sabato 31 dicembre 2016

Stephen King e l'imbecille



Ho sempre adorato Stephen King, specie quello che nei suoi romanzi non perde occasione di ricordare ai suoi lettori l'affetto, e soprattutto l'ammirazione, che ha sempre nutrito per i Bush.

La sinistra che immagina Scalfari

Scrive Scalfari (Repubblica, 31/12/2016), analizzando la situazione economica contingente, che "La politica sociale d’una sinistra moderna ha due compiti principali: aumentare la produttività ed abolire o almeno diminuire le diseguaglianze. [...] La diseguaglianza [...] significa sostanzialmente una costante e crescente differenza tra ricchi e poveri. Questa differenza fa sì che il numero dei ricchi diminuisca ma la ricchezza di ciascuno di loro aumenti mentre specularmente il numero dei poveri e dei meno abbienti aumenta insieme alla loro povertà soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto ceto medio." Parole sante. Siamo nella stessa identica situazione che si è creata negli USA a partire dalla deregulation e abbassamento delle tasse ai ricchi voluti da Reagan e Bush, strada tra l'altro che si appresta ad imboccare nuovamente il neoeletto Trump. Chi ha letto libri come La grande frattura, di Joseph Stiglitz, lo sa benissimo. Il grande problema con cui si scontrano da decenni gli USA è appunto l'aumento della disuguaglianza e dell'allargamento della forbice tra un ceto ricco che diventa sempre meno numeroso ma sempre più ricco e un ceto povero che diventa sempre più numeroso - la classe media è praticamente sparita. Scalfari omette però di dire che la sinistra di cui ci parla, qui da noi non esiste, e non l'hanno certo incarnata il suo amato Renzi e predecessori vari: Letta, Monti, Berlusconi figurati, tutti orientati verso un liberismo selvaggio che ha finito per agevolare chi già stava bene a scapito dei tantissimi che stavano sull'altra sponda.
Ma magari sarà per l'editoriale della prossima settimana. Forse.

I miei libri del 2016

Come ho fatto anche l'anno scorso, elenco qui di seguito i libri che mi hanno tenuto compagnia in questo 2016 che sta per chiudersi. Principalmente si tratta di narrativa e saggistica, i due generi che amo di più. Già che ci sono, approfitto per augurare a chi passasse di qui un sereno 2017. 
Di cuore.

01) In piena libertà e coscienza - M. Hack
02) Gli eredi dell'Eden - W. Smith -
03) Addio alle armi - E. Hemingway
04) Nocciolo d'oliva - E. De Luca
05) Senza Dio - G. Giorello
06) Il nostro agente all'Avana - G. Greene
07) Pastorale americana - P. Roth
08) A fuoco - A. Miller
09) L'inferno alle porte - B. Pronzini
10) La ragazza di Bube - C. Cassola
11) La storia di Lisey - S. King
12) Non sei più mio padre - E. Cantarella
13) Slow reading - D. Mikics
14) Il grande disegno - S. Hawking
15) Chirù - M. Murgia
16) Pape Satàn Aleppe - U. Eco
17) Memoriale del convento - J. Saramago
18) Con parole precise - G. Carofiglio
19) L'artista dei veleni - J. Moore
20) L'inondazione - A. N. Bravi
21) Il bazar dei brutti sogni - S. King
22) Il codice del traditore - A. Swanston
23) Inferno - F. Gungui
24) I vampiri dello spazio - C. Wilson
25) Costruire il nemico - U. Eco
26) Scheletri - S. King
27) Parlarsi - E. Borgna
28) L’avvocato canaglia - J. Grisham
29) Il califfato e l’Europa - F. Cardini
30) Il racconto dell’isola sconosciuta - J. Saramago
31) Immunità e vaccini - A. Mantovani
32) Il paese delle badanti - F. Vietti
33) Anarchia e libertà - N. Chomsky
34) Gli ultimi ragazzi del secolo - A. Bertante
35) Chi perde paga - S. King
36) Sguardi differenti - AA. VV.
37) Lasciar andare - P. Roth
38) Parlare di Isis ai Bambini - D. Ianes
39) Ricordati che eri straniero - B. Spinelli
40) Sherlock Holmes e il mistero delle api avvelenate - A. Thomas
41) Una fine in lacrime - R. Rendell
42) Per Isabel - A. Tabucchi
43) Mondo senza fine - K. Follett
44) Sostiene Pereira - A. Tabucchi
45) Il sentiero delle tombe - M. Edwards
46) Niceville - C. Stroud
47) Vittime e carnefici nel nome di “dio” - G. Albanese
48) La grande frattura - J. Stiglitz
49) Le rose di Atacama - L. Sepùlveda
50) Costituzione! - S. Settis
51) Socrate, per esempio - M. G. Vaglio
52) Due bambine in blu - M. H. Clark
53) Abisso - Lincoln Child
54) Occhi nel buio - M. Millar
55) Figlia del silenzio - K. Edwards
56) La principessa di ghiaccio - Camilla Läckberg
57) Perché no - M. Travaglio S. Truzzi
58) L’imperatore di Ocean Park - S. L. Carter
59) Fine turno - S. King

venerdì 30 dicembre 2016

Sehnsucht

Poco fa mi è arrivata la notifica di un commento a un video che caricai un paio d'anni fa sul tubo, questo. Il video non è niente di che, ho solo preso quel bellissimo pezzo di Mike Oldfield, ci ho buttato su qualche immagine presa qua e là dalla rete e l'ho caricato. Semplice semplice, senza effetti di transizione, sfumature e quant'altro. Mi pare addirittura di averlo assemblato col cellulare. Il commento, postato da tal MultiDugal, recita semplicemente "sehnsucht", che io mica so che significa. Dalla struttura del termine ipotizzo che sia tedesco, ma dovrei chiedere a Michela, che ha la maturità linguistica e quindi è probabile che lo sappia. Ma Michela non c'è, è già partita con sorella, moroso e compagnia per Villagrande, dove farà il Capodanno, e mica posso andare a romperle le scatole per 'sta roba qua. Quindi ripiego su Google che mi reindirizza a Wikipedia. Ed ecco qua il significato: "Sehnsucht è una parola-chiave dello spirito romantico tedesco, che incarna un concetto tipico della cultura romantica, reso in italiano per lo più con il termine "struggimento".[1][2] Deriva dall'antico alto tedesco „Sensuht“, nel senso di "malattia del doloroso bramare"[3] e indica un desiderio interiore rivolto ad una persona o una cosa che si ama o si desidera fortemente. Questo stato d'animo è direttamente collegato al doloroso struggimento che si prova nel non potere raggiungere l'oggetto del desiderio. In alcuni casi specifici, come per le persone che si lasciano consumare dalla Sehnsucht, essa può assumere tratti patologici e psicopatologici, molto simili alle molteplici forme di desiderio di morte, che possono raggiungere un proposito di suicidio."
Cioè, con un semplice video con una bella musica e poche immagini ho suscitato in qualcuno tutta 'sta roba qua? Sono piacevolmente esterrefatto.

giovedì 29 dicembre 2016

Non c'è verso

Chi ama leggere molto ha una maledizione: la mancanza di tempo per leggere. Una mancanza di tempo le cui cause sono molteplici ma fondamentalmente accomunate dal fatto che, oltre a leggere, nella vita è obbligatorio fare altre cose. Ad esempio lavorare, oppure scrivere in un blog, oppure badare che le figlie, che di là in cucina mi pare stiano preparando una torta, non mandino a fuoco la casa, perché mi pare di avvertire giusto adesso un odorino di bruciato che non annuncia niente di buono. È importante che la casa non vada a fuoco, perché ce n'è solo una, e una volta bruciata quella qua si è a piedi. Ma stavo parlando della maledizione della mancanza di tempo.
Effettivamente, durante la settimana il tempo per leggere non è tanto, perché quando si torna dal lavoro alle quattro del pomeriggio, ora che ci si è messi un po' in piano è notte - in questo periodo, tra l'altro, non è notte solo per modo di dire, è proprio buio. E allora si cerca di eliminare alcune cose, tipo ad esempio il cazzeggio improduttivo su facebook. E infatti è già da tempo che ci ho dato un bel taglio, nel senso che ci bazzico sempre più raramente e sono avviato alla cancellazione definitiva. Ma la soluzione al problema, la soluzione definitiva, sarebbe smettere una volta per tutte di lavorare. E già qui, molti potrebbero giustamente maledirmi. Ma come? Con la crisi di lavoro che c'è tu vuoi smettere per poter leggere? potrebbe rimbrottarmi qualcuno. E mica avrebbe tutti i torti. Ebbene, se potessi lo farei. Come del resto farebbe ognuno per potersi dedicare esclusivamente al proprio passatempo preferito. E provo a immaginare quanti libri avrei preso in mano quest'anno, invece dei 60 o giù di lì effettivamente letti, se avessi potuto fare solo quello.
Ma non si può. Non è concesso. Né a me né, presumo, ad alcuno dei miei 32 lettori (in caso contrario, il fortunato è pregato di farmelo sapere nei commenti). Possiamo solo accontentarci di sognarla, una vita in cui si faccia solo ciò che piace, più in là di lì non si va. 
Comunque sia, adesso devo assolutamente andare di là in cucina a vedere cosa combinano quelle due.

