domenica 22 novembre 2020

Parole amate

Stavo pensando che gran parte della mia vita si svolge in mezzo alle parole. Parole lette (una marea) e parole scritte (una marea più contenuta ma comunque importante, come testimoniano gli oltre 8000 post vergati su queste pagine). Le parole sono affascinanti. Quando si vive con le parole si impara ad amarle, anche a rispettarle, e ciò genera in chi vive con esse quel senso di fastidio che nasce quando ci si accorge che spesso vengono usate a caso, oppure che si eccede in strumentali forzature semantiche che ne alterano il significato precipuo. 

Certo, la lingua non è qualcosa di statico, granitico; evolve, cambia, si modifica. Se leggete Buzzati, ad esempio, ma anche altri dello stesso periodo, trovate valige invece di valigie. E va benissimo, perché fino alla metà del secolo erano corrette entrambe le diciture, a differenza di oggi. Amo talmente le parole che ho intenzione di comprare un dizionario etimologico. Sì, lo so, c'è Google, ma lo voglio cartaceo, come cartacei sono tutti i libri che leggo. 

Anni fa, ricordo, tenevo un dizionario sottomano ogni volta che leggevo un libro di Umberto Eco, perché in alcuni suoi romanzi sono frequentissimi lemmi difficili (per me) e desueti, e io volevo sapere cosa significavano. L'ho un po' odiato, per questo, a Eco, odio che poi spariva davanti alla bellezza di opere come Il pendolo di Foucault o L'isola del giorno prima. Voglio un dizionario etimologico perché amare le parole significa anche essere curiosi relativamente alla loro origine: come sono nate, come si sono formate, se derivano da radici greche o latine e così via.

Molti anni fa, quando io ero piccolo e la televisione aveva ancora un minimo di funzione educativa, prima di ridursi a quella specie di cloaca con la missione di uccidere il pensiero che è poi diventata con l'avvento del berlusconismo (ma anche prima), c'era una trasmissione in fascia preserale che si chiamava Parola mia. Era condotta da un garbatissimo Luciano Rispoli a cui era affiancato uno dei maggiori studiosi della lingua italiana dell'epoca: il professore Gianluigi Beccaria. Una trasmissione tutta dedicata alle parole e alla lingua italiana, che oggi farebbe ascolti da prefisso telefonico ma che allora, quando in giro c'era ancora un po' di interesse per la cultura, era seguitissima. Credo che buona parte della mia passione per le parole sia nata anche da lì, tra le altre cose. 

Stephen King ha scritto, una volta, nella postfazione di un suo libro di cui non ricordo più il titolo: "Bisogna essere ghiotti di parole, bisogna tuffarcisi e rotolarcisi in mezzo. Le parole sono come l'aria, senza non si vive." Esagerata, certo, come affermazione, ma l'idea la rende benissimo.

7 commenti:

Gabriele ha detto...

ed è ancora bello lucido per avere 84 anni passati, quasi 85 tra poco :-)

https://www.youtube.com/watch?v=7K-dz2IiMug

Andrea Sacchini ha detto...

Ma pensa te. A me sembrava di ricordare che se ne fosse andato già da qualche anno. Mi sbagliavo. Meglio così :-)

giorgio giorgi ha detto...

Non so se conosci il sito www.unaparolaalgiorno.it . Se ti abboni (40 euro all'anno, credo) ogni giorno all'ora che vuoi, ti mandano la storia etimologica accurata di una parola. Sembra una scemata, ma se sei appassionato di etimologia te lo consiglio perchè generalmente sono molto molto bravi e simpatici nello scrivere. Mia moglie l'ha voluto l'anno scorso come regalo e quest'anno ha rinnovato l'abbonamento. Poi fanno anche iniziative varie, come pubblicare libri sulla lingua e l'etimologia. Guardalo, credo che per qualche giorno te lo fanno anche provare gratis!

Andrea Sacchini ha detto...

Molto molto interessante. Grazie, Giorgio.

silvia ha detto...

Con parole mie,
Non perdevo una puntata!

silvia ha detto...

Sicuri che una parola al giorno sia a pagamento?
A me arrivava gratis ..

Andrea Sacchini ha detto...

Neppure io.

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