Leggo delle vicende del povero Povia - un cantante, sembra - e penso alla mia generazione cresciuta con Guccini, Dalla, De André, Bertoli, Conte, De Gregori.
Niente, tutto finito.
Leggo delle vicende del povero Povia - un cantante, sembra - e penso alla mia generazione cresciuta con Guccini, Dalla, De André, Bertoli, Conte, De Gregori.
Niente, tutto finito.
Si racconta in giro che il silenzioso e tranquillo Gentiloni, immune dalla sindrome del twittatore compulsivo da cui era affetto quella macchietta del suo predecessore, goda di una sostanziosa dose di consensi che tende col tempo a diventare sempre più corposa. Poi, intendiamoci, magari il suo governo porta avanti le stesse porcate di quello prima, e forse pure di peggiori, però vuoi mettere il valore aggiunto portato dal dare al popolino l'impressione di non esserci? Fare porcate senza dare nell'occhio. Renzi 'sta cosa qua mica l'aveva capita, e infatti l'ha pagata.
"Ba', ho finito il libro, ne hai qualcuno da consigliarmi?"
"Come no? Andiamo di là, nella libreria della sala, vediamo cosa c'è."
La soddisfazione più grande per un padre che legge è avere una figlia che legge.
Animali feroci che girano di notte in cerca di prede. Stavolta è successo qua a Rimini, città in cui sono nato e in cui per vari motivi bazzico praticamente tutti i giorni. Una Rimini che oggi mi è difficile riconoscere. Penso ai due poveretti, una coppia di giovani polacchi, che sono capitati in questa sorta di arancia meccanica balneare, e a cui probabilmente nessuno ha detto che in pieno notte sulla spiaggia di Miramare è meglio non avventurarsi. Tutti lo sanno, qua, io stesso ho sempre proibito alle mie figlie di farlo, anche se in compagnia degli amici, perché ombrelloni e cabine chiuse, nell'oscurità diventano il ritrovo di sbandati, relitti umani, delinquenti. Tutto ciò non vuole essere un'attenuante alla gravità di quanto è successo, non vuole essere una sorta di se la sono cercata o cose simili, non è nella mia natura concepire certi tipi di pensieri, ma vuole essere solo una cruda rappresentazione della realtà, senza voler ovviamente generalizzare né fare di ogni erba un fascio.
Altri animali girano in cerca di prede, animali meno feroci ma ugualmente pericolosi, sono i leoni da tastiera dei social network, quelli che di fronte a tragedie come questa, davanti alle quali ci dovrebbe essere spazio solo per la pietà e una silenziosa indignazione, imbastiscono discussioni lunari e assurde sull'etnia degli aggressori, come se alle due povere vittime, nei loro letti in ospedale, importasse qualcosa dell'etnia dei loro aguzzini, o come se servisse a dare una patente di maggiore o minore gravità a questa tragedia. Sono gli sciacalli 2.0, cresciuti a pane, ignoranza e vuoto di pensiero e di intelletto, quel vuoto su cui hanno costruito la loro fortuna politica (ed economica) certi personaggi che conosciamo fin troppo bene.
Sarà l'età, boh, a questo punto penso di tutto, sarà perché ormai le ore di sonno che mi servono sono quelle e farcene stare di più non è possibile. Saranno forse tutte queste cose insieme, chi lo sa? Fatto sta che, da un po' di tempo a questa parte, la domenica mattina mi sveglio presto, suppergiù in linea con gli altri giorni della settimana, attorno alle sei e mezza, sette, e non riesco in alcun modo a riprendere sonno. E allora cosa faccio? Leggo - sul mio comodino torreggia sempre una imponente pila di libri - spulcio i siti per vedere che durante la notte non sia successo qualcosa di nuovo rispetto a ieri sera (paranoia allo stato puro) e poi vengo qui a scrivere che non riesco a riaddormentarmi. A qualcuno dei miei trentadue lettori fregherà 'sta cosa, no?