Tra Renzi e Gentiloni

L'unica differenza tra Gentiloni e Renzi è che Gentiloni twitta pochissimo, diciamo poco, e comunque molto meno del predecessore, e sono tutti tweet morigerati e tranquilli senza la montagna di meravigliose e grottesche false promesse, patetici vanti e inesistenti volte buone e Italie che cambiano verso di quel pericoloso megalomane che c'era prima.
È già qualcosa.

mercoledì 28 dicembre 2016

Siamo strani, noi blogger

Ogni tanto mi capita di buttare l'occhio ai blogroll dei blog che seguo. Il blogroll, per chi non fosse addentro alle faccende del bloggaggio, non è nient'altro che la lista dei blog che ogni blogger segue (la mia la trovate scorrendo la colonna qui a destra). Ecco, scorrendo alcune di queste liste mi sono accorto che la stragrande maggioranza dei blog elencati non viene più aggiornata da tempo. Tempi diversi. Da alcuni mesi ad alcuni anni. Ne ho trovato addirittura uno abbandonato da più di un lustro.
Fa un certo effetto vedere questi siti abbandonati a sé stessi e non più considerati da nessuno. Magari sono blog che negli anni di attività sono stati curati con ogni riguardo, ne è stato meticolosamente e con precisione certosina personalizzato l'aspetto grafico, le funzioni. Poi, da un giorno all'altro, è stato abbandonato a sé stesso. Magari non proprio da un giorno all'altro ma gradualmente. Da un post o due al giorno degli anni di splendore chi lo gestiva è sceso a un post ogni due o tre giorni, poi a uno a settimana, poi a uno ogni 15 giorni, poi... basta. Adesso c'è questa infinità di blog che stanno lì, inerti, abbandonati, come soprammobili che rimangono a prendere polvere su mobili di case i cui proprietari se ne sono andati via da tempo. Forse perché nel frattempo sono nati altri spazi più attraenti, come faccialibro, Twitter o chissà cos'altro; la massa di chi leggeva i blog si è spostata là e i blog sono inariditi. D'altra parte è noto che oggi se non si è su faccialibro praticamente in rete non si esiste. Anche questo blog fino a 5 o 6 anni fa aveva un numero di lettori di un certo rilievo. Poi, progressivamente ma inesorabilmente, quel numero è sceso e adesso è rimasto in compagnia dei suoi 30/40 lettori fidati che ancora vengono qua a leggere ciò che il tenutario butta giù.
Ma noi blogger di nicchia siamo strani. Ci ostiniamo a continuare a scrivere per pochi (forse più per noi stessi). E in fondo ci piace un casino farlo.

"Allarme meningite" (dove?)





Incuriosito da tanto elevata dose di "allarme", sparsa a piene mani dal giornalame nostrano, decido di fare un paio di googlate. Cinque minuti e trovo i dati di diffusione delle principali malattie invasive in Italia, tra cui la meningite, dal 2011 in qua, così come riportati dall'Istituto Superiore di Sanità (link). Questi:

Anno 2011: 1150 casi.
Anno 2012: 1211 casi.
Anno 2013: 1419 casi.
Anno 2014: 1479 casi.
Anno 2015: 1815 casi.
Anno 2016: 1376 casi.*

Non ci vuole granché a capire che non esiste nessun allarme meningite, in Italia, e che anzi il numero di casi accertati quest'anno ha avuto una compressione che addirittura ci riporta al periodo tra il 2012 e il 2013. L'unico allarme serio riguarda l'eccessiva e dannosa proliferazione del giornalismo bufalaro e acchiappaclic, quello che specula sulle paure della gente per bassi fini di bottega. Il resto è aria fritta.

* Dati aggiornati al mese di novembre.

martedì 27 dicembre 2016

Principessa Leia

Non sono mai stato un fan di Guerre stellari, come ho già scritto in precedenza, ragion per cui la diparita di Carrie Fisher non mi sconvolge come mi aveva sconvolto la morte ad esempio di Umberto Eco, oppure David Bowie, artisti che ho amato e che, ognuno nel proprio campo, sono stati importantissimi per me. Mentre leggevo della morte della Fisher mi veniva di pensare, tra il serio e il faceto, a quanti giorni mancassero alla fine di questo 2016. I personaggi che nei più svariati campi sono stati importanti per moltissime persone e che questo anno si è portato via, sono infatti tantissimi, probabilmente più di quelli che se ne sono andati negli anni precedenti. Ma queste sono solo elucubrazioni senza fondamento causate dall'emozione del momento e dal fatto che la nostra mente è per sua natura portata a calcolare, stabilire medie, cercare correlazioni e così via.
La realtà è che la morte lavora tutti i giorni, incessantemente, non guarda in faccia a nessuno, se ne frega della condizione sociale, del rango, del conto in banca, della razza, dell'età, della salute o della malattia o del colore di chi intende abbracciare. Solo la pura coincidenza ha voluto che quest'anno si sia data molto da fare con personaggi che per vari motivi erano a noi conosciuti. La signora con la falce è probabilmente l'unica istituzione che esista al mondo che può vantarsi di operare alla luce piena della democrazia e dell'equità.
Magari non è una grossa consolazione, ma questo è.

Il colpo del KO

Par di vederli, tutti lì affannati a cercare una via d'uscita che permetta di evitare l'arrivo del referendum che ripristinerà l'art. 18 e butterà nel cesso i famigerati voucher, diventati il simbolo dell'istituzionalizzazione del precariato. Art. 18 e voucher, due dei frutti più avvelenati della famigerata riforma del lavoro targata Renzi. Se la Consulta deciderà per l'ammissibilità, il referendum si farà, a meno che il governo non trovi il modo di disinnescarlo intervenendo pesantemente sulla riforma stessa. Al governo lo sanno benissimo: se si va al referendum sono spacciati. Dopo la bocciatura a furor di popolo della revisione costituzionale; dopo che la Corte Costituzionale ha fatto a pezzi un paio di settimane fa la riforma della pubblica amministrazione targata Madia, una bocciatura popolare di uno dei fiori all'occhiello della gestione Renzi, il JobsAct appunto, potrebbe essere il colpo del KO.
Qua si è ottimisti.

lunedì 26 dicembre 2016

Rogue One

C'è questa cosa di Rogue One (non so neppure se si scriva così) che gira per i social, e da quello che leggo mi pare che tutti ne dicano meraviglie. Inizialmente non sapevo di cosa si trattasse, poi piano piano ho capito che 'sto Rogue One è un film. Alla fine, quando la curiosità ha valicato i robusti argini da me eretti in virtù del fatto che in fondo non mi interessava granché approfondire la faccenda, ho dato in pasto il nome a Google, scoprendo così che si tratta di un film in circolazione nelle sale in questi giorni e collegato alla ormai quarantennale saga di Star Wars.
Come mi pare di aver già scritto in passato, l'unico film che ho visto della lunghissima serie è stato il primo, quello uscito mi pare a metà degli anni '70 e di cui non ricordo più neppure il nome. Poi più niente, perché è bastato quello a farmi rendere conto che quel genere non faceva per me. Mi sono ricordato, poi, mentre leggevo del film su Google, che Michela è andato a vederlo col moroso giovedì o venerdì scorso, dicendo di essersi appisolata prima che finisse il primo tempo.
Lì il cerchio si è chiuso.

Giustificazione e sillabazione

Trovato il modo, dopo breve ricerca, per giustificare i post del blog, grazie ai suggerimenti segnalatimi nei commenti da Curiosona ho introdotto anche la sillabazione. Adesso credo di essere a posto, anche perché, sinceramente, queste operazioni chirurgiche in cui si interviene direttamente nel codice mi creano sempre qualche apprensione.

