In questi giorni il governo si è impegnato a varare un disegno di legge sulle unioni di fatto, i cosiddetti "pacs". Immediate (e prevedibili) le reazioni del Vaticano, che tramite il suo organo ufficiale, l'Osservatore Romano, si è scagliato contro la decisione del governo di studiare e definire una legge che regolamenti questa complessa questione.
La materia, oltre ad essere di stringente attualità, è anche piuttosto delicata e probabilmente su di essa la maggior parte delle persone avrà una sua precisa convinzione. Io appartengo (come al solito) alla categoria di quelli che hanno per adesso un piede di qua e uno di là. Provo a spiegare.
Dunque, io sono sposato in Chiesa, e ho un paio di figli. Sono cresciuto in una famiglia cattolica che mi ha insegnato alcune cose e inculcato certi valori (anche se oggi di tutto questo è rimasto ben poco). In virtù di tutto ciò, devo dire che non vedo di buon occhio le unioni di fatto, specialmente se omosessuali. Naturalmente questa è una mia personalissima opinione, basata sul mio modo di vedere le cose e sulla mia esperienza. Però, pur mantenendo la mia idea, ho (come penso di aver sempre dimostrato) profondo rispetto per chi non la pensa come me. E quindi non sarò certo io a stigmatizzare e condannare un governo che ha deciso di affrontare la questione.
Da questo episodio (e da molti altri successi in tempi precedenti) sembra però che tale rispetto non appartenga alla Chiesa e a tutto il suo "entourage". Numerosissime sono state nel corso del tempo, infatti, le "intromissioni" vaticane in tutto ciò che riguarda la vita politica e civile del paese. A cominciare dall'aborto, al divorzio, alla fecondazione assistita, fino ad arrivare ai pacs.
Io sono dell'idea che la Chiesa, pur libera di esercitare il sacro diritto - che è riconosciuto a tutti - di dire quello che pensa, debba limitarsi ad esercitare il suo potere spirituale, non quello temporale. La religione è un fatto individuale, personale, e secondo me non è corretto che venga usato per fare politica. Scusate, non è vero che siamo liberi? E allora cosa volete che gliene freghi a un ateo di ciò che pensa la Chiesa?
Le alte sfere vaticane tuonano che con la discussione di questa legge "si vuole sradicare la famiglia". Beh, io non sarei così drastico. Pur convinto anch'io, infatti, che la famiglia debba essere composta da papà, mamma e figli legittimi, vedo nella discussione di questa legge un tentativo di riconoscere che, volenti o nolenti, alcune cose stanno cambiando. Si può essere d'accordo o meno, ma è sotto agli occhi di tutti. La società cambia (ripeto, nel bene e nel male, forse più nel male, vabbè) e la Chiesa dovrebbe adeguarsi e cercare di limitare alcune sue contraddizioni: non può ad esempio tuonare contro il divorzio e poi annullare i matrimoni quando vuole (e a chi vuole), non può gridare che bisogna cercare di combattere con ogni mezzo l'aids nel continente africano e non accettare il preservativo. Che si decida: o una cosa o l'altra.
E, soprattutto, si tenga fuori dalla politica. Se vuole dare direttive e consigli, benissimo, liberissima. Riconosca però l'altrettanto sacrosanto diritto di ognuno di ignorarli e di pensarla come crede.
IO sono per tutelare i conviventi, omo o etero non me ne frega. L'importante è che gli omosessuali non si ghettizzino da soli e rompano a noi le balotas.
RispondiEliminaPer la Chiesa: a me piace che dica la sua e che lo dica anche bene e sottolineato. Mi piace proprio perchè siamo liberi, seppur non di fatto.
Mah, guarda, in linea di massima sono anch'io per la tutela dei conviventi e a una loro equiparazione giuridica alle coppie regolarmente sposate. E, pur - ripeto - non vedendole di buon occhio (non ci posso far niente), non posso negare che in altri paesi il matrimonio tra persone di uno stesso sesso sia già una realtà.
RispondiEliminaSolo su una cosa non transigo: sono profondamente contrario all'adozione di figli da parte di coppie omosessuali. Un bimbo deve avere un papà e una mamma (regolarmente sposati o no non mi frega).
Coppie di fatto e riconoscimento delle coppie omosessuali, credo che siano due argomenti diversi perchè si parla di realtà diverse.