Bergoglio piace, si sa - allo scrivente no, ma è cosa nota - basta che non si metta a parlare di migranti, perché altrimenti i fanatici delle tradizioni cristiane (presepi, croci ecc.) ci mettono un attimo a mandarlo a quel paese.
Fateci caso: gli stupidi e gli stronzi sono quasi sempre sgrammaticati. Prendete ad esempio il grandissimo stronzo che nel milanese ha lasciato il messaggio ingiurioso alla persona disabile che, giustamente, ha chiamato i vigili perché il posto auto che le spettava era abusivamente occupato dal tipo di cui sopra. Quali sono le due cose che saltano subito all'occhio leggendo il vile messaggio? Puntini di sospensione in quantità e punti esclamativi idem, oltre a un vistosissimo errore di grammatica nel termine handicappato.
I puntini di sospensione in quantità (se ne devono usare tre, non di più e non di meno) fanno dedurre che il poveretto non conosca una delle regole basilari del buon scrivere, e i punti esclamativi in quantità confortano e corroborano questa deduzione. Chi in vita sua ha aperto almeno un libro, sa che nessuno scrittore, se non in casi particolari e rarissimi, ha mai usato più di un punto esclamativo (o interrogativo) consecutivamente, così come nessuno scrittore degno di questo nome ha mai usato, né mai userà, un numero di puntini di sospensione diverso da tre. Aggiungiamo a tutto questo il vistosissimo errore grammaticale già accennato sopra e abbiamo il perfetto identikit dell'estensore di quell'obbrobrio: un somaro patentato.
Fateci caso: ignoranza, cinismo e stupidità vanno sempre a braccetto. Sempre. Chi ha un account su un qualsiasi social network è la prima cosa di cui si rende conto: le osservazioni e i commenti più intelligenti, civili, tolleranti e umani sono vergati sempre da persone che sanno scrivere bene, che non fanno errori di grammatica o di sintassi, ossia da persone abituate a leggere, studiare, documentarsi. I commenti più stupidi, cinici e beceri, invece, sono sempre sgrammaticati, cioè scritti da somari come quello che ha lasciato il messaggio al disabile.
Quindi, ricapitolando, la difesa della signora Pavone sta tutta nel fatto che sì, magari ha condiviso una bufala, ma se la suddetta bufala viene riportata da molti giornali potrebbe essere meno bufala e quindi passibile di essere ripubblicata tranquillamente senza farsi troppe domande.
Datelo a me un martello, va'.
Alla fine vince la paura, che lievita inesorabilmente ad ogni attentato. Adesso poi circola la voce che i prossimi saremo noi, e stiamo quindi giungendo allegramente al parossismo della paura, quella paura che ha il potere mai eguagliato da nient'altro di anestetizzare gli intelletti e la razionalità, già messi a dura prova dall'ignoranza dilagante generata da un trentennio di dittatura televisiva, prima, e dall'avvento dei social poi. E quindi, oscurato per benino ogni lume della ragione, ecco che ogni straniero è un potenziale terrorista, ecco che si stabiliscono inesistenti relazioni tra Ius Soli e terrorismo, ecco che si comincia a guardare con un barlume di sospetto il nostro collega di lavoro marocchino, quello con cui fino a ieri scambiavamo battute e sciocchezze.
È la paura, bellezza, quella fomentata ogni giorno dai professionisti dell'odio coi loro fogliacci buoni giusto per incartare il pesce, e forse neanche quello. La paura e i fomentatori di odio: i migliori alleati che i terroristi potevano sperare di trovare.
A me Fabrizio Bracconeri stava già sulle balle ai tempi in cui faceva certi telefilm idioti - era il periodo in cui ancora la tv la guardavo, non come adesso che la accendo solo per vedere Quark o qualche serie tv sulle chiavette usb. Un'antipatia, insomma, nata in tempi antichi e corroborata in tempi recenti dalla lettura dei suoi farneticanti e sgrammaticati deliri twitterini.
Pensavo che due cose sopravvivrebbero sicuramente anche a un asteroide che facesse piazza pulita di tutto: le polemiche sul palio di Siena e il meeting di Comunione e Fatturazione qua a Rimini.