martedì 1 dicembre 2020

Tempo e qualità del tempo

Sorrido sempre un po' leggendo le felicitazioni e i moti di sollievo generali relativi al fatto che questo orribile 2020 sta per finire, felicitazioni che presuppongono la speranza (convinzione?) che il nuovo anno sarà migliore. 

Non per rompere l'idillio, ma vorrei solo fare notare una cosa che in fondo è una banalità ma a cui magari, spesso, non si pensa: un cambio di data sul calendario non implica necessariamente un cambio di qualità della porzione di tempo che quel calendario misura. In altre parole, il passaggio 31.12 - 1.1 dal punto di vista della scansione del tempo è perfettamente uguale al passaggio 15.2 - 16.2, oppure 12.7 - 13.7 o qualunque altro si voglia prendere in esame. Immaginare quindi che passare dal 31 dicembre al primo gennaio significherà passare da un anno pessimo a uno buono è un po' come pensare che un panetto di burro c'entri con una ferrovia.

Ma noi, si sa, siamo da sempre inguaribili romantici e incalliti sognatori. E in fondo va bene così.

6 commenti:

Orlando Furioso ha detto...

Certo che hai ragione, è ovvio. Però la vita è anche fatta di riti e ritualità (e di speranze, perché no).
Credo che chiunque si renda conto che tra 31/12 e 1/1 c'è la stessa differenza che c'è tra 15/2 e 16/2, ma io credo che i simboli qualcosa (e anche più di qualcosa) contino.
Sto parlando un po' in astratto, perché poi sono il primo a non festeggiare "l'ultimo dell'anno" (niente cenoni da molti anni, anche perché spesso mio marito l'ultima notte dell'anno è in turno...), ma un po' me ne pento perché credo che qualsiasi motivo sia buono per festeggiare :)
"Ma noi, si sa, siamo da sempre inguaribili romantici e incalliti sognatori. E in fondo va bene così."
Infatti.
Ciao!

MikiMoz ha detto...

Yes, ragioniamo a compartimenti stagni, per convenzione.
E se per tante cose è utile scandire il tempo, e quindi dare dei paletti per cambiare, è chiaro che altro non dipende da noi..., anche a me fa ridere questa cosa XD

Moz-

Andrea Sacchini ha detto...

Certo che la vita è fatta di ritualità (dillo a me). Ho solo voluto mettere l'accento sul fatto che, a volte, il ricorso all'astrazione è totalizzante ed esclusivo, facendo dimenticare la parte razionale del nostro ragionare. Parte che a me, invece, non dispiace tenere sempre ben presente.
Ciao Orlando.

Andrea Sacchini ha detto...

Per convenzione, sì, ma forse anche per abitudine, radicata in noi dal fatto di essere nati e di vivere in contesto sociale dove al ragionare a "compartimenti stagni" è sempre stata data molto importanza. Fin troppa, direi.
Ciao Moz.

Guchi chan ha detto...

Mi viene da ridere. Tempo fa ho letto un libro sulla consapevolezza e diceva che una delle trappole in cui le persone cadono più di frequente è proprio credere che un cambiamento esterno significhi chissà che cosa.

Andrea Sacchini ha detto...

Mah, sai, ognuno trova i propri "trucchi" per cercare di lenire il piattume e l'ineluttabilità di ciò che lo circonda.

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