giovedì 7 novembre 2019

Cattolici che non sanno

Mi sono reso conto, e me ne rendo sempre più conto, specie parlando con cattolici o sedicenti tali (nel mio giro di amici e colleghi di lavoro ne ho abbastanza), di sapere di cristianesimo più io, che cristiano non sono, di molti di essi. Non è una critica, badate bene, è una semplice constatazione. Ho letto molti saggi sulla storia del cristianesimo, è vero, e quando me ne capita qualcuno sottomano ne leggo ancora, cosa che immagino molti "fedeli della domenica" non abbiano mai fatto, e quindi, in fin dei conti, è abbastanza normale che ne sappia più io di costoro.

Non mi riferisco a complicate controversie teologiche, sulle quali non mi permetteri mai di mettere becco, ma anche a cose piuttosto basilari. Un mio collega di lavoro, ad esempio, mi ha mostrato tutta la sua incredulità quando gli ho fatto notare che nessuno sa chi abbia scritto realmente i quattro vangeli canonici (questa cosa la ammette la stessa Chiesa), fittiziamente attribuiti ai quattro evangelisti che tutti conosciamo. Così come quando faccio notare che non esiste una sola riga della Bibbia di cui si possa dire con certezza chi l'abbia scritta, quando l'abbia scritta, come l'abbia scritta e come si leggeva quando è stata scritta, e che molte delle storie lì raccontate, come ad esempio la Creazione o il diluvio universale ma anche altre, siano riproposizioni di miti già noti da millenni e risalenti ad antiche civiltà sumeriche e babilonesi (il diluvio, ad esempio, non è nient'altro che la riproposizione dell'epopea di Gilgamesh, poema mesopotamico risalente al VII secolo avanti Cristo).

Si potrebbe continuare. Pochissimi cattolici sanno ad esempio che il concetto di anima (vedi Galimberti), e relativa immortalità, nella tradizione giudaico-cristiana non è mai esistito. Fu Sant'Agostino a prelevarlo dalla cultura dell'antica Grecia (il concetto di anima lo inventò Platone) e a trapiantarlo nel cristianesimo. Tanto è vero che quando in chiesa si recita il Credo non si dice di credere nell'immortalità dell'anima ma nella risurrezione dei corpi. E a volte mi chiedo come sia possibile credere in una religione, qualsiasi religione, senza conoscerne almeno l'ABC. Paradossalmente - neanche tanto, poi - avendo anche un certo numero di colleghi di religione musulmana, mi sono reso conto che sanno molto di più loro della loro religione dei cattolici del Cattolicesimo.

7 commenti:

sinforosa c ha detto...

Quello che dici è vero, senza voler fare di ogni erba un fascio, purtroppo molti cristiani cattolici battezzati, che hanno ricevuto anche altri sacramenti e magari si sono sposati in chiesa e hanno fatto battezzare i loro figli, sono cristiani cattolici per tradizione e non per convinzione e questo è il risultato.
A scuola i bambini musulmani conoscono le loro preghiere, i bambini battezzati no e questo significa che i genitori, che hanno voluto donare loro il dono grande del Sacramento, non ne hanno compreso il significato.
La fede in Cristo non è una dottrina è una persona e se ci si innamora di lei, attraverso la conoscenza e la vicinanza, non si può che desiderare di starle accanto e di conoscerla sempre di più, è questo che sovente manca nei battezzati: conoscere Cristo per poi innamorarsi perdutamente.
sinforosa

Andrea Sacchini ha detto...

Nel discorso della fede non entro, perché non essendo io credente non posso naturalmente dire nulla. Nel mio post mi limito solamente a osservare come in generale tra i cattolici ci sia molta ignoranza riguardo alle materie di fede, cosa che in altre credi religiosi è meno marcata. Poi magari questa cosa non è importante, e chi crede lo può fare benissimo pur sapendo poco o nulla relativamente a ciò in cui crede. Anzi, paradossalmente, credo proprio che tutto ciò abbia una sua ratio, dal momento che fede e conoscenza sono abbastanza antitetiche. Ricordo che uno scrittore, mi pare fosse Augias ma non sono sicuro, disse che se molti credenti leggessero la Bibbia smetterebbero di credere. Naturalmente Augias non teneva conto del fatto, che evidenzi bene tu, che la fede vera e non quella improntata alle abitudini è un "innamoramento", e si sa che l'amore è cieco.
Ciao.

sinforosa c ha detto...

