domenica 14 marzo 2010

Il quartier generale racconta/1

Uno dice: oggi è domenica, la smetteranno di raccontare palle. E invece no: a differenza di qualcun altro che sta un pelino più in alto, questi non si riposano neppure il settimo giorno. Ho pensato quindi di dedicare alle corbellerie che raccontano i principali house organ di casa una serie di post dal titolo comune - "Il quartier generale racconta" - con tanto di numero progressivo (un po' come faccio con le mie "pillole" al sabato).

Tra quelli che neppure di domenica si riposano c'è naturalmente Libero, il quale oggi ci delizia con questo articolo e questa immagine:


Libero chiama la manifestazione di ieri una "Ammucchiata di piazza" (adesso vedremo cosa sarà la loro sabato prossimo), perché c'erano quelli del Pd, dell'IdV, i Verdi, varie ramificazione della sinistra più o meno radicale, ecc... Naturalmente ai berluscones dà parecchio fastidio che anime così diverse dell'universo che ruota attorno all'opposizione abbandonino per una volta gli screzi intestini e si ritrovino tutte in piazza, e quindi cercano di descrivere il tutto più come un'ammucchiata disordinata piuttosto che un ritrovarsi sotto obiettivi comuni. Ma d'altra parte non è che ci si possa aspettare qualcosa di diversa da questi qua.

Ma torniamo un attimo all'immagine sopra. Voi sapete che nei giorni precedenti alla manifestazione di ieri c'è stato un certo timore per l'intervento di Di Pietro, l'unico leader politico che all'indomani della firma del dl salva-liste da parte di Napolitano si era lanciato in una critica nei suoi confronti piuttosto aspra (ricordate il famoso "impeachment"?). Naturalmente i berluschini e i loro amplificatori mediatici aspettavano con ansia che Di Pietro prendesse di nuovo a male parole Napolitano nella manifestazione, in modo da poter poi ritornare a suonare il famoso disco rotto dell'attacco alle istituzioni, dello sfregio al prestigio di Napolitano e balle simili. E invece sono cascati male, perché Di Pietro non ha fatto niente di tutto questo, rivolgendo i suoi strali unicamente contro il premier. Rimasti quindi a bocca asciutta, non hanno trovato di meglio da fare che pubblicare - questa mattina l'hanno fatto quasi tutti i quotidiani vicini al centrodestra - l'unico cartellone presente nella piazza che contestava apertamente Napolitano, come a dire: avete visto che alla fine il capo delo Stato è stato oltraggiato? Vabbè... (a margine segnalo che io sono perfettamente concorde con le critiche a Napolitano, perché chi presenta una porcata - Berlusconi - e chi la firma - Napolitano - a mio avviso hanno la stessa responsabilità, ma questo è un altro discorso). Passiamo adesso al Giornale.


Il quotidiano del fratello del premier ci dà il buongiorno con questo splendido editoriale del mitico Sallusti, del quale vi riposto alcune chicche.

La prima di queste sta ovviamente nel titolo: "Il reato di Silvio: non gli piace Santoro". Il lettore quadratico medio del Giornale a questo punto è già sull'orlo di un travaso di bile: ma come si permettono? incolpano il povero Silvio solo perché ha detto che non gli piace Santoro? Naturalmente le cose non stanno così, ma andiamo con ordine. "Tra smentite e mezze conferme l’inchiesta di Trani, che ha coinvolto non si sa a che titolo anche il presidente del Consiglio e il direttore del Tg1, appare sempre più come una enorme bufala giudiziaria". Come diceva tempo fa un mio caro amico: in Italia per capirci qualcosa occorre comprare almeno tre quotidiani, fare la somma e tirare le conclusioni. Se infatti i perspicaci lettori del Giornale leggessero anche qualcos'altro, capirebbero che il "non si capisce a che titolo" evocato da Sallusti in realtà si capisce molto bene. Lo scrivono ad esempio questa mattina sia il Corriere che Repubblica, solo per citarne due. "Il premier a Innocenzi su Annozero: 'Concertare per chiudere la trasmissione'", scrive ad esempio il primo. "Il Guardasigilli non ci fa paura, inchiesta seria e faremo un pool", scrive invece Repubblica, riportando un'intervista del procuratore generale di Trani che potrebbe chiarire un po' dei molti dubbi che albergano nella testa di Sallusti (e dei lettori del Giornale).

Insomma, indipendente dal fatto di chi sia effettivamente indagato e chi no, da quanto riportano i giornali appare evidente che il premier avrebbe fatto parecchie pressioni, utilizzando oltretutto un organo come l'Agcom, attraverso funzionari compiacenti, per far chiudere una trasmissione scomoda. Scrive il Corriere: "Intanto, però, proprio il premier e il commissario sarebbero i protagonisti della telefonata intercettata il 14 novembre scorso nella quale il Cavaliere dice al suo interlocutore: 'Basta, finiamola con questo scandalo. Quello che bisogna concertare è che la vostra azione permetta di chiudere la trasmissione'. A Innocenzi, Berlusconi confida: 'L’ho chiesto anche a Calabrò (presidente dell’Agcom, ndr)'. Il premier insiste più volte con il commissario. In un’occasione sbotta: 'Non voglio più vedere Antonio Di Pietro in tv'". Ecco, forse Sallusti se leggesse questi resoconti potrebbe capire (ma lo sa benissimo) a che titolo il premier c'entrerebbe in questa storia. Ma lasciamolo pure nei suoi dubbi.

"Non si sa a che titolo telefoni di alte cariche dello Stato fossero sotto intercettazione. L’unica cosa certa è che gli spioni del palazzo di giustizia hanno registrato anche conversazioni private di ministri come Giulio Tremonti e Roberto Maroni, oltre che di numerosi parlamentari". Anche qui c'è qualcosa che tormenta il povero Sallusti. Si chiede ad esempio "a che titolo telefoni di alte cariche dello Stato fossero sotto intercettazione". In realtà lo sa benissimo, ma il dubbio dell'accanimento va comunque alimentato. A scanso di equivoci, e per quei pochi che non lo sapessero, a essere intercettati non sono il presdelcons o qualche alta carica, ma le persone che sono al centro dell'inchiesta. E' chiaro che se qualcuno chiama queste persone (ad esempio Berlusconi) la conversazione viene ascoltata, ma questo non significa che Berlusconi sia intercettato. Anzi. Ma per i lettori del Giornale questo e altro. Quando sentite quindi i vari Capezzone, Fede, ecc., scandalizzarsi perché il premier è stato intercettato, potete subito cominciare a ridere (o a piangere, dipende).

Vabbè, l'articolo prosegue più o meno su questa falsa riga, è inutile che stia qui a commentarlo tutto. E' domenica anche per me.

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