello che succede nelle zone di guerra, ci possiamo accontentare della propaganda.
Andrea, però aspetta. La situazione dei rapiti in Niger è completamente diversa, per questo se n'è parlato e s'è manifestato di meno (ma non è che non se ne sia parlato per niente, e mi pare che si sia anche manifestato, anche se con meno clamore). Questi qua in Afganistan, come gli altri in Iraq, la gola la tagliano veramente, e s'è visto. In Niger sono rapimenti di gruppi di ispirazione completamente diversa: sono, diciamo così, dei malviventi, come ne abbiamo anche noi in un certo senso.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i due pesi come li intendi tu non saprei che dire. Se è vero che il patto era la liberazione di entrambi, se dopo l'hanno trattenuto lo stesso in prigionia a quel punto c'era poco da fare da parte del governo italiano. Era un cittadino afgano. Immaginati ora un Karzai che interviene per fare liberare un cittadino italiano rapito da terroristi italiani, in Italia. Non è che ci sia molto da fare pressioni. Tutto dipende da cosa prevedevano esattamente i patti per il rilascio di Matrogiacomo, e come si siano cercate garanzie per farli rispettare fino in fondo, e forse non lo sapremo mai con certezza.
> Quindi, secondo lo stesso principio, ai nostri militari che fanno un certo mestiere e sanno di correre dei rischi potremmo non fornire le sofisticate e adeguate attrezzature militari, pagate coi nostri soldi. Tanto lo sanno no di correre dei rischi, nevvero?
RispondiEliminaSecondo me non è questo il punto. E' scontato (o almeno dovrebbe esserlo) che se mandiamo nostri militari in zone di guerra occorre che siano equipaggiati di conseguenza; ma il punto vero, secondo me, è che nessuno pare essersi ancora reso conto he noi con l'Afghanistan non c'entriamo un beneamato, che cavolo siamo andati a fare là?
Mastrogiacomo era un giornalista, ma i giornalisti sarebbero stati comunque presenti in Afghanistan, anche se i nostri soldati non ci fossero andati.
> Questi qua in Afganistan, come gli altri in Iraq, la gola la tagliano veramente, e s'è visto. In Niger sono rapimenti di gruppi di ispirazione completamente diversa: sono, diciamo così, dei malviventi, come ne abbiamo anche noi in un certo senso.
Beh, io andrei piano col termine "malviventi". E' vero, i guerriglieri che hanno tenuto in ostaggio i tre tecnici italiani dell'ENI non militano certo in quella che si può definire "un'allegra banda di quartiere": sono infatti responsabili di svariati atti di violenza (sabotaggi, bombardamenti, rapimenti), ma è tutto svolto nell'ottica di quella che loro ritengono una lotta di liberazione dall'invasione straniera del loro territorio per fini puramente economici.
I Mend, infatti (i responsabili del rapimento), si battono contro le multinazionali del petrolio (tra cui anche la nostra ENI), responsabili del saccheggio selvaggio delle risorse petrolifere della zona e il conseguente inglobamento dei profitti, laddove, invece, le locali popolazioni residenti nella zona (che dovrebbero essere destinatari privilegiati di tali profitti) vivono nella miseria più totale.
In ultima analisi, però, non è questo il succo del discorso. Quello che volevo dire io è che è vero che siamo di fronte a due situazioni diverse, ma la sensibilità e le proteste in piazza avrebbero dovuto essere eguali per le due situazioni, cosa che invece non è stata.
Si potrebbe discutere per giorni ma il succo del discorso è che noi andiamo in questi posti per difendere gli interessi delle nostre multinazionali del petrolio.
RispondiEliminaE come si sa l'affare della guerra è sempre fiorente.
leggevo che il comparto delle armi ha avuto un aumento di esportazioni.
Ma nella nostra costituzione si ripudia la guerra e di conseguenza anche la costruzione di armi.
I nostri militari sono lautamente pagati per missioni dove rischiano la pelle,e lo sanno.
Per cui via da tutte le finte missioni di pace.