Donne sottomesse

"Guardo la classifica dei libri più venduti e Fine dell'Europa non lo vedo, vedo invece, lassù in alto, Le donne erediteranno la terra di Aldo Cazzullo. Pazienza che di questo passo le donne erediteranno sottomissione e velo, ma intanto lo scaltro Cazzullo e le sue credule lettrici passeranno delle buone feste."
Forse era destino che in due giorni diversi m'imbattessi in due diversi articoli di Camillo Langone, o forse è solo sfortuna, va' a capire. Fatto sta che in quello pubblicato oggi dal Giornale, titolato allarmisticamente Senza chiese e figli l'Europa è finita, il prode giornalista lancia l'allarme riguardo a un prossimo futuro in cui le donne d'Europa saranno definitivamente obbligate a sottostare alla sottomissione a un Islam che farà da padrone nel vecchio continente.
L'aspetto comico della faccenda è che a lanciare questo allarme è lo stesso Langone che neanche un annetto fa attribuiva la causa del declino demografico alle donne che studiano e intimava ai padri di non mandare le figlie all'Università, perché è noto che una donna che studia ha poi meno tempo per fare figli. Quindi, colui che teme l'arrivo per le donne di un periodo buio di sottomissione di stampo islamico, è lo stesso che predica il ritorno a una sottomissione di stampo patriarcale (la donna vista come macchinetta per sfornare figli, esclusivamente dedita al lavoro domestico, possibilmente senza rompere troppo il cazzo al marito) da cui, bene o male, ci siamo fortunatamente e speriamo definitivamente emancipati.
Con tanti saluti alla coerenza e all'onestà intellettuale.

George Michael

Di George Michael non sapevo niente, se non che fosse l'autore di almeno un paio di brani di quelli che non moriranno mai e sopravviveranno tranquillamente all'autore stesso - nel caso specifico ognuno valuti da sé se questa cosa sia un bene o un male. Come capita sempre quando una persona famosa se ne va, i giornali riportano corpose note biografiche del defunto, e da queste note ho appreso un paio di cose che non sapevo riguardo appunto all'autore di Last Christmas. La prima è che era antitatcheriano, e questa è sicuramente cosa meritoria; la seconda è che era contro il Blair dell'invasione dell'Iraq, e anche questa è cosa meritoria; la terza è che si era dato da fare parecchio nel sociale, in particolare per i diritti dei gay, e la quarta è che aveva messo per iscritto che neanche un centesimo dei soldi che guadagnava doveva essere investito in società che facessero affari col Sudafrica razzista. Tutto meritorio, a parer mio.
Poi c'è la questione musicale. I Wham sono durati 5 o 6 anni, dal 1980 al 1986, mi pare, e la produzione musicale di quel periodo è stata caratterizzata da pezzi ad altissimo indice glicemico. Penso ovviamente a roba come Last Christmas, la quintessenza del pop più insulso e commerciale - in quanti cinepanettoni con Boldi e De Sica è stata inserita? Sì, certo, ha fatto parte della colonna sonora della giovinezza di chi è nato dopo il '70 (anche per forza: era impossibile evitarlo), tipo lo scrivente, ma dal punto di vista musicale era come paragonare una scritta su un muro fatta con una bomboletta a un Picasso. La scritta è Last Christmas e la musica è Picasso (ho esagerato?).
Comunque sia, che si trattasse di musicaccia lo riconobbe lo stesso George Michael. Magari non direttamente, ma non è un mistero che quando i Wham si sciolsero e lui intraprese la carriera da solista, in tutti i concerti che fece in questa nuova veste mai una volta ripropose un pezzo del periodo melenso, quasi a voler idealmente cancellare con un colpo di spugna tutto quel periodo.
E anche questa è cosa più che meritoria.

domenica 25 dicembre 2016

Giustificare il testo su blogger.com

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{
         text-align:justify;
}

Alla fine sono riuscito a impostare la giustificazione automatica per i post sul mio blog. In tipografia e in informatica, per "giustificazione" si intende l'impaginazione di una colonna di testo in modo che le righe siano allineate verticalmente sia a destra che a sinistra, effetto che si ottiene ottimizzando al meglio la gestione degli spazi tra le parole. Su blogger.com, la piattaforma che ospita il mio blog, per ottenere questo effetto occorre agire sul codice inserendo in un punto preciso della pagina le linee CSS che vedete in alto e che ho copiaincollato da qui. È un po' come fare un'operazione chirurgica di precisione su un paziente (l'unica differenza è che col codice CSS se si sbaglia qualcosa non muore nessuno).

Cattolicesimi

È bene che ogni tanto riemergano, dagli antri puzzolenti in cui dimorano abitualmente, personaggi come Camillo Langone. È bene che riemergano per ricordarci che cos'è il vero Cattolicesimo, quello scevro dalle sovrastrutture progressiste e dalle aperture solo all'apparenza rivoluzionarie con cui imbonitori come Bergoglio e altri tentano capziosamente di irretire i poveri di spirito. Il Cattolicesimo è questa roba qua, né più né meno; è quello di Langone che raggiunge l'estasi citando il San Bonaventura che, in uno dei suoi sermoni, si compiace del fatto che nel giorno della Natività “tutti i sodomiti, uomini e donne, morirono su tutta la terra, secondo quanto ricordò San Gerolamo”, e che "circa trentamila ribelli furono uccisi per manifestare la nascita di colui che avrebbe conquistato alla sua fede il mondo intero e avrebbe precipitato i ribelli nell’inferno".
È il Cattolicesimo, bellezza, quello originario, quello più bestiale, quello libero dalle vesti di modernità che da alcuni decenni si tenta di cucirgli addosso. Leggete quelli come Langone, quando sentite Salvini, Meloni e soci equiparare l'Islam all'odio e all'intolleranza: vi si aprirà un mondo.
E buon Natale.

sabato 24 dicembre 2016

L'imperatore di Ocean Park



Mi ero ripromesso di finirlo entro Natale e oggi pomeriggio l'ho finito. Ho impiegato quasi tre settimane per portarlo a termine, ma non perché fosse noioso o eccessivamente pesante, ma per la quantità di tempo purtroppo sempre minore che posso dedicare ai libri. L'imperatore di Ocean Park è uno dei legal thriller più belli che abbia letto nel recente periodo. Non è una passeggiata avventurarsi tra le sue 750 e passa pagine e prendere confidenza con la storia e gli innumerevoli personaggi che popolano il romanzo, perché, in particolar modo all'inizio, l'incedere narrativo è spesso caratterizzato da una prolissità che rasenta quasi la dispersione. L'autore impiega tantissime pagine per descrivere minuziosamente le situazioni e i personaggi ricorrendo spesso a digressioni probabilmente capaci di incutere qualche timore ai lettori più "frettolosi". Poi, mano a mano che ci si addentra nella storia, il ritmo aumenta, lentamente ma costantemente, fino ad arrivare a un punto oltre il quale è difficilissimo staccarsi dalle pagine. Le ultime 150/200, quelle che mi sono mangiato oggi pomeriggio, inchiodano letteralmente il lettore.
La storia, molto brevemente, è imperniata attorno a delle fantomatiche "disposizioni" che il vecchio giudice federale Oliver Garland, candidato alla Corte suprema e confidente di Nixon e Reagan, avrebbe lasciato dopo la sua morte. Disposizioni, che diventano oggetto della caccia del figlio Talcott e di altri personaggi, potenzialmente in grado, qualora venissero alla luce, di rimettere in discussione la storia giudiziaria americana dell'ultimo trentennio.
I personaggi sono pennellati alla perfezione, la trama è solida e accattivante e - bisogna dirlo - questo Stephen Carter, mai da me conosciuto prima di prendere in mano questo libro, scrive divinamente. Nient'altro da aggiungere. È un thriller da leggere.

Buone feste

Il realtà questo video è dell'anno scorso, ma in fondo è il pensiero che conta, no? Buone feste, di cuore.

I vangeli sinottici di Scalfari

Scrive Scalfari, stamattina, che è andato a rileggersi i 4 vangeli sinottici del Nuovo Testamento. Spero si tratti di una svista dovuta alle abbondanti libagioni dell'antivigilia, perché pure io, che non metto piede in chiesa da una vita, so che i sinottici sono tre, non quattro. Ci sarebbero da approfondire anche altre questioni, tirate in ballo dal teologo ufficiale di Repubblica, riguardo agli autori dei suddetti vangeli e al protagonista dell'epopea mitologica, ma magari un'altra volta, va'.

Una vacanza tra amici

"Essere condannato per una vacanza tra amici..." Leggere le penose e addolorate dichiarazioni dei sostenitori di Formigoni sui social, dopo la condanna in primo grado a sei anni per corruzione, dà meglio di qualsiasi altro argomento la misura della sciatteria e pochezza intellettuale che prosperano sia nel mondo virtuale che in quello reale. Lui dice che non si può essere condannati per una vacanza, prova a buttarla sul complotto ordito ai suoi danni ("Dopo la sentenza i PM si sono abbracciati") e i suoi seguaci adulanti gli credono, riproducendo come automi incapaci di stabilire una singola sinapsi qualunque scemenza venga data a loro in pasto. E magari senza neppure sapere che si tratta di una sentenza di primo grado che potrebbe venire ribaltata in Appello, e dando più credito a un tweet di 140 caratteri del Celeste piuttosto che alle migliaia di pagine di atti relative a un processo che si trascina da anni.
Viva la sciatteria, la superficialità, l'adulazione acritica del potente di turno, l'incapacità di analisi, l'anestesia dei cervelli e della capacità di elaborare una seppure embrionale forma di pensiero critico, i migliori viatici per continuare in maniera perfettamente indolore a essere presi per il culo da questa gente.
Viva l'Italia che non capisce niente.

