martedì 13 aprile 2010

Il quartier generale racconta/17

Ricordate, ieri, tutte le prime pagine coi titoloni sulla presunta confessione dei tre appartenenti a Emergency? Io mi chiedevo: "Sarà interessante, adesso che tutto si sta sgonfiando, vedere domani se occuperà lo stesso spazio". Ecco, se volete potete valutare da soli, oggi, quale spazio viene dato alla smentita. Nella migliore delle ipotesi, e tranne poche eccezioni, si trova qualche trafilettino solo nella zona bassa delle prima pagine; spariti tutti i caratteri cubitali di ieri.

Un ottimo esempio ci viene offerto, tra i tanti, dal Messaggero. Ecco la prima pagina di ieri:


Ed ecco quella di oggi (la smentita della confessione ve l'ho sottolineata in rosso, altrimenti fate fatica a vederla):


Più o meno l'andazzo degli altri è questo qui. Poi ci sono naturalmente quelli, tipo il magnifico Resto del Carlino, che l'hanno tolta del tutto (qui sotto ci sono in successione la prima pagina di ieri e quella di oggi).




Ovviamente non poteva mancare all'appello il Giornale.


Il quotidiano di Feltri apre con un angoscioso interrogativo riguardo ai tre di Emergency: erano "terroristi, vittime o pirla"? L'interrogativo è effettivamente inquietante. Così pure come quello del sottotitolo: "Ma che ci facevano le armi nel loro ospedale?" Per sciogliere questo difficilissimo quesito sarebbe bastato che il Granzotto riportasse una qualsiasi delle dichiarazioni rilasciate ieri da Gino Strada (qui quella pubblicata nel blog di Grillo), ma evidentemente era troppo faticoso. E così, nel suo acuto editoriale in cui sviscera tutte e tre le ipotesi iniziali, alla fine la butta sulla speranza. La speranza? Certo, lui spera che si dimostri che i tre sono stati dei pirla. "Nell'avamposto di una zona di guerra dove ogni uomo, ogni oggetto è sospetto, i due scatoloni erano lasciati lì in terra e bisognava essere dei pirla, sempre con rispetto parlando, a non volerci dare una controllatina. Ed è questa l'ipotesi - pirlaggine - che essendo più favorevole ai tre di Emergency (e a Gino Strada) noi preferiamo. Salvo smentita".

Naturalmente lui era lì, e si è accorto subito che i due scatoloni si vedevano benissimo rispetto agli altri. Cosa si può aggiungere di più, quindi, a cotanta dotta disquisizione del Granzotto? No, perché alla fine, dopo tutto, l'enigma mica è stato sciolto. Come hanno potuto i tre pirla non controllare due scatoloni all'interno di un ospedale di una zona di guerra? Chissà, che fossero troppo impegnati a riattaccare qualche mano a qualche bambino mutilato? Oppure a raccogliere i visceri penduli di qualche disgraziato capitato su una mina antiuomo (magari di fabbricazione italiana)? Se così fosse ha senz'altro ragione il Giornale: sono proprio dei pirla.

2 commenti:

lucy ha detto...

io credo fermamente che in una zona di guerra il campo va sempre lasciato in mano ai militari e mai ai civili o ai medici che non ci dovrebbero proprio stare.

Andrea Sacchini ha detto...

Io invece credo fermamente che spingere dei tasti sulla tastiera del pc per mettere insieme un pensiero o una frase che abbiano un senso, richieda sempre una minima quantità di attività cerebrale.

Ovviamente può sempre capitare l'eccezione.

La querela

Luciano Canfora querelato da Giorgia Meloni. Un gigante del pensiero e un intellettuale dalla cultura sconfinata, conosciuto in ...