RispondiEliminaLe prime, le coppie di fatto sono un uomo e una donna che liberamente hanno scelto di vivere insieme ma senza voler dare a questa loro scelta una dimensione sociale ma interpretandolo come un fatto assolutamente privato. Tanto è vero che non si assumono nessun impegno davanti alla socièta. Detto questo non capisco perchè poi vogliano essere tutelati dalla società nei loro diritti quando poi hanno tenuto la società fuori da questo "evento privato" della loro vita.
Per quanto riguarda invece le unioni omosessuali io credo che sia anticostituzionale, fino a quando quest'utlima non sarà cambiata, riconoscere un tipo di unioni equiparandole in un certo senso al matrimonio.
Il matrimonio, in natura, essendo una istituzione per l'esrcizio dell'amore della coppia ma anche per la eventuale procreazione, mancando per ovvie ragioni il secondo elemento non può in alcun modo definirsi tale.
Questo ovviamente non significa che due persone dello stesso sesso non possano decidere di vivere insieme, nella sfera privata questo è sicuramente possibile.
Infine vorrei dire sulla presunta "ingerenza" del Vaticano su una legge dello stato italiano.
La presunzione che i cristiani non possano esprimere la loro opinione, mentre tutti lo possano fare contro i cristiani mi sembra davvero paradossale.
Signor Sacchini,
RispondiEliminaho letto il suo commento sui PACS.
Come Lei ha detto (era prevedibile la reazione del Vaticano) sapete bene quale è la morale che Gesù ci ha lasciato: la Chiesa (e tutti i battezzati sono "Chiesa = il corpo mistico di Gesù")ci ricorda solo questo. E per tutti senza imporre niente.
Occorre solo "aprire gli occhi e soprattutto il cuore" con sincerità
verso se stessi. Gesù ci ha lasciato soprattutto un Comandamento e che chiama "Suo" e nuovo "amatevi come io vi ho amato". Lui ha dato la Sua vita per tutti noi, anche per Lei.
Tutti quindi (anche noi laici = non religiosi) dobbiamo rispondere a questo invito, liberamente,
e dentro la nostra coscienza, con la nostra ragione, cercare di capire - sinceramente - cosa è bene e cosa è male. In questo ci aiuta anche il dialogo sincero con tutti, anche con chi la pensa diversamente da noi.
Le auguro sinceramente di trovare "quella voce" che nel suo più intimo vuole solo illuminarLa.
Con rispetto, Massimo
caro Sacchini,
RispondiEliminascrivi che non vedi di buon occhio le unioni di fatto, poichè concepisci la famiglia con un papà,uma mamma e figli legittimi.Ma sono proprio i pacs che, una volta approvati, legittimeranno i figli e direi anche parificheranno tutte le unioni (di fatto e matrimoni civili e religiosi)da cui i forti e robusti tuoni del Vaticano.Io considero i pacs una cosa buona, poichè normalizza e legalizza unioni che erano considerate e lo sono tuttora nulle.Dopo la approvazione della legge a mio avviso si sarà fatto un altro passo avanti (dopo divorzio e aborto) verso uno stato moderno e laico beneinteso che tutte le religioni possono esprimersi liberamente.
Dunque, vediamo di puntualizzare alcune cose.
RispondiEliminamaurizio mazzi: "...le coppie di fatto sono un uomo e una donna che liberamente hanno scelto di vivere insieme ma senza voler dare a questa loro scelta una dimensione sociale ma interpretandolo come un fatto assolutamente privato. Tanto è vero che non si assumono nessun impegno davanti alla socièta. Detto questo non capisco perchè poi vogliano essere tutelati dalla società nei loro diritti quando poi hanno tenuto la società fuori da questo "evento privato" della loro vita..."
Non vorrei sembrare puntiglioso, ma visto che è possibile divorziare, dove sta la differenza? Mi spiego. Chi va a convivere invece di sposarsi "ufficialmente" lo fa nella previsione che se qualcosa dovesse andare storto, ognuno a casa sua e amici come prima, senza tante complicazioni.
Nello stesso tempo, chi si sposa sa che se la cosa non dovesse funzionare o si attua una separazione o si divorzia. Anche in questo caso, quindi, ognuno a casa sua e amici come prima (si fa per dire, naturalmente); anche se ovviamente le conseguenze in questo secondo caso sono più "pesanti" (questione della separazione o comunione dei beni, impossibilità per chi crede di non poter avvicinarsi al sacramento della comunione, di non potersi risposare in chiesa, ecc...).