Eroi

Definizione per estensione del sostantivo eroe secondo il Treccani: "Nel linguaggio com., chi, in imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie."
Ora, se la lingua italiana ha ancora un significato, non mi pare che controllare i documenti a uno sconosciuto e rispondere al fuoco di questi rientri nella definizione di eroe. Tenderei più a inserire il gesto nel novero delle azioni ordinarie a cui sono preposte le forze dell'ordine. Ma è noto che noi siamo un popolo estremamente bisognoso di eroi. Da sempre.

giovedì 22 dicembre 2016

Piero Angela



La notizia di oggi è il compleanno di Piero Angela, tutte le altre passano in secondo piano. Con Angela sono cresciuto. Da ragazzino guardavo, affascinato, le sue trasmissioni televisive di divulgazione scientifica. Più tardi ho cominciato a leggere i suoi libri. Ho scoperto per caso, spulciando la sua pagina su Wikipedia, che in gioventù ebbe un certo successo come pianista jazz, e formò addirittura un gruppo assieme a un batterista e a un contrabassista. Che fosse un pianista in realtà lo sapevo, ma immaginavo un pianista classico, non un pianista jazz
Buon compleanno, grande vecchio pianista.

mercoledì 21 dicembre 2016

Harry Potter anch'io

Alla fine c'è voluta la spinta decisiva di Cristina e di questa sua ottima recensione di Harry Potter e la pietra filosofale, il primo volume della saga letteraria ideata dalla Rowling. A 46 anni suonati credo di essere uno dei pochi abitanti del pianeta Terra a non aver ancora né letto un libro né visto un film. I libri li ho già tutti in casa, preziosamente custoditi nella libreria di Michela e Francesca, che ovviamente hanno sia letto i tomi che visto i film. Oltretutto è l'occasione per rispettare finalmente un impegno che presi con loro molto tempo fa, quello appunto di buttarmi sui libri della Rowling. Il tempo di finire L'imperatore di Ocean Park, il legal thriller su cui sono in questi giorni, e andrò a fare compagnia al maghetto. Credo che in fondo sarà un po' come tornare ragazzo.
(A dire il vero, la mia carriera di lettore l'ho iniziata da ragazzino coi libri di Stephen King: dettagli.)

Salvabanche (col bicameralismo paritario)

Camera e Senato hanno votato in quattro e quattr'otto il salvabanche. Camera e Senato. Col bicameralismo paritario. Quello che - ci hanno raccontato per due anni - paralizzava l'attività legislativa.
A proposito di facce come il culo.

martedì 20 dicembre 2016

I topini possono tornare nelle loro piccole fogne

Il profugo pakistano fermato stamattina dalla polizia tedesca è stato rilasciato questa sera. L'autore della strage terroristica di ieri sera, a Berlino, è quindi ancora a piede libero. In attesa che la persona giusta venga arrestata prima possibile, possiamo quindi consigliare ai vari topini di fogna tipo Salvini ("Chi mai sarà stato...???"), Meloni ("Un rifugiato pakistano ha volontariamente travolto con un camion la folla."), Il Giornale ("Berlino come Nizza. La stessa follia omicida nel nome di Allah.") e altri di tornare nei loro piccoli pertugi per un altro po' di tempo. Intendiamoci, può darsi benissimo che l'autore, alla fine, sia effettivamente un immigrato affiliato all'estremismo jihadista, ma anche l'attentato a Berlino del luglio scorso era stato frettolosamente addebitato all'integralismo islamico, salvo poi scoprire che l'autore era uno squilibrato che addirittura aveva dichiarato di essersi ispirato a Breivik. E comunque, anche fosse, approfittare strumentalmente di tragedie come questa per spargere odio in modalità random rende bene l'idea della pasta di cui sono fatti i topini spargitori.
Nell'attesa di sapere quindi come stanno le cose, si consiglia caldamente ai piccoli roditori di smetterla di squittire.

10 anni fa

lunedì 19 dicembre 2016

Goro e gli italiani

Ogni persona ragiona e organizza la propria classifica di priorità e cose a cui dare maggiore e minore importanza in base, presumo, al background culturale in cui è cresciuta, al contesto familiare, all'educazione ricevuta e ad altro. Tutte queste cose messe assieme, quindi, sono quelle che hanno spinto un gruppo di persone, residenti in un piccolo paesino del nordest, a ritenere giusto cacciare via una decina di donne africane e relativa prole dal proprio paese e, nello stesso tempo, trovare un appartamento a una famiglia italiana in difficoltà. È giusto quindi, secondo loro, che la solidarietà sia subordinata all'etnia.
È per me fonte di grossissimo sollievo avere la certezza che la mia personale classifica di priorità è organizzata su parametri antitetici a quelli di quelle persone.

Freddo a Chicago



Chi si lamenta per le temperature bassine di questo periodo qui da noi, sappia che dalle parti di Chicago, e in generale in tutto il Midwest degli Stati Uniti, in questi giorni viaggiano tra i 20 e 25° sotto zero.

domenica 18 dicembre 2016

Commissariamenti

Dice Grillo che "che governare Roma è più difficile di governare il Paese", che è effettivamente un'impresa titanica, specie se non si è neppure in grado di governare la grammatica. Grammatica a parte, il commissariamento della Raggi da parte di Grillo ricorda un po' certi genitori che al pomeriggio si mettono lì coi figli e li seguono passo dopo passo nello svolgimento dei compiti, ché da soli, poveretti, mica ce la fanno.

Senilita' e neve

Dicono le previsioni meteo che verso meta' settimana potrebbe cadere qualche fiocco di neve, da queste parti. Non sono preoccupato, anche perche' le previsioni, come e' noto, non ci azzeccano quasi mai. Mi preoccupa invece di piu' la mia reazione. Per la prima volta, infatti, la prospettiva di avere a che fare con la neve non mi entusiasma affatto, a differenza di quanto e' sempre successo finora. Le mie figlie sono ovviamente contentissime, come del resto lo ero io alla loro eta', e cioe' a vent'anni. Io invece non ho voglia di neve, perche' la neve per me e' solo sinonimo di disagi e contrattempi.
Boh, sara' forse che sto invecchiando e non riesco piu' a vedere di certi fenomeni il lato suggestivo o evocativo ma solo quello pratico. E 'sta cosa mi fa pensare che forse sto diventando piu' cinico, anche se non sono sicuro ci sia una correlazione tra le due cose.
Anzi, quasi sicuramente non c'e'.

sabato 17 dicembre 2016

Facebook e il compleanno

Facebook mi notifica il compleanno di uno dei miei contatti. E' un mio vecchio amico dei tempi delle scuole medie. All'epoca eravamo amici veri, affiatati: risate, scherzi, stupidaggini, ma anche aiuto reciproco nelle difficolta'. Il sabato pomeriggio si andava assieme in giro per Santarcangelo, anche con altri amici. Il nomignolo che ha inserito tra il nome e il cognome sul suo profilo fb glielo affibbiai io all'epoca. Gli piacque, e piacque anche agli altri compagni di classe, gli e' rimasto e oggi lo chiamano ancora tutti cosi'.
Ci siamo persi di vista alla fine delle medie. Abbiamo preso strade diverse. Ci siamo incontrati nuovamente su faccialibro alcuni anni fa. Ma lui su faccialibro viene poco, quasi mai. A volte lo invidio: e' riuscito a non farsi coinvolgere dal mare di stupidaggini e rapporti amichevoli finti che girano li'.
Ci siamo incontrati casualmente di persona due o tre anni fa, a Santarcangelo, nel bar sotto i portici, quello di fianco alla Rustica, la pizzeria al taglio che fa la pizza piu' buona del mondo. Il bar in cui ci siamo incontrati, all'epoca in cui entrambi eravamo ragazzini era una piccola bottega di sementi. La Rustica invece c'e' ancora, oggi come allora. Sono cambiati i titolari ma la pizza e' sempre inconfondibile, probabilmente e' questo il motivo per cui ha attraversato i decenni e ancora oggi va alla grande.
In quel bar e' stato lui a riconoscere me, non io lui. Probabilmente se non l'avesse fatto lui saremmo usciti dal bar come due estranei qualunque. Ci siamo abbracciati, salutati, e chiesto reciproche informazioni sulle rispettive vite. Solite cose: come va? Cosa fai? Le domande standardizzate che si rivolgono due persone che si rivedono dopo molti anni. Pero', a parte la contentezza iniziale, e' stato tutto molto... non so come dire... freddo, quasi obbligato. Esaurite le famose domande standard, non sapevamo piu' cosa dire e a tratti facevano capolino i tipici segnali di imbarazzo. Forse perche' il locale era affollato e altre persone premevano per conquistarsi un posto al banco per poter prendere un caffe'. Siamo stati li' 5 o 6 minuti a berci i nostri caffe', poi ognuno per la sua strada. Dopo, non ci siamo piu' rivisti, ne' risentiti su facebook o altrove.
Oggi faccialibro mi ha ricordato che e' il suo compleanno. Gli ho fatto gli auguri sulla sua bacheca, come hanno fatto tantissimi altri. Ma lui chissa' se ci andra', su faccialibro. Magari li leggera' fra una settimana. Forse sarebbe stato meglio se non glieli avessi fatti. A che serve? Se non ci fosse stato facebook manco avrei saputo del suo compleanno. Credo che sia un'illusione pensare che un social network possa servire a far convergere di nuovo due strade separatesi decenni fa. Pero' molti non la pensano cosi'. E a volte succede pure il contrario.
Beh, buon compleanno, amico mio.

