mercoledì 28 aprile 2010

Se la SIAE chiede i diritti per l'inno di Mameli

Vabbé che la SIAE ormai ci ha abituato a tutto, o quasi - vedi ad esempio la vicenda dell'equo compenso -, ma quando pensi che non possa più esserci niente di nuovo (e di peggio) sotto il sole, ecco che arriva la smentita.

Pare infatti che a Messina la SIAE abbia preteso la bellezza di 1.094,40 euro da un'associazione no profit per aver suonato l'inno di Mameli durante le celebrazioni della Liberazione del 25 aprile. Qualcuno sicuramente obietterà: ma l'inno di Mameli non è di pubblico dominio essendo i suoi autori, Mameli e Novaro, deceduti da più di 70 anni? Sì, purché si tratti dell'opera originale, non di una elaborazione.

Quando avete finito di ridere (o di piangere, dipende), vi consiglio questo ottimo articolo di .mau.

1 commento:

Anonimo ha detto...

a metà degli anni '60 mio padre organizzò una festa dentro casa sua. Una festa con diversi ragazzi e ragazze, musica, dolciumi ecc ecc.
la Siae si pappò un sacco di soldini perché a suo dire la musica fuoriusciva dalle finestre e poteva essere ascoltata per strada, quindi in luogo pubblico. Viene quindi applicata - a loro avviso - la norma, che prevede una tariffa per i concerti in luogo pubblico.
mio nonno dovette sporsare un bel po' di soldini per il "concerto di compleanno" di mio padre.

non credo debba aggiungere altro.
si trattava di 4 canzoni messe su un 45 giri.

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