In sostanza è come se io facessi un contratto con una persona sapendo che poi, all'occorrenza, la legge mi permette di rescinderlo. A livello prettamente giuridico non vedo quindi grandi differenza tra questa scelta e quella di non fare nessun contratto. Non so se mi spiego.
> "...Il matrimonio, in natura, essendo una istituzione per l'esrcizio dell'amore della coppia ma anche per la eventuale procreazione, mancando per ovvie ragioni il secondo elemento non può in alcun modo definirsi tale..."
Come ho scritto nella mia risposta precedente, anch'io, pur nell'incertezza, in linea di massima sono di questo avviso.
> "...Infine vorrei dire sulla presunta "ingerenza" del Vaticano su una legge dello stato italiano.
La presunzione che i cristiani non possano esprimere la loro opinione, mentre tutti lo possano fare contro i cristiani mi sembra davvero paradossale..."
E infatti (io per primo) non ho certamente questa presunzione. Se rilegge bene il mio post, infatti, si accorgerà che io non ho scritto da nessuna parte che i cristiani non possano esprimere la loro opinione, anzi.
Se la chiesa si limitasse a esprimere la sua opinione sarebbe la benvenuta e, come ho scritto sempre nel mio post, eserciterebbe un suo sacrosanto diritto. Ma spesso non è così. Faccio solo un esempio. Molti ricorderanno che a giugno dell'anno scorso ci fu il famoso referendum sulla fecondazione assistita. Bene, in quell'occasione la CEI, per bocca di Camillo Ruini, invitò espressamente ad "astenersi dall'andare a votare". Questa non è un'opinione, è un invito a boicottare un preciso diritto/dovere previsto dalla legge e sancito dalla nostra costituzione, e cioè quello di esprimere la propria opinione. Ora, si converrà con me che almeno in questo caso la chiesa ha travalicato quello che può essere considerato un puro e semplice pensiero (che tra l'altro nessuno le ha negato di esprimere).
massimo: "...Come Lei ha detto (era prevedibile la reazione del Vaticano) sapete bene quale è la morale che Gesù ci ha lasciato: la Chiesa (e tutti i battezzati sono "Chiesa = il corpo mistico di Gesù")ci ricorda solo questo. E per tutti senza imporre niente."
Esatto, la Chiesa dovrebbe dare delle direttive, poi, in virtù di una cosa che si chiama libero arbitrio (contempltata anche nei vangeli, mi pare) ognuno dovrebbe poter essere libero di adeguarsi a queste direttive oppure no.
> "...Tutti quindi (anche noi laici = non religiosi) dobbiamo rispondere a questo invito, liberamente..."
Abbia pazienza, ma nelle parole "dobbiamo rispondere, liberamente" noto una lieve incongruenza: devo rispondere, o sono libero di non farlo?
> "In questo ci aiuta anche il dialogo sincero con tutti, anche con chi la pensa diversamente da noi.
Guardi, quando ho aperto il mio sito internet prima, e questo blog poi, ho impostato entrambi sul detto (mi pare di Voltaire) "non condivido ciò che dici ma darò la vita affinché tu abbia la possibilità di dirlo". Chi mi segue da un pò di tempo sa che ho sempre avuto questo tipo di approccio con tutti e con tutte le situazioni. Questa non fa eccezione.
> "...Le auguro sinceramente di trovare "quella voce" che nel suo più intimo vuole solo illuminarLa..."
La ringrazio dell'augurio. Voglio comunque precisare che, in attesa di trovare "quella voce" che vuole illuminarmi, io ho già una voce che mi ha illuminato da tempo, ed è rappresentata da una serie di cose che se anche non sono spiritualmente "elevate" come quella a cui fa riferimento lei, mi consentono comunque di vivere la mia vita con una discreta dose di serenità e appagamento.
@ latifo: diciamo che una cosa è non vedere di buon occhio i pacs, un'altra è tentare di impedirne la regolarizzazione attraverso la legge.
Se questa legge verrà attuata, a me andrà benissimo e non sarò certo io a scendere in piazza a manifestare.
Si ai pacs e non ai matrimoni tra i gay.