Il partito dei giudici (di nuovo)



Dopo i due grossi casini di Milano con Sala e Roma con Raggi, dalle parti de Il Foglio hanno deciso si ritirare fuori un vecchio ritornello che credevamo ormai definitivamente relegato al dimenticatoio, cioe' quello del partito dei giudici. Chi non e' piu' giovinetto ed e' un po' addentro alle cose della politica, non puo' aver dimenticato che con questa menata gli house organ di casa B. ci hanno rotto le appendici pendule per un ventennio buono. L'idea era che la magistratura utilizzasse le armi delle inchieste e delle indagini per far fuori gli avversari politici. In particolare, sarebbe esistita una fantomatica corrente di giudici di sinistra che aveva come obiettivo quella di rovesciare il famoso tipo delle cene eleganti democraticamente eletto.
Erano tutte balle, ovviamente, non fosse altro che per il fatto che mentre i giudici rivolgevano molte loro attenzioni a B., in mezza Italia c'erano giunte di centrosinistra sotto inchiesta, e comunque la stragrande maggioranza delle inchieste su B. hanno poi dimostrato di avere granitiche fondatezze. Il Foglio del buon Cerasa torna a rispolverare, quindi, una vecchia bufala che tante vittime ha mietuto tra i poveri di spirito e d'intelletto, cioe' quelli che alla fine rappresentavano il target di lettori principale di quel giornalame li'.
E vabbe', alla fine e' un filone sempre buono per intortare nuovi polli.

venerdì 16 dicembre 2016

Io, marziano

E poi capitano quei giorni in cui mi sento fuori dal mondo. Tipo ad esempio quando in due o tre mi chiedono se ieri sera abbia visto X-Factor. Io rispondo di no e quelli mi guardano come se fossi un marziano. Si', lo so, lo so, sono un marziano. So a malapena che si tratta di una trasmissione televisiva ma non l'ho mai vista, ne' avverto una qualsiasi forma di pulsione che mi spinga a farlo. Poi magari e' una trasmissione stupenda, eh, mica sto qui a dare giudizi preventivi; e' che proprio non m'interessa. Abbiate pazienza, su: chi e' che non ha mai avuto almeno un marziano tra i suoi conoscenti?

giovedì 15 dicembre 2016

Referendum sul JobsAct

Dice Poletti che se si va a votare prima che venga fissata la data del referendum sul JobsAct, ammesso ovviamente che la Consulta giudichi il referendum ammissibile, "il problema non si pone". In pratica è il governo stesso ad ammettere che si tratta di un problema, e il problema è appunto che una seconda sconfitta referendaria, e proprio su una delle riforme di punta del governo Renzi, farebbe crollare definitivamente un PD già ridotto in macerie dopo la bruciante sconfitta del 4 dicembre scorso. E allora al Nazareno si lavora alacremente per scongiurare il colpo di grazia che arriverebbe con un referendum chiesto a gran voce da oltre tre milioni di italiani - le firme raccolte per abrogare quella porcata di legge chiamata JobsAct sono circa 3,3 milioni, il che è tutto dire. Una delle ipotesi sul tavolo è che si faccia velocemente una legge elettorale con tutti i crismi della costituzionalità per poi con quella tornare al voto, voto che provocherebbe lo slittamento del referendum al 2018 e conseguente eliminazione del problema. Un'altra ipotesi è quella di intervenire con una modifica legislativa sulla riforma in modo da disinnescare il referendum, cosa che però sarebbe una mezza sconfessione della legge stessa. E non si può, dài.
Comunque sia, questi continuano a studiare e a lambiccarsi il cervello sugli stratagemmi migliori da mettere in campo per impedire che milioni di persone si pronuncino sul JobsAct. Perché sanno benissimo in quale direzione andrebbe quella pronuncia, ed è un rischio troppo grande.

mercoledì 14 dicembre 2016

La laurea di Valeria Fedeli

La discussione del giorno riguarda Valeria Fedeli, nominata Ministro dell'istruzione da Paolo Gentiloni. Perché si discute della signora Fedeli? Perché è stata messa a capo del dicastero della scuola pur non essendo laureata. Ora, certo, un Ministro dell'istruzione non laureato dà da pensare; un po' come avere un Ministro degli esteri che non sa l'inglese. E infatti Gentiloni ha messo Alfano a capo della Farnesina pur non sapendo l'inglese. Ma ci sono alcune cose da tenere in conto. Ad esempio che non si tratta di una novità. Anche Beatrice Lorenzin, a capo della Sanità nel governo Renzi e riconfermata anche in questo, ha solo un diploma di scuola superiore, e comunque, in generale, l'aver conseguito una laurea non è automaticamente sinonimo di saper fare meglio. Mariastella Gelmini, ad esempio, quella del famoso tunnel, era laureata, ma non mi pare che quel pezzo di carta abbia contribuito a renderla un Ministro dell'istruzione particolarmente portato a ricoprire quel ruolo.
Allargando un po' il discorso, mi pare di poter dire che, in linea generale, la qualità, il livello culturale e le competenze dei personaggi che negli ultimi lustri sono stati messi nelle stanze dei bottoni, siano stati in costante discesa verso il basso. Ma magari è solo un'impressione mia, eh.

martedì 13 dicembre 2016

Governo fotocopia

Per carità, quello di Gentiloni sarà anche un governo-fotocopia, come è stato battezzato sui social, ma i veri governi fotocopia sono stati quelli della DC coi vari alleati, che hanno governato per 50 anni durante la prima repubblica. Cambiava il nome del Presidente del consiglio ma le maggioranze erano sempre quelle, i programmi erano sempre gli stessi che si perpetuavano, e il partito era sempre quello. Questi, al confronto, sono dei dilettanti.

Santa Lucia



Fatto qualche anno fa, quand'ero ancora mezzo capellone. Oggi ci sta.
(Sperando che non mi senta De Gregori.) :-)

Atti di serietà

Maria Elena Boschi, 27 aprile, intervista a Otto e Mezzo: “Si voterà sul merito delle riforme: i cittadini sceglieranno su queste e molti si stanno formando un’opinione. Sono altri che cercano di trasformarlo in un referendum sul governo. Renzi ha solo detto: ‘se perdiamo andiamo a casa’. Ma questo e’ un segnale di serietà. Se un governo ha avuto il mandato da Napolitano a fare le riforme” se queste poi non passano “è normale che prenda atto di questo voto. E’ un atto di serietà”.

Maria Elena Boschi, 22 maggio, a In mezz’ora: “Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico. Il nostro piano B è che verranno altri e noi andremo via”. “Anche io lascio se Renzi se ne va: ci assumiamo insieme la responsabilità. Abbiamo creduto e lavorato insieme ad uno stesso progetto politico”.

lunedì 12 dicembre 2016

Meno schizzinosi coi congiuntivi?

Francesco Sabatini, presidente onorario dell'Accademia della Crusca, dice che in generale si dovrebbe essere meno schizzinosi di fronte agli svarioni coi congiuntivi, e anche con altro, come ad esempio il "gli" usato per il femminile o il "lui" e "lei" usati come soggetto. Espressioni come "credevo che stava", aggiunge il linguista, erano normalmente in voga ai tempi di Dante e nessuno aveva alcunché da ridire. E cose come "se mi chiamavi, venivo ad aiutarti" sono la tendenza del parlato, non occorre farne un dramma.
Uno schiaffo notevole a chi, come lo scrivente, ogni giorno lotta, praticamente in solitudine, per difendere l'ortodossia della grammatica italiana.
Tristezza.

