domenica 31 gennaio 2010

Direi che per oggi può bastare


(quella lì sotto è la mia Punto...)

L'aria di Milano (e non solo)

"L' aria di Milano non è peggiore di quella dello scorso anno", aveva proclamato Letizia Moratti, alcuni giorni fa, all'uscita dall'incontro a palazzo Marino in cui si discuteva proprio della cappa di smog che trasforma in questi giorni Milano, ma non solo Milano, in una camera a gas. E' difficile capire bene il senso di quella dichiarazione, specialmente se si considera che nella capitale lombarda il limite dei pm10 consentito per legge è fuori controllo da 2 settimane.

E allora via col blocco della circolazione domenicale, una misura talmente assurda e inutile - pure beffarda se si considera che sono esentati ad esempio i tifosi che andranno a vedere il Milan - che probabilmente pure molti milanesi si staranno chiedendo se l'amministrazione li sta prendendo per i fondelli (giù a Rimini sono anni che si blocca inutilmente la circolazione per questo motivo).

Eppure alcune soluzioni ci sarebbero (lobby degli automobilisti permettendo).

Prossimo terremoto giudiziario

Quelli di Panorama ne sono convinti: "...da qui a poco ci sarà un terremoto giudiziario destinato a minare nelle fondamenta il castello costruito intorno alle presunte rivelazioni di D’Addario e del suo mentore, l’imprenditore Gianpaolo Tarantini". Ora, intendiamoci, nessuno esclude a priori che tutta la vicenda di cui è stato al centro il presidente del Consiglio sia frutto di un (finora poco credibile) complotto - la procura di Bari continua a smentire che si stia indagando in tal senso.

Quello che invece mi sento di escludere è l'opportunità da parte degli house organ di rimettere in pista questa storia, specie alla vigilia di quella che si annuncia essere una delle campagne elettorali più delicate degli ultimi anni. Molte regioni sono infatti in potenziale bilico e non in tutte le cose vanno come Berlusconi vorrebbe. Certo, alla Mondadori avranno fatto i loro conti, ma io al loro posto avrei aspettato magari il dopo-elezioni per ritirare fuori questa storia. Se poi si considera che giusto questa mattina, in visita a Gerusalemme (a Gerusalemme?), ha ritirato fuori il vecchio pistolotto trito e ritrito della campagna di stampa ai suoi danni più aggressiva della storia...

Insomma, il rischio è quello che alcuni milioni di italiani, che magari avevano chiuso da tempo questa storia nel cassetto (o che magari non ne hanno mai saputo niente del tutto), ritornino indietro con la memoria, scoprendo magari che il nostro se ne andava allegramente a zoccole mentre il resto della nazione era alle prese con la più grave crisi economica degli ultimi decenni. Non mi pare una gran pubblicità.

Da Feltri a Boffo passando per il Vaticano

Stanno da qualche giorno circolando, con sempre più insistenza in rete, alcuni interessanti aggiornamenti che riguardano il mai dimenticato caso Boffo-Feltri. Ricordate no? Feltri, dalle colonne del Giornale, si lanciò alla fine della scorsa estate in una furiosa campagna denigratoria nei confronti dell'allora direttore di Avvenire, reo di aver pubblicato sul quotidiano dei vescovi un paio di articoli un po' troppo critici nei confronti del premier nel contesto della vicenda dei festini a base di escort a palazzo Grazioli. Feltri, successivamente, ammise, anche per evitare imminenti azioni legali, quello di cui si erano già accorti tutti: la famosa "informativa" diffamatoria nei confronti di Boffo era falsa; si scusò pubblicamente dalle colonne sempre del Giornale e considerò l'incidente chiuso lì - intanto però Boffo si era dimesso: lo scopo era raggiunto.

