mercoledì 1 novembre 2017

Nel buio degli anni luce



Interessantissimo questo saggio di Piero Angela in cui mi sono imbattuto per caso in biblioteca. In primo luogo perché Angela è Angela, e sulla sua capacità di catturare l'attenzione e tenere alto l'interesse non si discute - il libro l'ho praticamente divorato - sia che conduca una trasmissione televisiva o che scriva un libro; in secondo luogo perché questo saggio è stato pubblicato nel 1977, esattamente quarant'anni fa, e se si leggesse senza guardare la data di pubblicazione si potrebbe tranquillamente dire che sia stato pubblicato oggi. Questo da un lato sorprende, dall'altro amareggia, perché tutte le infauste previsioni contenute nel libro, fatte all'epoca da scienziati, economisti, studiosi, si sono puntualmente avverate e sono oggi sotto gli occhi di tutti.

Il libro, riassumendo brutalmente, racconta di come nei primi anni '70 fossero già ben evidenti i primi segnali di un imminente futuro all'insegna del declino e della povertà su cui il nostro paese, e non solo, si stava avviando. Problemi, questi, conseguenza di uno sviluppo improvviso veloce, quasi sfrenato, ma non sostenibile e che non riguarda solo il nostro paese ma tutta la parte ricca del pianeta. Nel libro questo concetto è reso bene da un esempio fatto da un biologo californiano, Jonas Salk, scopritore del vaccino antipolio, il quale dice: "Se in un sistema chiuso si mettono dei moscerini si può osservare che essi si moltiplicano seguendo una curva di sviluppo a S; cioè, dapprima rapidamente, poi più lentamente, fino a raggiungere un equilibrio con l'ambiente in cui si trovano. [...] Significa che in un sistema chiuso, e il nostro pianeta è un sistema chiuso, una crescita non può andare oltre certi limiti senza provocare rotture di equilibrio con l'ambiente. Nel nostro sviluppo umano sta accadendo qualcosa di simile. Siamo arrivati al punto critico di questa curva a S e stiamo cambiando tracciato. E questo cambiamento di tracciato ci sarà indipendentemente dal fatto che lo vogliamo o no. Tutta sta a saperlo gestire."

Naturalmente non siamo stati capaci di gestirlo e lui adesso si gestisce da solo. Già quarant'anni fa eravamo stati avvertiti che le risorse del pianeta non sono infinite, e se si fosse proseguito con uno sviluppo scellerato e senza senso e con l'andazzo che il 20% della popolazione consuma l'80% delle risorse (tra l'altro per gran parte depredate a quei paesi che oggi giustamente s'incazzano e bussano alle nostre porte) si sarebbe andati a sbattere. Ce ne siamo fregati. Siamo andati a sbattere. E la botta è appena all'inizio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

leggo solo testi del Cavalier Mazzucco di Luogocomune.

Andrea Sacchini ha detto...

Molto istruttivi, direi.

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