mercoledì 12 maggio 2010

Quando parla lui...

Ieri il ministro Alfano (foto), quello dell'omonimo lodo e del ddl intercettazioni, ha rilasciato alcune dichiarazioni che meritano di essere commentate. Perché non si capisce se quello che dice lo pensi davvero. Se così fosse, è preoccupante. Si parla di nuovo di tangentopoli. Dice lui: "Non credo che siamo di fronte ad una nuova Tangentopoli, ma se ci sono stati episodi di tangenti e di corruzione, vanno individuati i responsabili e puniti severamente per evitare di fare di tutta l'erba un fascio". Certo, l'inchiesta sugli appalti al G8 è ancora alle battute iniziali, ma da quello che trapela dalle intercettazioni, dagli atti d'indagine e dal numero di persone finite sotto inchiesta è presumibile che qualcosa ci sia. Comunque, sarà la magistratura ad appurarlo - sempre che glielo permettano.

Per quanto riguarda il "puniti severamente", c'è da ricordare ad esempio che la corruzione è stata di fatto depenalizzata dalla ex-Cirielli, emanata dal precedente governo Berlusconi nel 2005, che ha notevolmente ridotto i tempi di prescrizione per questo genere di reati e che è stata molto utile, guarda un po', a Previti. Sempre secondo il ministro non siamo in una nuova tangentopoli. Sarà. Vero è, però, che per una strana concomitanza di eventi, nello stesso giorno in cui lui affermava questo, l'agenzia Reuters pubblicava questo interessante resoconto secondo il quale siamo al secondo posto, dopo la Grecia, per tasso di corruzione. Bello, no?

Poi, inevitabilmente, il discorso cade sul famigerato ddl intercettazioni. Il ministro auspica che "si vada oltre gli ideologismi e il muro contro muro". Naturalmente non c'è nessun ideologismo, né nessun muro contro muro. Semplicemente siamo di fronte a una legge aberrante che di fatto, come affermano tutti i magistrati, è "un oggettivo favore ai peggiori delinquenti". E se il solo fatto che questa cosa si faccia notare significa fare "muro contro muro", beh, non vedo cosa ci sia di male. Ma il bello viene adesso: "Il principio irrinunciabile, però, resta quello della tutela del diritto dei cittadini alla propria privacy, secondo quanto previsto dall'art.15 della Costituzione". Non è la prima volta che Alfano tira in ballo questo benedetto art. 15 della Costituzione, che a suo dire sarebbe sistematicamente violato dalle pericolosissime intercettazioni. E vediamo allora cosa dice questo benedetto articolo.

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.

Secondo Alfano, quindi, c'è un oggettivo pericolo che qualcuno intercetti le nostre telefonate e le spiattelli sui giornali. D'altra parte è stato proprio lui, in un'intervista al Giornale di qualche tempo fa, a dichiarare: "Parlo di quei cittadini che si sono trovati sbattuti in prima pagina senza nemmeno essere indagati". Accidenti, la cosa è gravissima. E quanti saranno mai i cittadini italiani intercettati a loro insaputa? No, perché qui la cosa si fa preoccupante! Ma ce lo dice sempre lui, naturalmente, il mitico Angelino: Tutti! Tutti? Sì, tutti. Beh, non proprio tutti, ma secondo lui "sono ogni anno 100mila e con ogni «bersaglio» spiato entrano in contatto migliaia di persone, in media in 30 telefonate al giorno. Così «si arriva a 3 milioni di intercettazioni», il che va moltiplicato per settimane, mesi, anni addirittura". Mamma mia, un'apocalisse! Naturalmente sono tutte balle. E lo spiegava molto bene l'altro ieri il Sole24Ore, secondo cui, verosimilmente, le utenze intercettate ogni anno in Italia sono circa 80.000. Ma come? Non aveva detto milioni, il ministro? Eh, 'sti ministri esagerano sempre!

Ma 80.000 intercettazioni sono molte o poche? Provate a rapportare questa cifra col fatto che l'Italia è prima in Europa e seconda nel mondo per numero di telefonini (lasciamo perdere le utenze fisse): il paragone lo potete fare facilmente anche voi. La verità, come è già stato ormai spiegato fino allo sfinimento, è che la percentuale di intercettazioni nel nostro paese è irrisoria, e queste intercettazioni vengono disposte solo ed esclusivamente dall'autorità giudiziaria e solo quando si hanno gravi sospetti di rapporti con malavita o criminalità.

Un giorno, magari fra cento anni, gli storici analizzeranno questo particolare periodo storico. Magari rileggeranno pure alcune delle cose che raccontano oggi i nostri ministri. Questi storici fra 100 anni rideranno; noi, oggi, è meglio che cominciamo seriamente a preoccuparci.

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