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mercoledì 28 marzo 2007

Petizione auto a idrogeno. Sì, però...

Alcune precisazioni sulla petizione per costringere le compagnie petrolifere a installare in ogni distributore di benzina uno di idrogeno

Alla fine è arrivata anche a me (ultimamente la mia casella di posta sta diventando una specie di ricettacolo di 'varie ed eventuali'). Si tratta della famosa e-mail, in circolazione già da un pò, con la quale si pubblicizza la petizione che dovrebbe costringere le compagnie petrolifere a promuovere l'uso e l'utilizzo dell'auto a idrogeno.

Ecco il testo della mail (errori ortografici compresi):





>Richiesta alla Commisione Europea (dipartimento dell'ambiente) di creare
>una
>legge che obblighi i padroni del petrolio ad installare, accanto ad ogni
>distributore di benzina, almeno un distributore ad idrogeno e di
>incominciare a produrlo utilizzando energie rinnovabili.
>
>Questa legge favorirà l'introduzione sul mercato di automobili ad idrogeno
>a
>ZERO INQUINAMENTO e ad alte prestazioni!
>
>L'auto del futuro esiste gàa ed in vari modelli!
>
>Bastano 800.000 firme per far abbasare la testa ai padroni del petrolio!
>
>Fallo per te, i tuoi amici, i tuoi parenti!
>
>Cogliamo questa opportunità e facciamola diventare un'arma , anche per le
>piccole battaglie!
>
>
>PER FIRMARE LA PETIZIONE SUL LINK QUI SOTTO:
>http://www.petitiononline.com/idrogeno/petition-sign.html
>
>per favore falla girare: è una cosa seria ed importante!


Dunque, comincio col dire che la petizione esiste realmente, e pare sia partita per iniziativa di tale Stefano Pino, imprenditore e titolare del sito automobileidrogeno.com. Mentre scrivo, i sottoscrittori hanno raggiunto quota 395mila e rotti.

Il sito di Stefano Pino è composto da alcune sezioni, in cui si parla effettivamente di questo elemento e delle sue possibili applicazioni su prototipi di automobili (alcuni di questi elencati qui). Quello che lascia un pò perplessi, però, è che la sezione "in futuro" risulti ancora in costruzione. Peccato, perché sarebbe stata a mio avviso quella più interessante da consultare, anche in riferimento alla petizione stessa. Forse però non si tratta di un caso.

La petizione stessa, infatti, presenta alcuni punti che vanno chiariti. Ne cito un paio.


Disponibilità e produzione dell'idrogeno


Innanzitutto va detto che l'idrogeno, pur essendo uno degli elementi più abbondanti nell'universo, è praticamente assente allo stato puro, sia sulla superficie terrestre che nel sottosuolo, mentre è molto raro nell'atmosfera. Oltretutto, almeno allo stato attuale, il modo più semplice ed economico per produrlo richiede l'impiego di idrocarburi fossili, il cui mercato è controllato dagli stessi "padroni del petrolio" - citati nella petizione - a cui si vorrebbe (nelle intenzioni) "fare abbassare la testa". Noto un piccolo controsenso in tutto ciò. Attualmente, quindi, se per assurdo tutte le auto circolanti venissero convertite a idrogeno, il problema della produzione ed emissione di co2 e polveri sottili sarebbe solamente "spostato" dalle auto alle industrie che lo producono.

Oggi, solo una piccola parte dell'idrogeno prodotto artificialmente viene da fonti pulite e rinnovabili, ed è quello estratto dall'acqua per elettrolisi, il procedimento mediante il quale l'acqua viene scissa in ossigeno e - appunto - idrogeno mediante il passaggio di corrente elettrica. In questo caso il processo di produzione è ambientalmente sostenibile ma economicamente svantaggioso a causa degli elevati costi da sostenere per assicurare energia elettrica sufficiente ad alimentare il processo.