RispondiEliminaç Sacchini A.
RispondiEliminaSe mi è permesso vorrei precisare che sì la Chiesa (il Vaticano) può dire ciò che è più consono ai propri principi,ma sarebbe bene che ,come stato estero, lo dicesse attraverso la TV Vaticana e non attraverso la nostra TV.Invece si vede o meglio si sente il Pontefice o alti prelati o cardinali (Ruini ad es.) servirsi delle nostre emittenti per parlare delle loro cose.Non credo abbia importanza la "quantità" di persone che sono interessate ai messaggi è il principio che è sbagliato.Ma allora perchè non potrebbero farlo anche gli ebrei, i protestanti,i valdesi oggi gli islamici e gli animisti o altri??mi piacerebbe saperlo.
Ciao,
RispondiEliminaRiporto ciò che è stato scritto da Maurizio Mazzi e che non condivido: Tanto è vero che non si assumono nessun impegno davanti alla socièta. Detto questo non capisco perchè poi vogliano essere tutelati dalla società nei loro diritti quando poi hanno tenuto la società fuori da questo "evento privato" della loro vita.
Vorrei premettere che io sono ateo quindi in chiesa non vado!
Detto questo vorrei capire chi si sposa quale impegno si assume con la società?
Cioè da quando ti sposi come cambia il tuo rapporto con la società? Scusa ma mi fai sentire un alieno visto che io convivo felicemente da crca tre anni!!!
Vorrei anche far notare che da quello che leggo la maggior parte della gente sposata (e parlo anche di qualche amico/a) non mantiene affatto le promesse fatte ma sai l'uomo di per sè è peccatore!!!
Per concludere se io convivo...lavoro...mi comporto bene e ho dei figli perchè non devo essere tutelato come una persona sposata che comunque può liberamente divorziare?
Dimmi secondo te quanti sono convinti delle promesse fatte?
E poi perchè all'amore bisogna affiancare un contratto?
A me personalmente non piace!!!
Ciao.
Che i tempi cambiano è una notizia che risale al diluvio universale. Incominciò a piovere e non smise più per qualche settimana. I primi a perseguitare i cristiani sono stati proprio i politeisti romani che ammettevano tutti i culti e le opinioni, ma avevano individuato nel richiamo alla coscienza individuale da parte dei cristiani, il rischio più grave per il loro sistema basato sulla schiavitù e sull’adulazione del potere dell’Imperatore divinizzato.
RispondiEliminaDivorzio, aborto, convivenze, omosessualità ed eutanasia esistevano anche nell’antica Roma, come pure in Grecia. Da quello che sappiamo tali depravazioni non mancano in nessuna civiltà primitiva fra quelle recentemente scoperte. Nel corso della storia il vero cambiamento è stato quello portato dal cristianesimo. Chi si rifiuta di confrontarsi con la Chiesa cattolica perde il treno della storia, perché la Chiesa cattolica ci sarà ancora, mettiamo fra cento anni, ma anche prima, quando parlare di queste cose, comprese tutte le pratiche di ingegneria genetica e di clonaziona umana, farà lo stesso effetto che fa oggi parlare dei giochi cruenti al circo.
Nell’arena della comunicazione globale di fronte a dei cristiani inermi dobbiamo ancora fare i conti con quelli che dalle platee piegano l’indice e gridano: “Lasciateci divertire!”
Ho fiducia che queste grida scomposte non dureranno a lungo. I motivi sono vari: abbiamo i barbari alle porte (per altro più civili di quanto qualcuno vorrebbe presentarli, ma senz’altro non d’accordo su tutto quello che passa la nostra civiltà, anzi per tante cose sono sinceramente scandalizzati); si stanno esaurendo i combustibili fossili (il picco della produzione petrolifera secondo alcuni è già raggiunto e dal 2010 andremo a calare); abbiamo inquinato l’ambiente e il clima manda segnali preoccupanti (restano 10-15 prima di una modificazione senza ritorno.
Ballate pure sul ponte del Titanic e reagite male se qualcuno vi tira per la giacchetta; fra poco sarà troppo tardi per rendervi conto di essere ubriacati al limite del coma etilico. La barca è una sola, e quindi affonderemo tutti, ma al momento del naufragio la scialuppa di salvataggio la vedranno solo quelli che mantengono la mente sgombra dai fumi delle ideologie e dei vizi.