In questo caso l’amore è ben vedente, perché il Cristo è salito davvero sulla croce ed è davvero risorto in quanto se ciò non fosse, vana sarebbe la nostra fede, così ci esorta san Paolo, un non credente convinto.
Il cristianesimo si fonda sulla risurrezione di Cristo e su questo fatto, sebbene incredibile, ci sono testimoni oculari. Se poi uno non vuole crederci è liberissimo di farlo, persino ai tempi di Gesù ci sono state persone che pur avendo visto non hanno creduto, ma non dimentichiamo che è la risurrezione di Gesù che fa la differenza rispetto a tutte le altre fedi.
Certo che poi la fede è un dono che bisogna desiderare di avere e far accrescere. L’ultimo libro di Augias, se non ricordo male, parla dei personaggi del Vangelo; molto probabilmente lui, che da sempre si ritiene ateo, è affascinato dalla figura di Cristo da sempre.
“Tu mi hai sedotto Signore e io mi sono lasciato sedurre” Geremia 20,7.
A volte coloro che si reputano atei sono più interessati a Cristo di coloro che si reputano cristiani, solo il Signore sa di che pasta siamo fatti, non per niente è nostro padre-madre. Buona giornata.
sinforosa

Romina ha detto...

Ciao, Andrea.
La dottrina cristiana è molto complessa. Basti pensare che, fin dai primi secoli di diffusione del cristianesimo, numerosissime furono le discussioni teologiche, vive soprattutto nella parte orientale dell'impero romano, più vivace culturalmente rispetto alla parte occidentale, nella quale l'impero si stava sfaldando.Le discussioni teologiche erano a volte estremamente complicate e minuziose, tanto che sono interessanti anche da un punto di vista filosofico e laico per la loro profondità speculativa. Però questa difficoltà è stata una delle ragioni per cui, quando l'Islam avanzò, riuscì a imporsi e far sì che molti cristiani si convertissero: la religione islamica era molto più semplice, di immediata comprensione, e non era attraversata da laceranti discussioni dottrinali.

Peraltro queste discussioni teologiche erano e sono segno anche di grande ricchezza intellettuale, che va riconosciuta a prescindere dall'aver fede o meno, e c'insegnano che le religioni non sono tutte sullo stesso piano, non sono tutte uguali. Hanno dei denominatori comuni, ma anche parecchie differenze. Cristo e Maometto, ad esempio, non sono figure sovrapponibili.
Che molti cattolici non conoscano bene le implicazioni della loro fede è dunque normale, proprio perché la dottrina cristiana è complicata.

Romina ha detto...

Augias è un ebreo ateo, che però ha dichiarato più volte la sua profonda ammirazione per la figura di Cristo. La sua posizione è quella propria di una parte del pensiero progressista e di sinistra: non si ha fede, non si ritiene Cristo figlio di Dio, ma si riconosce la portata e l'importanza etica del suo insegnamento e lo si rispetta.

Andrea Sacchini ha detto...

@Sinforosa, il cristianesimo si fonda sulla risurrezione, è fuor di dubbio. Quella risurrezione definita da Nietzsche "il colpo di genio del cristianesimo", che le permise di sbaragliare la "concorrenza", se mi passi il termine. In effetti fu la prima religione a dire alla gente "Voi non morirete mai", ed è facile intuirne la portata rivoluzionaria.

Per quanto riguarda il fatto che la suddetta risurrezione sia effettivamente avvenuta con tanto di testimonianze oculari, beh, lì ci andrei un pochino più cauto, per tutta una serie di motivi. Il primo dei quali è che è storicamente provato che i vangeli si cominciò a metterli per iscritto solo sessanta/settanta anni dopo la morte di Gesù, in precedenza c'era stata di quei fatti e di quegli avvenimenti solo una trasmissione orale. Ed è altrettanto inconfutabile che i quattro vangeli canonici (i tre sinottici più quello di Giovanni) sono il risultato di secoli di selezione tra tantissimi vangeli ritenuti arbitrariamente dalla Chiesa (su quale base non è dato sapere) non veri o non confacenti alla dottrina ufficiale. Ora, che attendibilità può avere una trasmissione orale che si perpetua per decenni? Se io, ad esempio, mettessi in circolazione una storia in un gruppo di conoscenti, dopo una settimana quella storia mi ritornererebbe profondamente modificata se non totalmente cambiata, figurarsi dopo settant'anni!

