lunedì 4 aprile 2016

Saramago e i puristi



Non so quanti tra i miei 42 lettori abbiano mai letto qualcosa del premio Nobel per la letteratura José Saramago. Chi l'avesse fatto si sarà sicuramente accorto che il celebre scrittore portoghese, scomparso nel 2010, faceva uso di un tipo di prosa particolare, di cui ci si può fare un'idea scorrendo il brano nell'immagine qui sopra, che è tratto dal romanzo Memoriale del convento, pubblicato nel 1982, che sto leggendo in questi giorni. Tra le peculiarità che caratterizzavano il suo stile di scrittura, c'era ad esempio un utilizzo estremamente anticonvenzionale della punteggiatura, contraddistinto dalla totale assenza di quasi tutti i normali segni di interpunzione. Gli unici utilizzati erano il punto, la virgola e solo in rarissime occasioni il punto e virgola. Nient'altro: né punto esclamativo, né interrogativo, né due punti, né virgolettati per contraddistinguere il discorso diretto - di quest'ultimo si intuiva l'incipit dalla maiuscola inserita nella prima parola. Ne risultavano periodi a volte lunghissimi, caratterizzati da altrettanto lunghe sequenze di incisi, con risultati spesso spiazzanti per il lettore, obbligato a dedicarsi ad una vera e propria "interpretazione" del senso dei suddetti periodi.
Mentre riflettevo sul modo di scrivere di Saramago, pensavo a tutti quelli che sui social e altrove si ergono ad alfieri dell'ortodossia sintattica della lingua scritta, compresi i puristi della punteggiatura, quelli ad esempio a cui vengono le coliche quando si accorgono della presenza contemporanea in una frase della virgola e della e con funzione di congiunzione. Ecco, costoro si leggano un romanzo qualsiasi di Saramago, capiranno che la lingua non è qualcosa di granitico, di statico, ma di liquido, che si trasforma e cambia col passare del tempo - per rendersene conto, senza necessariamente andare a sbattere negli eccessi dello scrittore portoghese, è sufficiente leggere qualsiasi classico in una edizione di qualche decennio fa.

4 commenti:

Sbronzo di Riace ha detto...

ad un nobel si lascia passare questo ed altro :-)

poi un ricco strambo è stravagante mentre un povero strambo è un matto

Andrea Sacchini ha detto...

Amo molto Saramago, certi suoi romanzi come Cecità o Le intermittenze della morte sono degli autentici capolavori. Poi era particolarmente inviso al vaticano, e questo me lo rende ancora più simpatico :-)

Romina ha detto...


Concordo e rilancio:

quelli ad esempio a cui vengono le coliche quando si accorgono della presenza contemporanea in una frase della virgola e della e con funzione di congiunzione.

Questa è una regoletta scolastica che molti di noi ignorano volentieri. La virgola seguita dalla congiunzione "e" si usa, ad esempio, per dare un tono poetico ai propri scritti, perché ha l'effetto di rallentare il discorso creando, nel contempo, un tono molto solenne.
Quando io, ad esempio, intendo scrivere in prosa poetica (sul blog mi capita spesso), mi diletto moltissimo a usare la virgola e la congiunzione "e". Volontariamente. E continuerò a farlo. :)

Andrea Sacchini ha detto...

Certo, è così. Da lettore compulsivo di libri posso testimoniare che la regoletta della e disgiunta dalla virgola, che alle elementari ci costava regolarmente un segnaccio rosso da parte della maestra, è praticamente morta. Se a questo si aggiunge che pure l'Accademia della Crusca ha ormai definitivamente sdoganato l'abbinamento... :-)

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