lunedì 29 febbraio 2016

Vendola

Il clamore suscitato dalle modalità utilizzate da Vendola per diventare padre non potevano non sollevare un polverone. Al di là dei commenti cretini degli Adinolfi, dei Salvini e degli Sgarbi, giusto per citare quelli più in vista, non poteva non sollevarlo perché nell'immaginario collettivo certe pratiche sono ancora inquadrate come abomini, in particolar modo da chi ha fatto del conservatorismo cattolico e della difesa delle tradizioni familiari, qualunque cosa voglia dire, una missione; ma sono viste - diciamolo tranquillamente - con una certa diffidenza anche da gran parte di quelli che si definiscono progressisti e a questa definizione improntano il loro agire, pensare, parlare.
In realtà, ciò che nessuno mette in rilievo è che con queste cose ci dovremo per forza fare i conti, volenti o nolenti, che ci piacciano o no, perché la società si muove, cammina, e ciò che oggi a molti sembra aberrante fra qualche decennio sarà normalità. Pochi secoli fa sembrava aberrante ciò che propugnava Galileo; pochi decenni fa sembrava aberrante l'idea che si facesse una legge sull'aborto o sul divorzio. Anche la fecondazione assistita, nonostante gli ostacoli, alla fine ha avuto la meglio. Oggi abbiamo adirittura una legge, seppure abbastanza all'acqua di rose, che disciplina le unioni civili, e i cattofondamentalisti sono ancora lì che strillano. Un giorno avremo una legge che disciplinerà la donazione di utero, è inevitabile che accada. Allora abbiamo solo due possibilità: continuare a inveire inutilmente e pateticamente, come fanno adesso i summenzionati personaggi, o cercare di guardare e comprendere con occhi e mente aperti i cambiamenti ineluttabili della società. Cambiamenti che ci saranno indipendentemente dal fatto che ci piacciano o no.

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