martedì 29 novembre 2011

Decido io

Mi sto già preparando agli editoriali indignati di domattina su Avvenire e simili, e anche a quelli scandalizzati dei cosiddetti laici appartenenti all'ortodossia benpensante.

Per quel che mi riguarda, penso una cosa molto semplice: Lucio Magri ha esercitato il diritto primo che dovrebbe essere di ogni individuo (e che una certa politica e la chiesa cattolica tentano con ostinazione di demonizzare): quello di decidere cosa fare della propria vita, compreso interromperla se il "titolare" ritiene che non sia più vita o pensa che non valga più la pena di essere vissuta. Tutto il resto sono solo chiacchiere al vento.

3 commenti:

Romina ha detto...

La cultura cattolica è così radicata negli italiani, anche in quelli che dichiarano di non avere fede, che il tema del suicidio è un vero e proprio tabù.

Mi permetto una riflessione sull'uso strumentale delle superstizioni religiose a fini politici. Il mio discorso, perciò, non c'entra nulla col problema dell'esistenza o dell'inesistenza di un Dio.

Soffermiamoci sull'idea, tipica del nostro credo religioso, secondo cui Dio ci ha donato la vita e quindi non possiamo togliercela. In tale prospettiva, il suicidio è un peccato. Ebbene, quali possono essere le conseguenze pratiche di una simile credenza, ovviamente infondata sia a livello razionale che a livello empirico?

Convincere le persone di non essere padrone della propria esistenza perché questa appartiene solo a Dio, cioè a un essere supremo che sta al di sopra di noi, può avere un effetto psicologico gradito ai potenti: significa convincere la massa a sopportare qualsiasi cosa. Significa abituare alla passività e alla rassegnazione.

In altri termini, più rozzi: la tua vita non ti appartiene perché te l'ha regalata un Signore che è infinitamente più grande di te (= un potente). Tu non puoi trasgredire alla volontà di uno che sta tanto più in alto di te, ma la devi accettare (= devi accettare le decisioni di chi sta più in alto, anche se penose e ingiuste). Non puoi ribellarti.

Be', una massa passiva e obbediente, ossequiosa e timorosa nei confronti di ogni Autorità, fa comodo, no?

Facci caso: l'Italia è un paese sostanzialmente conservatore su tutti i fronti. Fra le ragioni di ciò, c'è anche l'influsso del cattolicesimo.

Tornando al suicidio, ciascuno ha il pieno diritto di togliersi la vita, se così vuole. E merita rispetto tanto più perché, quando si sceglie il suicidio, significa che si è raggiunto un grado di sofferenza non più tollerabile. Di fronte al dolore, è un dovere morale portare almeno rispetto.

Andrea Sacchini ha detto...

Molto bella e azzeccata la riflessione sulla strumentalizzazione politica della superstizione religiosa. Mi sono permesso di linkare questo tuo commento su Twitter e Facebook. Spero non ti dispiaccia (in caso, fammi sapere).

Romina ha detto...

No, non mi dispiace, figurati. :)

Buona serata!

Anarchici in famiglia

A volte invidio la vita "anarchica" di Francesca, mia figlia minore, anche se spesso non concordo con le sue scelte. Anarchica nel...