lunedì 20 marzo 2017

Riflessioni sul colpo della strega

Credo che il presente post sia il primo, dei quasi settemila presenti in questo blog, vergato da un cellulare in una posizione eufemisticamente scomoda - steso sul letto, prono, appoggiato sugli avambracci. Anzi, non è che credo, sono sicuro, perché se avessi provato altre volte un male così, lo ricorderei. Per la serie cose che racconto ai miei trentadue lettori senza che a loro possa fregare di meno, infatti, metto tutti al corrente del fatto che da sabato pomeriggio sono bloccato a letto vittima di quella diabolica patologia che viene comunemente indicata con colpo della strega - dal punto di vista medico è una contrattura dei muscoli della zona lombo-sacrale, ma se andassi da chicchessia a raccontare di essere stato vittima di una contrattura dei muscoli della zona lombo-sacrale, potrei anche essere visto come uno in preda a deliri e farneticazioni. Tutto è cominciato sabato pomeriggio mentre, piegato, stavo sistemando posate e stoviglie nella lavastoviglie. Ero appunto piegato e... sono rimasto piegato, semplicemente e drammaticamente, e ogni tentativo di rialzarmi dava il la a poderosi sciami di fitte dolorosissime. Lentamente, sono poi riuscito in qualche modo, con l'aiuto di Chiara, ad arrivare al letto, letto su cui appunto staziono ininterrottamente da quel maledetto sabato pomeriggio.
Il colpo della strega presenta alcuni indubbi lati positivi. Uno, ad esempio, è quello di ritrovarsi da un momento all'altro con una gran quantità di tempo libero, che nel mio caso per la maggior parte occupo leggendo libri - non avreste mai indovinato, eh? - oppure immergendomi in profonde riflessioni intime finalizzate a cercare di fare luce su alcune delle fondamentali questioni che l'uomo si pone da quando ha messo piede sul globo terracqueo, del tipo chi siamo? Dove andiamo? Insomma, quella roba lì. Avete capito, no? Il senso della vita, della morte, del dolore e via discorrendo. Tra l'altro, la domanda sul senso del dolore in questo frangente la trovo particolarmente pregnante, come immaginerete. Accanto a questi pochi lati positivi, però, ce ne sono almeno altrettanti negativi. Su tutti spicca un male boia, per usare un'aulica perifrasi. Chi non ha mai avuto a che fare col colpo della strega si immagini un mal di schiena molto forte e lo moltiplichi per dieci. Fatto? Ecco. C'è poi il problema dell'immobilità forzata nel letto, e di lì non si scappa perché qualsiasi posizione che si tenti di assumere all'infuori di quella, compresa il semplice sedersi sul letto, produce la poderosa serie di dolorosissime fitte di cui sopra. A questo si aggiunge il problema della necessità di assistenza continua necessaria per svolgere le operazioni più banali, dal mangiare al lavarsi i denti e tutto il resto. Fortunatamente, con moglie e due figlie in casa, l'assistenza è bene o male assicurata, ma si tratta comunque di disagi a cui non si è abituati e con cui bisogna fare i conti.
Tra le tante riflessioni esistenziali di cui sopra, su una ho indulto con particolare enfasi. Mettendo bene in rilievo le dovute e indispensabili differenze, il mio pensiero andava a tutte quelle persone che per i più vari motivi sono costrette a letto senza alcuna speranza di potersi un giorno rialzare. Per dire, io sono bloccato a letto da due giorni e già non ne posso più; Dj Fabo, solo per fare un esempio tra i tanti, di cui molto si è parlato nelle settimane scorse, è rimasto un anno e mezzo a letto, in una condizione di tetraplegia e completa cecità. Io almeno posso leggere, scrivere, vedere il cielo dalla finestra, se mi stanco di stare prono posso mettermi supino e viceversa, lui non poteva fare niente di tutto ciò: un anno e mezzo bloccato come una mummia in un letto, e quando ha implorato di poter porre fine a ciò che non considerava più vita, si è trovato di fronte a un milione di difficoltà e a una pletora di stronzi farabutti in giacca, cravatta, e soprattutto tonaca, che hanno strillato come ossessi in difesa di una ridicola e anacronistica sacralità della vita e di un grottesco antropocentrismo di matrice tipicamente cattolica (l'antropocentrismo è in generale un elemento fondante di ogni monoteismo, ma si sublima in particolare nel cattolicesimo). E quindi il poveretto è dovuto andare in Svizzera, come fanno tutti quelli che ne hanno la possibilità, mentre quelli che non ce l'hanno sono costretti a restare prigionieri qui, in balìa di uno Stato e di un sistema legislativo e sociale ideato, pensato e costruito coi mattoni del cinismo, degli interessi particolari invece che generali, e sull'inciviltà, quell'inciviltà che vede un Parlamento iper affollato quando si deve votare il salvataggio di un Minzolini qualsiasi, deserto quando si deve discutere di testamento biologico. Vabbe', lasciamo stare.
Butto un occhio alla finestra e vedo che il giorno già volge al declino, e mentre fisso il cursore che lampeggia penso al percorso che ho fatto per arrivare dal colpo della strega a Minzolini. Ah sì, ricordo. A questo punto dovrei rileggere il post per controllare che non abbia fatto errori, che le concordanze siano corrette, ma non ne ho voglia, già è abbastanza problematico scrivere col cellulare, e poi non ho più tempo, devo cambiare posizione, la schiena lo esige.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea. Sono uno dei tuoi 32 lettori, quantunque - dando un'occhiata ai followers risulterei essere il 42esimo.
Ti faccio i miei auguri per una pronta ripresa: i tuoi post sono sempre preziosi.