Sempre restando alla storia e ai fatti, è palese (se il tuo parroco è onesto te lo può tranquillamente confermare) che non esistono testimonianze scritte di cronisti contemporanei a Gesù. Le uniche notizie reali di cui abbiamo documentazione sono poche righe dello storico Svetonio, il quale nei suoi scritti parlava brevemente (una quarantina di righe, mi pare) di questo Gesù come uno dei tanti predicatori apocalittici che giravano per i villaggi della Giudea. Nient'altro. E non è che di quei tempi e di quel periodo ci siano arrivate poche notizie o poca documentazione: tutt'altro. Eppure di quel Gesù ci sono arrivate solo poche righe documentate. E la cosa, converrai, è quantomeno strana dal momento che, come ci raccontano i vangeli, Gesù non doveva essere uno che passava inosservato (guarigioni, miracoli ecc.).

A tutto questo si aggiunge il fatto che la risurrezione, e successive apparizioni ai discepoli e alle donne, è uno dei racconti in cui maggiori sono le discordanze e le contraddizioni tra i quattro vangeli. Addirittura, nella versione originale del più antico vangelo canonico, quello di Marco, la risurrezione semplicemente non c'è. Il racconto si limita a dire che tre donne si recarono al sepolcro la domenica mattina presto e "videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura". Il giovane disse loro che Gesù era risorto ed esse "fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e spavento, e non dissero niente a nessuno perché avevano timore". Secondo la stessa edizione ufficiale della CEI i didici versetti successivi, che raccontano frettolosamente le apparizioni del risorto e la sua assunzione, "sono un supplemento aggiunto in seguito".

Ora, mi chiedo: com'è possibile che l'evento cardine su cui si impernia una religione che contempla un miliardo di fedeli nel mondo sia raccontato in maniera così raffazzonata, imprecisa, discordante e contraddittoria? Non vorrei essere frainteso. La mia non non è, come ho scritto nel post, una critica o un tentativo di convincere chi crede a non credere, ci mancherebbe altro, ho solo voluto elencare i motivi (non tutti, non avrei né il tempo né lo spazio per farlo) che mi fanno ritenere la religione cattolica non credibile e sicuramente non meritevole di attenzione. Detto questo, non ho assolutamente niente contro chi crede, al contrario a volte mi capita di invidiarlo perché ha qualcosa che a me non è stato dato e che, a dirla tutta, non ho mai sentito il bisogno di cercare. E parte di quest'invidia nasce dall'entusiasmo che vedo in chi, credente vero, parla della propria fede.

Andrea Sacchini ha detto...

@Romina, concordo col tuo commento: la storia della definizione di un canone univoco (che tra l'altro neppure oggi è stato raggiunto) è costellata di secoli di discussioni, spesso con morti e feriti. Curiosamente, la prima di queste discussioni si ebbe tra Pietro e Paolo nel primo concilio di Costantinopoli, dove si narra che i due arrivarono quasi alle mani. Pietro infatti voleva che il nascente Cristianesimo restasse limitato alla cerchia del popolo giudeo, Paolo voleva estenderlo anche ai gentili, cioè a tutti. Vinse Paolo, naturalmente, tant'è che oggi la maggior parte dei teologi sostiene che il vero fondatore del Cristianesimo fu lui e non Gesù, il quale tra l'altro non ha mai detto da nessuna parte di voler fondare una Chiesa, ma questo è un altro discorso. E comunque sì, la dottrina cristiana è complessa, ma per certi versi anche affascinante e interessante perchè le sue speculazioni sconfinano nell'etica, nella sociologia, nella filosofia, nell'antropologia, e quindi è naturale che i curiosi come me ne siano attratti, anche se non assolutamente non credenti.

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