C'è infine da aggiungere che se anche - come ipotizzato sopra - tutto il parco veicoli circolante venisse convertito all'idrogeno, il problema dell'inquinamento da co2 e polveri sottili non sarebbe eliminato, come il testo della petizione vuole fare credere, ma solamente ridimensionato. E neanche di tanto, specialmente se teniamo conto che la circolazione dei veicoli è responsabile nel suo insieme del solo 20% circa di tutto l'inquinamento prodotto, mentre il resto deriva da attività industriali e civili (fonte). Allo stato attuale, quindi, l'ipotesi di un uso massiccio e generalizzato dell'idrogeno come sostituto dei classici idrocarburi fossili è difficilmente realizzabile.


Petizioni online: mito da sfatare

La seconda imprecisione contenuta nella petizione riguarda le 800.000 firme poste come traguardo per il successo della stessa. Cosa c'entrano le 800.000 firme? E perché proprio 800.000? E perché l'eventuale raggiungimento di tante sottoscrizioni sarebbe da considerare un successo? La prima associazione che mi viene da fare per giustificare questa cifra è con la famosa petizione lanciata da Andrea D'Ambra per l'abolizione dei costi di ricarica dei telefonini, che ha effettivamente raggiunto (e superato) tale traguardo. Ma questo non significa assolutamente che se anche questa petizione raggiungesse questo risultato si metterebbe automaticamente in moto qualche non meglio precisato iter legislativo, come la petizione sembra far credere.

L'analogia con la petizione per l'abolizione dei costi di ricarica dei cellulari, infatti, non regge, per il semplice fatto che non è stato il successo della petizione di D'Ambra la causa diretta che ha provocato l'automatica eliminazione di tali costi. L'Unione Europea si è sì interessata alla questione sull'onda del successo della petizione, ma così come si è presa a cuore la questione dei telefonini, altrettanto facilmente (e altrettanto probabilmente) potrebbe fregarsene di quella di cui stiamo parlando.

E qui arriviamo al secondo punto della questione. Molti pensano che le petizioni online abbiano qualche valore giuridico, mentre invece ne sono totalmente prive. Non si tratta infatti di "firme vere", ma solo di adesioni che hanno un valore puramente simbolico e che servono al limite a valutare il grado di interesse generale attorno a un determinato problema. La sottoscrizione della petizione, quindi, non dà automaticamente il via all'attivazione di nessuna legge, né obbliga i governanti a muoversi in questo senso. Ecco il motivo per cui la frase "bastano 800.000 firme per far abbassare la testa ai padroni del petrolio", contenuta nel testo della petizione, è totalmente fuorviante e priva di senso.


Conclusioni

Allora, per cercare di tirare un pò le somme della questione, possiamo dire che la petizione in sé non è negativa in senso stretto. Un suo eventuale successo, come infatti pare stia avendo, infatti, è sicuramente un segnale inequivocabile e positivo di come la gente sia stanca della dipendenza dal petrolio e abbia un certo grado di sensibilità verso il problema dell'inquinamento delle città da pm10 e co2.

"Ma allora - direte voi - se ricevo questa e-mail come mi devo comportare? La devo fare girare o la devo ignorare?" Beh, insomma, vedete un pò voi, ognuno può decidere da sé. Chi vuole segnalare l'esistenza di questa specie di sondaggio online e al limite sottoscriverlo, non fa niente di male, anzi. Dal canto mio inviterei chi invece pensa di inoltrare a tutti gli indirizzi elettronici presenti nella sua rubrica il testo integrale della mail, a inserire due righe di premessa - al limite un link a questo articolo o ad altri presenti in rete - con le quali segnalare alcune delle inesattezze contenute nel testo della petizione.

Insomma, come spesso capita in rete, siamo davanti al classico caso in cui le buone intenzioni non sempre sono seguite dalla correttezza delle informazioni usate per pubblicizzarle.

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