lunedì 7 gennaio 2019

Quando le vittime del razzismo eravamo noi

Nel secondo volume del poderoso saggio Storia dell'emigrazione italiana, Donzelli editore, c'è un capitolo intitolato Brutta gente. Il razzismo anti-italiano.

Che gli immigrati italiani che dal Rinascimento ad oggi hanno invaso ogni angolo del globo non fossero, a volte, ben visti (eufemismo) è cosa nota. Quello che forse è meno noto è che spessissimo questi episodi di intolleranza e razzismo anti-italiano si sono trasformati in veri e propri pogrom.

Dagli USA all'Argentina, dalla Francia alla Svizzera, dalla Germania all'Australia e altrove, non c'è stato posto in cui gli immigrati italiani, specie nei decenni a cavallo tra il XIX e XX secolo, non siano stati fatti oggetto di persecuzioni, cacce all'uomo, linciaggi, aggressioni, attentati, impiccagioni, processi sommari, atti spesso motivati dalle stesse accuse che noi oggi rivolgiamo agli immigrati che arrivano da noi: furto di lavoro, diffusione di malattie e quant'altro.

Persecuzioni per la maggior parte basate su stereotipi, luoghi comuni, false dicerie utilizzati come pretesti per mascherare un razzismo anti-italiano a quei tempi radicatissimo ad ogni latitudine. La storia si ripete sempre, spesso a parti invertite.

2 commenti:

  1. Verissimo, anche se chi oggi si sente superiore (e qui mi verrebbe di aggiungere un pernacchione infinito) ti direbbe che no, che noi eravamo diversi, che noi eravamo un'altra storia, ma per lo più si tratta di gente che "direttamente" non sa nulla di emigrazione, oppure, peggio, si tratta di gente che deve sempre sentirsi un po' migliore degli altri in virtù di non si sa quale divina discendenza...

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