giovedì 21 gennaio 2010

La guerra (quasi vinta) del processo breve morto

La prima battaglia è vinta: il processo breve è passato al Senato. Per vincere la guerra, per far sì cioè che il provvedimento diventi definitivamente legge dello stato, manca solo l'approvazione della Camera, che, visto l'andazzo, dovrebbe comunque essere una formalità. Tuttavia, forse, è ancora presto per stappare le bottiglie; certo, le speranze non sono molte, ma Napolitano deve ancora dire la sua. Intendiamoci, nessuno si fa grosse illusioni in proposito, ma, come segnalava ieri mattina Repubblica, gli esperti giuridici del Quirinale stanno spulciando per benino il testo e qualche sorpresa è sempre da mettere in conto, anche perché i profili di incostituzionalità secondo molti sono palesi. Vedremo.

Per il resto non è che ci sia molto da dire. Si tratta forse della legge ad personam più chiara della lunga serie partorita in questi ultimi 15 anni. Una legge che serve solo a salvare Berlusconi o quasi - poi ci torno. Non serve né ad accorciare i processi né a risolvere gli atavici problemi di organico e di risorse che ha la giustizia in Italia. Sì, ci provano ancora a indorare la pillola dicendo che è l'Europa che lo chiede o che serve a tutti gli italiani, ma sono tutte balle. L'Europa ci richiama ripetutamente, è vero, sulla lunghezza dei processi, ma non mi pare abbia mai detto che per risolvere la situazione si debba ricorrere alla loro estinzione. Ma questo è, ci toccherà farcene una ragione.

C'è da segnalare, tornando un attimo sulle finalità del provvedimento a cui accennavo sopra, che in realtà questo obbrobrio legislativo è una sorta di amnistia, come scriveva ieri l'Unità. Una colpo di spugna generalizzato che cagionerà allo stato italiano una perdita valutata attorno ai 500 milioni di euro. Semplicemente perché l'ultima versione di questa porcata estende i suoi effetti ai procedimenti contabili e societari.

Il processo breve approvato oggi non cancellerà solo i dibattimenti ma anche «almeno 500 milioni di euro» che sindaci, parlamentari, ministri e sottosegretari hanno rubato allo Stato truffando e sprecando. Soldi che devono essere restituiti in base alle sentenze della Corte dei Conti. Ma che il ddl 1880 Gasparri-Quagliariello, più noto come «processo breve», nella sua versione corretta e allargata anche ai procedimenti contabili e societari cancella in un colpo solo.

Insomma, una sorta di condono contabile grazie al quale la faranno franca un buon numero di colletti bianchi che a vario titolo hanno truffato soldi allo stato. Questo è il processo breve col suo duplice scopo: salvare il premier dalle sue grane e salvare i "colleghi" dei parlamentari estensori della legge dal rispondere alle loro malefatte. Ognuno di questi ha dei benefici, insomma, ognuno tranne tutti quelli a cui servirebbe davvero una riforma seria che velocizzi la giustizia: i cittadini e le persone comuni.

Link per approfondire:

Processo-breve, condonati 500 mln

Senato, via libera al processo-breve

Cosa cambia con il processo breve

2 commenti:

Andrea Pirola ha detto...

Secondo il mio punto di vista, tutte queste leggi che il nostro primo ministro si cuce addosso o che le cuciono addosso, è che non ha abbastanza fegato per andare in tribunale a farsi processare, ha creato, grazie anche al suo carisma, un “castello in aria” e pensa “tutto l’organo giudiziario mi vuole eliminare”, fino a quando Berlusconi resterà in politica, o si farà prestare gli attributi, per varcare quella “odiosa“ porta, o il PD/IDV troveranno la forza per espugnare il castello (anche se credo che non lo faranno mai perche ci guadagnano troppo mantenendo l’assedio), le vere riforme non si faranno mai in modo serio, si penserà sempre a lui, nel bene o nel male. Dobbiamo uscire da questa situazione, bisogna trovare una nuova politica alternativa al Berlusconismio e all’Antiberlusconismo.

Andrea Sacchini ha detto...

A mio parere uscire dal berlusconismo, compreso tutto quello che rappresenta, non sarà impresa facile. Berlusconi finirà il suo ciclo, com'è naturale che sia, ma temo che la sua "dottrina" ce la trascineremo dietro per parecchio.

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