Non basta più uno solo che lavori

Mio padre era impiegato alle Poste, mia madre casalinga. Eravamo in quattro, in famiglia: mio padre, mia madre, io e mio fratello. Mio padre ha mantenuto agevolmente tutti e quattro col suo stipendio di impiegato postale. Non ci è mai mancato niente, avevamo pure di più e potevamo anche  permetterci il lusso di andare in vacanza, perché uno stipendio, allora, era più che sufficiente per permettere a quattro persone di campare dignitosamente.
Il mio stipendio di operaio, invece, oggi non basta assolutamente, e qua ce la si cava solo perché fortunatamente si lavora in due, altrimenti, con due figlie all'Università, non se ne uscirebbe. Non so cosa sia cambiato negli ultimi trent'anni, o forse lo so fin troppo bene. La Stampa, oggi, racconta ciò che milioni di italiani sanno già benissimo.

domenica 11 dicembre 2016

Domenica sera (malinconia della)

C'è una cosa che, a 46 anni suonati, mi porto dietro da quand'ero bambino: la malinconia tipica della domenica sera. Da bambino perché la domenica sera era il preludio all'inizio di una nuova settimana di scuola, con tutto ciò che comportava: sveglia presto, colazione veloce, uscita di casa al freddo, al buio, l'ansia per eventuali interrogazioni o per compiti non compiutamente svolti; da adulto più o meno per gli stessi motivi: sveglia presto, colazione veloce, uscita di casa al freddo, al buio, e il pensiero di doversi rituffare in ritmi lavorativi frenetici e faticosi.
Sarà sicuramente vero che nella vita abbiamo bisogno anche di ritualità, ma forse così si esagera, eh.

Gentiloni



"E' giusto che anche i giovani d'oggi si sorbiscano la loro dose di Democrazia Cristiana."
(via Max Stefani)

sabato 10 dicembre 2016

Il maglione dell'Agnese

La polemica sul maglione di Agnese Landini credo vada inquadrata nell'ampia categoria di quelle polemiche che si potrebbero tranquillamente evitare - e Dio solo sa quante ce ne sono! - se la gente che sta tutto il giorno sui social in mancanza di meglio da fare occupasse il tempo in maniera più produttiva. I libri, ad esempio, sono un ottimo rimedio contro il cazzeggio improduttivo su facebook. Possono andare bene anche l'ultimo di Fabio Volo o la biografia del Dibba: in certi casi non serve stare troppo a sottilizzare. Per i refrattari ai libri, suggerisco altrimenti l'acquisizione dell'arte di suonare uno strumento musicale, una roba che fa miracoli. Senza buttarsi a capofitto sull'oboe o il controfagotto, che magari non sono proprio i più adatti ai novizi delle sette note, consiglio la chitarra. Un semplice giro di Do Maggiore, la struttura armonica su cui sono imperniate 7 o 8 miliardi di canzoni nel mondo, si impara in un quarto d'ora, e una chitarra per principianti si trova in qualsiasi negozio di strumenti musicali spendendo appena un po' di più di ciò che serve per il libro del Dibba. La musica non fa per voi? C'è sempre la bicicletta, il golf, la zumba; so perfino dell'esistenza di corsi di uncinetto acrobatico. Davvero, pensateci.
Non avete idea di quanto potreste guadagnarci in qualità della vita se smetteste di rompere il cazzo alla signora Agnese per come si veste.

Amazon vs PayPal

Non si è mai troppo vecchi per imparare qualcosa. Io, ad esempio, alla veneranda età di 46 anni ho scoperto che Amazon non accetta pagamenti tramite conto online di PayPal, a meno che non ci si doti di una prepagata da associare al conto; denaro di plastica, insomma. All'origine di tutto ciò sembra ci sia una storia di concorrenza tra le due aziende, o almeno così ci raccontano.
Sia come sia, il sunto di tutta la faccenda è che uno dei più grandi internet store del mondo si rifiuta di accettare denaro da uno dei maggiori portali che consentono di fare acquisti online. Fine della storia.

Riallacciare i fili della trama

A volte mi capita di riprendere in mano un libro, iniziato giorni prima e poi rimasto fermo sul comodino per mancanza di tempo da dedicargli. Come in questa settimana, ad esempio, in cui il sommarsi di turni massacranti al lavoro e di mille altre cose mi hanno impedito di dedicare tempo alla lettura.
Stamattina, finalmente, ho ripreso in mano L'imperatore di Ocean Park, il romanzo oggetto della trascuratezza di cui sopra. Quando ricomincio a leggere un romanzo rimasto fermo sul comodino per un po' di tempo, ho sempre il timore latente di aver perso il filo e di dover rileggere l'ultima decina di pagine per poter riallacciare correttamente la giuntura della trama. Ma è quasi sempre un timore infondato. Ho infatti proseguito la lettura dalla pagina in cui avevo lasciato il segno e, mano a mano che procedevo, ogni personaggio che incontravo riportava automaticamente alla memoria il suo ruolo e la sua funzione nel disegno complessivo del libro. Alla fine, tutto era di nuovo chiaro.
Bella, no, 'sta cosa?

venerdì 9 dicembre 2016

Dialetto a scuola

In effetti è importante che nella scuola pubblica venga introdotto l'obbligo di studiare il dialetto, e c'è da augurarsi che la novità lanciata dalla Regione Veneto venga presto abbracciata da tutte le altre regioni italiane. Poi fa niente se gran parte di quelli che escono dalle scuole con un diploma non sa neppure dove i congiuntivi stiano di casa e non abbia alcuna dimestichezza con la lingua italiana parlata e scritta. Chi se ne frega?
Volete mettere quanto sia più importante conoscere il dialetto?

giovedì 8 dicembre 2016

Dinamiche di una caduta di governo

"Lasciamo un'Italia che ha finalmente una legge sul terzo settore, una legge sul mercato del lavoro, una legge sul dopo di noi (?), una legge sulla cooperazione internazionale, una legge sulle dimissioni in bianco, una sull'autismo, una legge sulle unioni civili. Una legge contro lo spreco alimentare, contro il caporalato, contro i reati ambientali."
Chi ha ascoltato il discorso di mezzanotte di Renzi, fatto quando già era chiaro che il No avrebbe stravinto, ha sentito dalla sua viva voce l'elenco di molte delle leggi fatte dal suo governo fino al giorno del referendum. Sono quelle che ho riportato sopra nel virgolettato. Non è un elenco completo perché, come ha dichiarato l'ex Presidente del Consiglio nel discorso medesimo, si tratta solo di quelle che gli stanno più a cuore.
I più attenti, si saranno sicuramente accorti che questa marea di leggi e provvedimenti è stata realizzata col bicameralismo paritario, il responsabile principale del famoso ping-pong che paralizzerebbe - ce l'hanno raccontato per mesi - il processo legislativo in Italia. La prova che è una balla l'ha fornita Renzi stesso nel suo discorso. Se il bicameralismo paritario è veramente il responsabile dell'ingessamento del processo legislativo in Italia, come ha fatto Renzi a fare questa marea di cose? Oltre a questo, c'è da far notare - anche qui i più attenti ci avranno sicuramente già fatto caso - che questo governo è caduto per cause che con la fiducia del Senato non c'entrano assolutamente niente, e tutto questo nonostante per mesi ci abbiano rotto le appendici pendule con la balla che se si fosse tolta la possibilità al Senato di dare o togliere le fiducie ai governi ci avremmo guadagnato tantissimo in stabilità.
Cioè, se ci pensate bene, tutta la dinamica che ha portato questo governo alla caduta, non è stata nient'altro che la dimostrazione alla prova dei fatti che per avallare la riforma costituzionale ci hanno raccontato un sacco di balle.
Figo, no?

mercoledì 7 dicembre 2016

Odio

"Non credevo mi odiassero così" (Corriere, 05/12/2016).
Uno dei lasciti peggiori del berlusconismo è l'idea che un leader politico debba essere amato, perfino idolatrato. È stato Berlusconi stesso - ricordate? - a vestire il suo partito con le vesti del partito dell'amore che combatte contro il partito dell'odio. E Renzi non ha fatto nulla per emanciparsi da questa visione, ma da buon raccoglitore del testimone politico e ideale lasciato dal suo nume tutelare, ha portato avanti i suoi mille giorni di governo avendo tra i suoi obiettivi anche (soprattutto?) quello di conquistare l'amore del suo elettorato. E c'è riuscito, almeno leggendo ciò che scrivono i suoi seguaci in queste ore.
Ma un leader politico non va amato. È concessa una qualche morigerata forma di simpatia, al limite, ma non l'amore, perché nel momento in cui si ama, il senso critico nei suoi confronti va a farsi benedire, e ai politici, ai nostri specialmente, è più che necessario stare col fiato sul collo, a maggiore ragione a quelli che sono stati oggetto del nostro consenso elettorale.
Ma vaglielo a spiegare, a certi.

