sabato 9 settembre 2017

Carabinieri e responsabilità

Una vita fa, credo attorno ai diciannove anni o giù di lì, fui fermato per un controllo da una gazzella dei Carabinieri a Rimini, sul ponte di Sartini. Non era un appostamento fisso, li avevo dietro già da un po' e infatti andavo piano perché appunto li avevo notati. A un certo punto mi superarono e mi misero la paletta obbligandomi ad accostare. Scese dalla gazzella un carabiniere che dimostrò fin da subito una certa dose di arroganza mista a strafottenza. All'epoca giravo con una vecchia Talbot Horizon con l'impianto a metano. La macchina cascava letteralmente in pezzi. Sul tetto svettava l'antenna del CB, alta circa un metro e mezzo, e il retro era tempestato di adesivi di ogni tipo, appiccicati da me perché mi pareva facesse figo (abbiate pazienza, ero giovane e scemo). Insomma, era un catorcio che non passava inosservato e non mi sorprese più tanto il controllo in cui incappai. Nonostante la macchina cascasse in pezzi era perfettamente in regola con tutto, e il carabiniere, dopo aver spulciato tutta la relativa documentazione (volle vedere perfino la concessione per l'utilizzo del CB, all'epoca rilasciata, su richiesta, dal Ministero delle poste: era in regola anche quella), non riuscì ad aggrapparsi a niente per potermi "incastrare". Quando chiesi se fosse tutto a posto mi rispose con un'altra domanda, che ricordo perfettamente: "Cosa sono tutti quegli adesivi? Mi sembra la macchina degli zingari!" Se un carabiniere mi facesse oggi una simile stupida osservazione gli risponderei per le rime, ma all'epoca ero giovane, neopatentato e ancora investito di quella sorta di leggero timore reverenziale nei confronti di un'autorità pubblica. Quindi non replicai. Alla fine fui multato con la motivazione che la targa posteriore era sporca e quindi difficilmente leggibile: 25000 lire di allora. Quel carabiniere voleva multarmi, era chiaro, sarebbe stato un colpo terribile per il suo orgoglio tornare alla gazzella con le pive nel sacco, e si aggrappò a quella minuzia pur di poterlo fare.

All'epoca pensai che si trattava semplicemente di un carabiniere stronzo in cui ero sfortunatamente incappato e la chiusi lì. Non mi venne assolutamente da pensare che l'intera Arma dei carabinieri fosse composta di stronzi, e neppure adesso, a distanza di quasi trent'anni da quell'episodio, lo penso. Il concetto è semplice, elementare, ed è valido sempre, anche di fronte a presunte nefandezze come quella di cui sono accusati i due carabinieri di Firenze o come quella perpetrata dai quattro balordi qua a Rimini la settimana scorsa. La responsabilità è sempre personale, un concetto semplice, talmente semplice che molti sui social non sembrano averlo afferrato.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

io non la penso così. La responsabilità personale vale solo se si normali cittadini. Per alcune categorie la responsabilità penale decade. le categorie sono: politici, magistrati, vip e tutti coloro che indossano una divisa. In tal caso vanno sempre considerati innocenti anche se colpevoli.

Andrea Sacchini ha detto...

Toh, era da un po' che non capitava un troll da queste parti :)

Francesco ha detto...

Certo che passa della strana gente da qui :-)

Andrea Sacchini ha detto...

Sì, ogni tanto qualche elemento bizzarro passa :)

Pedro ha detto...

I bòcia merda che vogliono a tutti i costi far carriera ci sono sempre nell'arma; infangano l'uniforme, ma nessuno si osa dir loro tanto così.

adal1274 ha detto...

molti italiani hanno una passione per le divise. Gregari e pavidi.
Sui carabinieri è stato detto di tutto e sono state scritte diverse barzellette, a volte a ragione.
In questo caso occorrerebbe scrivere un trattato sulla stupidità di questi due signori. Come potevano pensare (se la notizia verrà confermata) di farla franca?

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