domenica 7 febbraio 2010

Come sarà la scuola superiore targata Gelmini

E' ufficialmente partita la riforma delle scuole superiori fortemente voluta dalla Gelmini - i maligni dicono dietro pressione di Tremonti, ma vabbè. Siceramente, a me fanno un po' ridere quelli che si sono subito lanciati in giudizi tipo "la distruzione della scuola", "la demolizione della scuola" e simili. Per un motivo molto semplice: non si può giudicare a priori un provvedimento i cui effetti si vedranno tra un certo numero di anni; si può fare qualche previsione, certo, ma tirare prima le conclusioni mi sembra un atteggiamento un po' infantile e interessato.

Detto questo, l'unica cosa che al momento si può fare è vedere le caratteristiche principali di questa cosiddetta riforma e poi, al massimo, cercare di fare qualche previsione. Naturalmente io dico quello che deduco leggendo un po' quello che si prevede di fare, e questo pur essendo fuori dall'ambiente della scuola; quindi se tra i miei lettori c'è qualcuno che magari è dentro l'ambiente scolastico e vuole dire la sua è ovviamente il benvenuto.

Innanzitutto va detto che la riforma riguarda, a partire dal prossimo anno, solo le prime classi degli istituti superiori, e cioè licei e istituti tecnici vari. La prima cosa che salta all'occhio è una riduzione del monte ore di lezioni, che porterà nei prossimi anni, attraverso il taglio di circa 17.000 cattedre, a un consistente sfoltimento del corpo docente. Difficile dietro a questa cosa non vedere lo zampino di qualche funzionario dell'Economia. D'altra parte la scuola non è certo l'unico ambito passato sotto la forbice dei tagli e delle razionalizzazioni delle risorse. Razionalizzazione che, nella sua parte più vistosa, prevede la riduzione degli indirizzi sia degli istituti tecnici che dei licei.

(fonte immagine: skuola.tiscali.it)

Come si può interpretare questa specie di rivoluzione? E' giusto o no razionalizzare gli indirizzi a scapito di una maggiore possibilità di scelta? A mio parere no. Berlusconi, alla conferenza stampa di presentazione insieme alla Gelmini, ha detto che questa riforma "era un atto atteso da 50 anni" e che "che ci mette in linea con l'Europa". Che questo riordino fosse atteso da 50 anni è possibile, che ci avvicini all'Europa non si sa - d'altra parte lo stesso Berlusconi non ha aggiunto dettagli sul come ci avvicinerà all'Europa.

Ad esempio tagliare oltre 400 indirizzi per arrivare a soli 6 licei ridurrà sì il rischio frammentazione e dispersione, ma anche la possibilità di scelta. E non si capisce come una tale mossa ci avvicini all'Europa, come afferma Berlusconi. Una cosa a mio parere positiva, invece, è l'ampio margine di discrezionalità nella proposta formativa che avrà ogni singolo istituto. "Al biennio, i nuovi licei potranno ritagliare il 20 per cento del monte ore annuo per attivare insegnamenti opzionali. Quota che sale al 30 per cento al triennio. In questo modo, ogni liceo potrà 'personalizzare' l'offerta formativa per renderla più vicina alle esigenze dell'utenza e del territorio". Certo, questo magari potrà creare un po' di confusione nelle famiglie, ma eviterà il rischio di avere scuole-fotocopia.

Bersani, a proposito di questo progetto ha detto:

"il riordino della scuola superiore da parte del governo non è una riforma, ma un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che - invece di avvicinarci come riferito dal premier - ci allontana dall'Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese". Il riordino di cui parla il governo sarebbe in realtà un mero "taglio di risorse, di competenze e di tempo", dovuto alla necessità di Tremonti di far quadrare il bilancio. Per il Pd, a causa di questa riforma, "la scelta compiuta a 13 anni diventa nei fatti irreversibile per la grande differenza di programmi proposti dai diversi percorsi formativi sin dal primo biennio, favorendo la dispersione scolastica, penalizzando i saperi tecnico-scientifici e tagliando le ore di laboratorio negli istituti professionali".

Bersani, coerentemente col suo ruolo di leader (mah...) dell'opposizione, critica tutto l'impianto di legge senza fare sconti, ed è pure possibile che alcune delle cose che dice le pensi realmente; ma è difficile pensare, in virtù appunto del ruolo che ricopre, che anche se ci avesse trovato qualcosa di buono l'avrebbe tirato fuori. Quindi la sua critica va presa per quello che è.

Come dicevo all'inizio, quindi, bisognerà aspettare che questa riforma sia a regime da qualche anno per poter vederne i frutti. Il problema è che i 17.000 docenti che si stima perderanno il posto di lavoro a causa del taglio delle cattedre non potranno ormai più dire niente.

5 commenti:

Sbronzo di Riace ha detto...

attivare insegnamenti opzionali costa e poi che tipo di insegnamenti opzionali verranno istituiti?

non è che poi verranno istituiti corsi di studi strambi?

chi fa i licei in genere tende ad andare anche all'università mentre chi fa l'istituto tecnico può anche fermarsi lì (geometri, ragionieri eccetera)

quindi avere solo 6 tipi di licei non la vedo come una riforma così stupefacente, non che una razionalizzazione faccia male però non la si può presentare come una panacea

qui c'è il sito in cui si può approfondire

http://nuovesuperiori.indire.it/

Sbronzo di Riace ha detto...

poi si dice che le ore di lezione diminuiscono ma in realtà il tempo di permanenza sui banchi aumenta perchè da 36 ore (improprio chiamarle ore) da 50 minuti si passa a 32 ore da 60 minuti

quindi prima c'erano 1800 minuti di lezione a settimana dopo ci saranno 1920 minuti a settimana

Andrea Sacchini ha detto...

Quello che a me dà da pensare è che il taglio maggiore delle risorse (ore, cattedre, ecc...) si avrà proprio negli istituti tecnici e professionali, mentre resterà sostanzialmente invariato nei licei. Non so se questa cosa sia stata pensata in base al concetto che al tecnico ci vanno solitamente i più "poveri", cercando così di spingere più studenti verso i licei.

Trovo comunque che sia una scelta sbagliata e penalizzante, se non altro perché mai come adesso nel nostro paese è necessaria la presenza di un'istruzione tecnica e professionale di altissimo livello. Le aziende cercano questo. E invece, paradossalmente, almeno da quanto si vede, è il ramo che da questa riforma uscirà più penalizzato.

Sbronzo di Riace ha detto...

come in tutte le riforme che si sono susseguite ci sarà qualcosa di buono, qualcosa di inutile e qualcosa di dannoso

chi vivrà vedrà

Anonimo ha detto...

Già, chi vivrà...

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