(...)

E niente, è il periodo dell'anno in cui esco per andare al lavoro che è ancora buio e torno che è già quasi buio. Tutto lievemente malinconico.
Ma va bene così.

martedì 6 dicembre 2016

Mi tocca (ri)spiegare anche questo

Mi sembra surreale dover fare una precisazione di questo genere, ma visto che sui social è tutto un fiorire di cose tipo "adesso voglio vedere quando al governo ci saranno Salvini e i fascisti", oppure "col vostro No avete aperto la strada ai populisti" (come se il tipo che ha appena preso la bastonata al referendum non lo fosse) e fesserie di questo genere, la faccio. Quando io mi sono recato al seggio, domenica, ho messo la mia croce sul No principalmente per rimandare al mittente la revisione costituzionale voluta da questo governo. E l'ho fatto semplicemente perché è stato Renzi a chiedermi cosa ne pensassi. Punto. Un No maturato dopo essermi ampiamente documentato nel merito e i cui motivi ho spiegato ampiamente e (credo) esaustivamente in queste pagine. Chi mi legge abitualmente, sa che non ho mai nutrito amore viscerale per Renzi, ma non è stato questo il motivo principale che mi ha spinto a barrare il No - credo comunque che la sua dipartita politica potrà solo giovarci. Se poi i vari Salvini, Grillo e soci hanno improntato il loro No in un'altra direzione, a me non frega assolutamente niente. Ho sempre detestato Salvini e continuerò a detestarlo, anche se per motivi opposti abbiamo votato alla stessa maniera a un referendum, che, ricordo, è cosa ben diversa da una elezione politica.
Coraggio, su, non è un concetto difficile.


lunedì 5 dicembre 2016

Il giorno dopo



Alla fine, almeno secondo la visione d'insieme di chi scrive, è andata come era giusto che andasse, nonostante pure da queste parti l'epilogo che ha avuto il referendum costituzionale non sia mai stato dato per certo, anzi. Come è già stato da più parti evidenziato, Matteo Renzi può incolpare di questa disfatta solo se stesso, nessun altro. Ha voluto tutto, ha perso tutto. Avrebbe potuto accontentarsi di essere un Presidente del Consiglio alla guida un governo per una legislatura, ma, sotto i fumi dell'euforia generati da quel 40% preso alle europee del 2014, ha voluto strafare, andandosi a imbarcare in una revisione della Costituzione che nessuno voleva né gli ha mai chiesto. Una revisione costituzionale sbagliata nel metodo e nel merito, come in queste pagine si è a più riprese evidenziato. La prudenza, come è noto, non è mai stata la qualità per la quale sarà ricordato, se sarà ricordato, perché sarebbe bastato che ne avesse utilizzata anche solo una piccola parte per riuscire a interpretare certi segnali già più che palesi quando il progetto era appena in nuce, e pure prima. Sarebbe bastato che avesse dato retta a tutte le rilevazioni demoscopiche che racchiudevano in una piccolissima percentuale degli interpellati chi intendesse come urgente e non più rinviabile una revisione della Costituzione, mentre la stragrande maggioranza indicava come molto più urgenti la lotta alla precarietà, alla crisi economica, e poi il lavoro, i diritti e tutto quanto il resto.
L'errore più grande che Renzi abbia fatto, come gli hanno più volte rinfacciato sia Napolitano che Mattarella, e come del resto ha alla fine ammesso l'interessato, è stata la personalizzazione di questa revisione costituzionale, il subordinare la sua permanenza in politica all'esito di una massiccia e pericolosa riforma della Carta, riforma che niente dovrebbe avere a che fare con le beghe contingenti del governo di turno. Non è affatto scontato che se Renzi si fosse avventurato in questo progetto con un atteggiamento più umile e più improntato alla prudenza, alla ponderatezza e alla cautela non sarebbe riuscito a portarlo in porto. Ma così non è stato. La prudenza, come detto, è stato accantonata in favore dell'impulsività tipica di chi piazza tutta la posta in palio su un numero alla roulette.
E quel numero non è uscito.

domenica 4 dicembre 2016

(...)

In un mondo perfetto, alla notte di uno spoglio elettorale dovrebbe seguire un giorno di ferie retribuito. Perché ad esempio chi, come lo scrivente, ha la sveglia alle 5:55 e una giornata lavorativa di quelle toste, non è che può stare tutta la notte dietro a Mentana, eh.

Costituzioni

La Costituzione americana è stata promulgata nel 1789, è attualmente ancora in vigore e in 227 anni di vita è stata modificata in soli 27 dei suoi articoli. La Costituzione italiana è stata promulgata nel 1948, è attualmente ancora in vigore e in 68 anni è stata modificata da 35 leggi di revisione costituzionale. Se passasse il referendum di oggi, sarebbero modificati in un colpo solo 47 articoli della Carta. Una delle poche revisioni costituzionali americane è stata attuata nel 1913, concretatasi nel 17° emendamento, in virtù del quale oggi il senato USA è composto di due senatori per ogni stato eletti DIRETTAMENTE dalla popolazione dello stato (“elected by the people thereof”). Prima di questa revisione i senatori erano nominati dai parlamenti federali, un po' gli equivalenti dei nostri Consigli regionali. Se passasse il referendum di oggi, torneremmo all'architettura istituzionale che avevano gli USA prima del 1913. E non mi tirate fuori la storiella che in tutti i paesi europei la Camera governa e il Senato ha solo funzione consultiva, perché è vero che formalmente è così, ma è anche vero che in tutti i paesi europei i deputati sono eletti direttamente e col proporzionale puro o misto, e c'è una bella differenza. E comunque da nessuna parte la Camera bassa è per due terzi nominata dai capi-partito e quella alta tutta scelta dai partiti.

(...)

"Tutti nostri studenti, tutti disperatamente giovani e intelligenti, e di conseguenza disperatamente sicuri di essere gli unici depositari della ragione, e quasi tutti, quali che siano le cause da loro abbracciate, destinati ad essere risucchiati da enormi studi legali specializzati in diritto societario, gigantesche fabbriche del profitto dove fattureranno cifre astronomiche ai loro clienti, arrivando presto a guadagnare il doppio dei loro migliori insegnanti alla metà dei loro anni, sacrificando ogni cosa sull'altare della carriera, avanzando inesorabili mentre l'ideologia e la famiglia crollano di pari passo intorno a loro. E finalmente, una decina d'anni dopo, ormai cinici e amareggiati, raggiunti i loro bramati obiettivi - la partecipazione societaria, la cattedra, il seggio di giudice, qualunque sia il vascello su cui hanno scelto di veleggiare - sposteranno lo sguardo sulle acque agitate e deserte per rendersi conto che sono arrivati ma non hanno niente, assolutamente niente, e si chiederanno cosa fare con il resto delle loro miserabili vite.
Ma forse sto solo misurando le loro prospettive in base alle mie."

(Da L'imperatore di Ocean Park, S. L. Carter, uno dei romanzi più belli che sto leggendo quest'anno.)

sabato 3 dicembre 2016

Debunking rapido e non esaustivo delle principali balle raccontate per avallare la revisione costituzionale targata Boschi