Andrea Sacchini ha detto...

Diciamo che 32 è un numero inventato da me, la cui scelta è stata dettata da ragioni puramente fonetiche (mi piace il suono prodotto dalla parola trentadue). In realtà ogni post ha un numero diverso di lettori, determinato da tanti fattori relativi alle per me oscure dinamiche del web. Comunque sia, grazie per gli auguri e le belle parole.

Francesco ha detto...

L'ho avuta anch'io un paio di anni fa e ci sono andato dietro una decina di giorni, spero che tu faccia prima.

Andrea Sacchini ha detto...

Molto rincuorante, devo dire.

Unknown ha detto...

Buongiorno, qui un medico anziano con storici problemi di schiena. Vada di diclofenac senza farsi scrupoli e trovi un ottimo osteopata! Farsi trattare manualmente, più se possibile Pilates Cova, è l'unico modo per uscirne, anche in vista del futuro.
D'accordo su tutto il resto, la mistica del dolore altrui è dura a mollare la presa, qui da noi.

Andrea Sacchini ha detto...

Diclofenac e Muscoril mi fanno compagnia tutti i giorni, e lentamente sto vedendo qualche miglioramento. Per quanto riguarda l'osteopata e il pilates, ci farò un pensierino. Grazie per le dritte.

Zappa ha detto...

Ehilà omonimo!
A parte gli auguri di pronta guarigione, mi ha fatto pensare il tuo "mi piace il suono prodotto dalla parola trentadue"
Sai che dalle mie parti, a Marano di Castenaso (BO) che dista una decina di chilometri da dove abito, c'è una strada che si chiama via Ciottitrentadue ?
Pensa a colui che abita al numero 32 di detta via!
Il nome della strada viene dal '600 o '700 non so, ma è strano, vero?

Ciao!
Andrea

Andrea Sacchini ha detto...

Da dove venga non so (neppure Google sembra saperne niente), ma in effetti come nome di via è quanto meno originale. Ciao Zappa! :)

Zappa ha detto...

Allora, c'è solo un 'indizio':
Il link è questo (su flickr): LINK che è stato preso da un PDF che era una volta sul sito del comune di Castenaso.
La spiegazione è che una volta, nel '600 o giù di lì, le strade vicinali erano numerate, e questa hoh è stata rinominata o qualcosa di simile ...
P.S: come va la schiena?

Zappa

Andrea Sacchini ha detto...

Meglio, grazie. Se non ci sono intoppi lunedì dovrei tornare in trincea.

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