lunedì 14 aprile 2014

Feltri e il Libano

Qualche tempo fa scrivevo che di Feltri condivido l'1% di cio' che pubblica, mentre con la carta del restante 99% ci posso al massimo incartare i gamberi o le canocchie. L'editoriale di stamattina appartiene a questa seconda categoria. L'argomento e', manco a dirlo, Dell'Utri, il cui reato e' (secondo Feltri) "Concorso esterno in persecuzione." Vabbe'...
Nel suo pistolotto, il prode editorialista si lagna del fatto che il poveretto sia sotto processo da quasi 20 anni, cosa che "fa pensare che sulla sua effettiva colpevolezza non vi fossero né vi siano molte certezze." Qui Feltri potrebbe avere ragione, ma lo stesso ragionamento, in maniera speculare, si puo' allora fare a proposito della non colpevolezza. Insomma, neppure se ne fosse risultata subito chiara l'estraneita' sarebbe stato sotto processo 20 anni, vi pare? Ma Feltri guarda solo la meta' del bicchiere che interessa a lui. Quanto alla "vita tribolata [...] che gli è toccata nell'ultimo ventennio," beh, io sono convinto che sarebbero molti, oggi come oggi, che farebbero volentieri cambio vita con lui, almeno a livello economico. Ma ecco un paio di perle succulente.
"Sulla sua persona [Dell'Utri, ndr] tira un'aria cattiva, che è poi la stessa aria fetida che si respira intorno a Forza Italia da quando Silvio Berlusconi è stato incastrato. Altra storia inquietante, quella del Cavaliere. Costui è probabilmente l'unico riccone condannato per frode fiscale pur essendo fra i primi contribuenti."
Interessante. Quindi se uno paga molte tasse perche' e' molto ricco si trova automaticamente al di sopra della legge? Pagare le tasse, insomma, e' quindi una specie di salvacondotto contro le attivita' illecite che uno commette? Questo assunto e' molto interessante, a livello di giurisprudenza sarebbe da approfondire. Ma il bello viene adesso.
"Un bel mistero. Pensare che Gianni Agnelli, il compatriota più ammirato, lodato, invidiato e imitato, benché denunciato dalla figlia («papà portò all'estero un pacco di milioni»), è deceduto nel suo letto, mai sfiorato dagli artigli giudiziari."
Balla sesquipedale. Della presunta evasione fiscale di Agnelli e soci si sono interessati l'Agenzia delle Entrate e la procura di Milano, nelle persone dei pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta; tutto fini' in niente, purtroppo (almeno per ora), a causa delle reticenze della Svizzera a collaborare ("il tentativo di ricostruire i flussi dei soldi portati all'estero, come spiegano gli stessi magistrati, 'sono stati vanificati' sia in Liechtenstein sia in Svizzera 'dalla mancata collaborazione della locale autorità giudiziaria', che ha rimandato al mittente le rogatorie"). Quindi, che Agnelli non sia mai stato sfiorato "dagli artigli giudiziari" e' una palla grossa come una casa; ci potrebbero credere giusto i lettori del Giornale.
Altra perla. "Trattandosi di crimine vago e indefinibile, fra l'altro, è improbabile che le autorità di Beirut lo riconoscano valido ai fini della stessa estradizione."
Qui Feltri si riferisce al reato di concorso esterno in associazione mafiosa, di cui deve rispondere il signore che e' stato per 50 anni alla corte del tipo delle cene eleganti. Non sono un giurista, ma non mi risulta che il crimine di cui e' accusato Dell'Utri sia vago e indefinibile. E' infatti espressamente previsto dal nostro codice penale ed e' perfettamente definito. Capisco che parlare ai lettori del Giornale di codice e giurisprudenza e' come parlare a mia nonna di fisica quantistica, ma Feltri avrebbe almeno potuto provarci. Comunque, queste erano le due perle piu' divertenti. Le altre, leggetevele pure da voi, se volete.
Ah, Feltri, facci un favore: vai in Libano anche tu, va'...

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