Domani, finalmente, andremo a votare e ci toglieremo dalle scatole una volta per tutte questo referendum costituzionale, che naturalmente lo scrivente si augura sia archiviato con la vittoria del No. Assieme ad esso ci toglieremo dalle scatole - speriamo - questa bruttissima campagna referendaria e tutti i veleni che si è trascinata dietro. Non è stata infatti una normale campagna referendaria ma una vera e propria guerra, voluta da chi, fin dall'inizio, ha deciso di personalizzare questa revisione costituzionale riducendola al rango di posta di una scommessa tutta personale, ossia il terreno peggiore su cui incastonare una revisione della Costituzione che invece, come i padri costituenti (quelli veri) ci hanno insegnato, avrebbe dovuto essere innestata su un terreno di condivisione, apertura alle altrui idee e massima partecipazione possibile di tutte le forze politiche. Così non è stato e ne prendiamo atto, confidando che gli italiani che domani andranno alle urne ricaccino al mittente questa pessima revisione costituzionale, pessima nel metodo e nel merito. Ho seguito molto tutta la campagna, mi sono informato sia su internet sia leggendo un paio di libri in merito, e quindi provo qui di seguito a smontare alcune - non tutte: è impossibile - delle affermazioni che sono state enunciate dai sostenitori della riforma a (fragile) supporto della medesima.
La prima questione, come scrivevo qui sopra, riguarda appunto il metodo. Non è concepibile che una revisione della Costituzione che modifica un terzo dei suoi articoli e che ne cambia l'impianto e lo spirito sia imposta da una maggioranza di governo, specie se si tratta di una maggioranza taroccata (ci torno dopo) che del paese reale rappresenta una minoranza. Le revisioni costituzionali devono essere di iniziativa parlamentare, non governativa, e avviate su esplicito mandato popolare indirizzato appunto al Parlamento. Qui non abbiamo alcun mandato popolare indirizzato al Parlamento, ma abbiamo una brutale imposizione da parte di un governo che, giova ricordarlo, è stato eletto a governare con l'utilizzo di una legge elettorale dichiarata incostituzionale. La Corte Costituzionale ha infatti stracciato il Porcellum con la sentenza 1/2014, e non ha disposto lo scioglimento delle Camere solo per garantire la continuità istituzionale e per il disbrigo degli affari legislativi contingenti, tra cui l'approvazione di una nuova legge elettorale, questa volta rispondente ai dettami della Carta, con cui tornare subito al voto. Chi contesta questa lettura lo fa adducendo l'assunto che la Consulta non ha esplicitamente dichiarato incostituzionale questo governo, né tantomeno lo ha menomato della possibilità di avviare una riforma della Costituzione. In realtà, chi sposa questa lettura della sentenza finge di ignorare che la Corte, nella suddetta sentenza, ha sì autorizzato le Camere a continuare a operare e legiferare, ma non in forza della legge dichiarata incostituzionale, bensì in forza del "Principio di continuità dello Stato", e ha specificato che tale principio si applica in due soli casi: quando le Camere vengono prorogate dopo il loro scioglimento fino a nuove elezioni, e quando vengono sciolte e poi riconvocate per conventire in legge i decreti, attività che prevedono un tempo massimo di tre mesi. Questo governo, invece, si è insediato come se niente fosse, con tutta l'intenzione non solo di governare per cinque anni, ma addirittura di mettere in campo una revisione costituzionale i cui effetti si snoderanno sui prossimi decenni. In aggiunta, c'è da segnalare che sul programma elettorale con cui il Partito Democratico si è presentato alle elezioni del 2013, e sul quale questo governo lavora, di questa revisione costituzionale non si trova una riga. Quindi?
Esaurita la questione del metodo, veniamo al merito, e precisamente ad alcune delle frottole con cui Renzi e soci stanno abbindolando da mesi i poveri di spirito. Una di quelle che va per la maggiore è che il superamento del bicameralismo paritario porterà una semplificazione e una maggiore velocità del processo legislativo. Non è vero niente, e non perché lo dica io, ma perché lo dicono tutti i maggiori costituzionalisti italiani. Attualmente il meccanismo legislativo italiano è molto semplice e prevede che al vaglio delle due Camere passino solo due tipologie di leggi: ordinarie e costituzionali. Se passerà questa riforma, le leggi costituzionali rimarrano subordinate al bicameralismo paritario, come succede ora, quindi da questo punto di vista non cambierà niente, ma quelle ordinarie saranno suddivise in una decina di tipologie diverse (ancora non si è riusciti a capire neppure quante: chi dice 12, chi 20 ecc.) e tutte dovranno passare comunque al vaglio del nuovo Senato. Sarà sufficiente infatti che appena un terzo dei senatori lo richieda che la legge dovrà essere esaminata, ed eventualmente emendata, da palazzo Madama, che poi dovrà rispedirla alla Camera per l'ultima lettura. È vero, quindi, che l'ultima parola ce l'avrà la Camera, ma quello che Renzi chiama "navetta" o "ping-pong" rimane comunque, e c'è il rischio tutt'altro che trascurabile che siano molte di più le leggi che faranno il ping-pong con la nuova Costituzione che con quella che abbiamo adesso. E, come scrivevo ieri nel post precedente, sono i numeri che dànno conforto a questa previsione. Se infatti prendiamo in esame l'attuale legislatura, quella appunto di Renzi, scopriamo che oltre l'80% delle leggi fatte dal suo governo (202, per la precisione) sono passate velocemente al primo colpo, ossia con una lettura semplice Camera-Senato. Quelle che sono dovute sottostare a tre o più passaggi sono una piccolissima minoranza. Tutto questo sta lì a dimostrare che a noi non sevono più leggi (già ora non si resce neppure a stimare quante ce ne siano), né una maggiore velocità legislativa, a noi servono leggi scritte meglio, più approfondite e più organiche, e possibilmente scritte da politici che ne siano all'altezza. Ecco, smontata in poche righe, una delle balle che con maggior forza ci stanno in questo periodo propinando. Ma prosegiamo.
Ci raccontano che un Senato che non potrà più dare la fiducia al governo sarà garanzia di maggiore stabilità. Non è vero niente, e anche qui sono i fatti a dimostrarlo, i numeri. Sapete quanti, dei 63 governi che l'Italia repubblicana ha avuto, sono caduti per la mancanza della fiducia del Senato? Due (2): i due governi Prodi. Basta. Tutti gli altri sono caduti per cause diverse che col Senato non c'entrano assolutamente nulla. In aggiunta, quelli che blaterano di stabilità dimenticano di dire che durante tutta la Prima Repubblica ha governato praticamente sempre lo stesso governo, quello della Democrazia Cristiana coi vari alleati. È vero, cambiavano i nomi dei Presidenti del consiglio, ma la maggioranza era quella e il programma era sempre quello. Per cinquant'anni abbiamo avuto una stabilità politica come forse non si è mai vista al mondo, e adesso vogliono farci credere che con la nuova Costituzione ci sarà più stabilità. Balle. I governi non cadono perché il Senato non dà la fiducia, cadono perché le maggioranze che le compongono sono litigiose, frammentate, spesso per nulla coese, sono accozzaglie (quelle sì) che, pur diverse tra loro, si accorpano per fare numero in occasione delle elezioni e poi ognuno per la sua strada, ed è per questo motivo che i governi continueranno a cadere anche se vinceranno i Sì: perché ormai l'indirizzo dell'attività legislativa è orientato alla soddisfazioni di piccoli interessi personali o di bottega e non più all'interesse generale, ed eliminare la possibilità che il Senato dia la fiducia non cambierà assolutamente niente di questa situazione. Chi mastica un po' di storia sa che una sola Camera che dà la fiducia era prevista nel vecchio Statuto Albertino, quello del 1848 che resse l'Italia monarchica e fascista. Ecco, questi signori ci stanno vendendo come "progresso" il ritorno a un'architettura istituzionale che risale a 170 anni fa e che è stata stracciata con la stesura della Costituzione che abbiamo oggi. Tra l'altro, trovo curioso che a farsi paladino di stabilità sia lo stesso Renzi, che ha fatto fuori Letta dopo un anno, ricorrendo a un giochino extraparlamentare, e che oggi governa con la stessa maggioranza di Letta, ma è noto che la coerenza e la serietà non sono mai state prerogative né di lui né del suo governo.
Ci sarebbero infinite altre cose da dire, infinite altre balle da smontare; ad esempio riguardo alla composizione e al metodo di nomina del nuovo Senato, una questione che palesa come meglio non sarebbe possibile fare la pochezza culturale ma anche solo di conoscenza di grammatica e sintassi di chi ne ha vergato il testo. E ci sarebbe da ridere, se non fosse che invece, purtroppo, è la pochezza di questi personaggi che sta riscrivendo le regole su cui si fonda il nostro Stato.
Ci sarebbe da ribadire fino allo sfinimento che sono una presa in giro la faccenda della diminuzione dei costi (40 milioni di euro risparmiati a fronte di una spesa pubblica complessiva stimata in qualcosa come 800 miliardi di euro), la diminuzione dei parlamentari (200 senatori in meno su un milione e centomila persone che in Italia a vario titolo campano di politica), il rafforzamento - dicono - della sovranità popolare che invece ne risulterà irrimediabilmnte compressa. Purtroppo non è possibile sviscerare tutto in un post. Chi vuole farlo ha comunque, oggi, ogni possibilità attraverso internet o attraverso i libri. Chiudo dicendo che io non sono contrario alle modifiche costituzionali, sono contrario alle riforme costituzionali fatte in questo modo: imposte da una maggioranza di governo senza alcun titolo per metterle in campo e gravate dal peso di una necessità e di una improcrastinabilità inesistenti, propinateci capziosamente e degne sicuramente di miglior causa.

Chi vota ha sempre ragione

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