venerdì 5 marzo 2021

Sulle banche

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Il denaro, dai tempi degli dèi dell'Olimpo, trova ora la propria dimora nelle banche. Il percorso è stato vario e anche accidentato, e in questo salto di secoli, guardando alle banche del tempo presente, si può facilmente rilevare che non hanno più nulla di sacro e certamente non sono gestite dagli dèi, ma da uomini che vedono soltanto il proprio tornaconto. Danno forza a questa conclusione tre caratteristiche assunte dal denaro.

La prima è che il valore delle monete (e della carta moneta) non ha più alcun riferimento all'oro, su cui dovrebbero fondare il loro senso; la quantità di denaro circolante non è fissata su un ubi consistam che ne rappresenti il valore. La seconda è che le banche non sono condotte da figure che ne garantiscano i diritti e l'interesse di chi affida loro il proprio denaro: l'istituto di credito è una società per azioni, in mano a privati che devono ottenere un dividendo, e pertanto la gestione del denaro depositato deve essere fruttifera per gli azionisti. La dimostrazione, perfino paradossale, è che i clienti ottengono quello che oggi si chiama "interesse negativo". I due termini "interesse" e "negativo" sono antinomici, quando, per definizione, un interesse dovrebbe essere positivo e occorrerebbe attribuirgli un'entità.

La terza caratteristica è nello statuto bancario che prevede, in caso di crisi dell'azienda e di rischio di bancarotta, che i gestori siano autorizzati a sanare i deficit usando il depositato dai clienti. Il quadro che ne emerge è che le banche sono un sistema che lucra sui depositi, senza che i clienti possano in alcun modo difendersi. Si tratta di una vera organizzazione di profitto mascherato che, ogni anno, dà agli azionisti i dividendi ottenuti dalle spese che i clienti devono sostenere per ogni operazione bancaria e contemporaneamente per una lenta svalutazione del potere di acquisto della carta moneta: operazione facile poiché manca, come abbiamo detto, qualsiasi riferimento a un valore reale in oro. Quest'attività di prodotto negativo potrebbe facilmente essere vista come un imbroglio, ma ne viene difesa falsamente l'immagine dallo Stato, che ha nel tempo coperto il proprio debito nazionale emettendo buoni del tesoro che ha collocato nelle banche. Un debito che non solo non viene pagato, ma aumenta con l'emissione crescente di buoni a coprire il debito in aumento dello Stato. Con un'ulteriore schematizzazione, possiamo dire che i depositi provenienti dal risparmio, dal lavoro, dalle attività produttive delle imprese, servono a sanare il deficit delle banche, deputate a coprire il deficit dello Stato comprando (con il denaro dei clienti) i buoni del tesoro. In poche parole, sconvolgenti e drammatiche, i cittadini sono spinti al risparmio, e quindi a rinunciare a benefici immediati, depositando il loro denaro che serve a coprire l'indebitamento dello Stato. Non solo, occorre aggiungere anche che l'intermediario di questa operazione, cioè le banche, deve produrre un beneficio destinato agli azionisti che, per definizione, ne sono i padroni in misura proporzionale alle azioni possedute.

Un esempio di questo mastodontico imbroglio che lo Stato mette in atto sui cittadini attraverso gli istituti bancari è dato dalla constatazione che la richiesta di un prestito è gravata da un costo travasato nelle quote distribuite ogni anno agli azionisti. È evidente che gli operatori, i manager delle banche, ottengono salari esorbitanti per compensarli dello svolgimento operativo che li pone sullo stesso piano degli imbroglioni e dei profittatori, di coloro che con belle maniere "rubano" sui risparmi, soprattutto dei cittadini. La differenza tra un malfattore e un bancario sta proprio negli "stipendi d'oro" di quest'ultimo. Da questa descrizione si evince che il denaro, come strumento di operazioni commerciali e di attività produttive fondato su un reale equivalente in valore oro, è diventato un mezzo di inganno per molti e di vantaggio per pochi. È un sistema che si sostiene giocando sulla credulità della gente comune e sull'ignoranza, da sempre la forza delle oligarchie e, ancora prima, delle dittature. Le persone che hanno ben presente questa realtà portano i loro averi in Stati piccoli, che non solo non hanno debiti, ma che non possono farne, come il Liechtenstein, il Lussemburgo, San Marino, il principato di Monaco, e in paradiso fiscali che diventano vere e proprie casseforti internazionali.
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(da Homo incertus. Il bisogno di sicurezza nella società della paura - Vittorino Andreoli)

3 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Ci ho lavorato fino a ieri, sarebbe di cattivo gusto parlarne male, visto che mi pagano la pensione.. ma tant'è.. una cosa che mi ha sempre dato fastidio è il garantire credito a chi assolutamente non ne ha bisogno, negandolo a chi invece necessiterebbe di un aiuto reale per la propria attività. la funzione di banca dovrebbe essere innanzitutto la facilitazione al credito, a ottenere aiuti. Invece ci si tiene al riparo innanzitutto. Non hai bisogno di soldi? Te li do. Una funzione praticamente inutile. Di zero utilità. Oppure ti faccio investire, con un interesse minimo per te e lucrosissimo per me. Poi ci sono i paradisi fiscali, grande fregatura per le banche e grande occasione per gli evasori. Ma quello è un discorso da affrontare a livello mondiale. E nessuno di quelli che "decidono" avrebbe da guadagnarci a regolarizzarlo..

Andrea Sacchini ha detto...

Il nocciolo della questione, alla fine, è che le banche hanno perso la loro funzione primaria e "nobile", diciamo così, che era quella di prestare soldi, anche rischiando, per fare sì che l'efonomia crescesse e si sviluppasse, e si sono trasformate in quel qualcosa così ben descritto da Andreoli nei passi che ho citato.

giorgio giorgi ha detto...

E per colorare la loro immagine di positivo comprano quadri di valore e danno piccolissime somme per favorire attività sociali...

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