La novità, adesso, è che sembra che la regia occulta che si nascondeva dietro tutta l'operazione non sia stata solo di Feltri, ma arrivasse direttamente dall'interno delle mura vaticane. Lo scrive Sandro Magister in questo articolo pubblicato sull'Espresso online, a sua volta rifacendosi a una intervista a Feltri pubblicata sul Foglio. Titolo: Feltri spiega perché non poteva non credere al delatore del Vaticano. Ecco alcune passaggi:

"Tutta la vicenda è nata da un fatto: una personalità della Chiesa della quale ci si deve fidare istituzionalmente mi ha contattato e fatto avere la fotocopia del casello giudiziale dove veniva riportata la condanna di Boffo e, assieme, una nota informativa, che per capirci potremmo chiamare ‘velina’, che aggiungeva particolari alla notizia.
[...]
Avrei voluto vedere chi, al posto mio, non si sarebbe fidato di questa persona". Perché? "Perché ci si doveva fidare istituzionalmente", dice Feltri, calcando parecchio su quell’avverbio: "istituzionalmente". E ancora: "Non ho dubitato neppure per un attimo di questa persona perché non si poteva dubitare di lei. E come se io, che sono direttore del ‘Giornale’, venissi da lei e le facessi due racconti retroscena sul giornale che dirigo: lei ci crede a quanto le dico oppure no? Sono o non sono ai suoi occhi affidabile? Direi assolutamente di sì".
[...]
"Che dentro la Chiesa ci sono più anime lo sanno tutti. E che nel caso Boffo un’anima era interessata a far sì che certe cose uscissero è evidente. Ma l’ho capito dopo. È ovvio: sapevo benissimo che chi mi aveva contattato l’aveva fatto non certo per regalare uno scoop al ‘Giornale’. Ma a me interessava la notizia e la notizia c’era tutta: una condanna per molestie nei confronti di Boffo e il pagamento da parte di Boffo di una pena pecuniaria. Questa è la sostanza della notizia. Il resto sono particolari sui quali, come è giusto che fosse, sono ritornato sul ‘Giornale’ dopo che l’avvocato di Boffo mi ha fatto scoprire la loro inesattezza."

Ricapitolando, quindi, il nocciolo della questione è che Feltri avrebbe ricevuto le famose - e false - informative direttamente da certi ambienti vaticani ("un informatore attendibile, direi insospettabile"), o meglio, dall'emissario della corrente dei vescovi interessata alla capitolazione di Boffo. Voi sapete che il Vaticano, compreso tutto ciò che gli ruota attorno, non è un blocco unico, compatto come ce lo presentano soavemente in televisione, ma, come del resto accade anche all'interno dei partiti politici, ha al suo interno varie "correnti", si muove sotto varie spinte e vari interessi lobbystici. L'operazione Boffo, quindi, sarebbe nata dentro la Chiesa utilizzando Feltri come arma. Nel caso questa vicenda trovasse conferma - pare che Benedetto XVI sia già stato messo al corrente - l'unica a non uscirne bene sarebbe proprio la Chiesa. Non che ci fosse ancora bisogno di prove circa lo stato deplorevole in cui da sempre versa, intendiamoci, ma si tratta senz'altro di un tassello in più che certifica tale stato.

Caravan of love

Un cult di quando eravamo ragazzini. Loro ovviamente sono gli Housemartins.

Buona domenica.

sabato 30 gennaio 2010

Solidarietà ai magistrati


Per quel poco che può servire questo blog appoggia la sacrosanta potesta dei magistrati in svolgimento in queste ore nelle corti d'Appello di tutta Italia.

(fonte immagine: galleria SkyTg24)

Notizie in pillole (42)

Il "tosto" giudice Tosti. Ricordate il giudice Luigi Tosti, quello che dal 2005 porta avanti la battaglia contro il crocefisso nelle aule dei tribunali e che per questo è stato pure rimosso dall'ordine giudiziario? In pochi, oltre a dirgliene di tutti i colori, si sono chiesti quale fosse veramente il suo pensiero. L'ha fatto Inviato Speciale, che ha pure scoperto che il giudice ha un blog suo in cui spiega tra le altre cose i motivi di questa sua crociata. Riporto qui di seguito alcuni stralci del documento di ricusazione del magistrato nei confronti del CSM.

“Io sottoscritto Luigi Tosti mi sono rifiutato, dal 9 maggio 2005 in poi, di tenere le udienze perché il Ministro di Giustizia non ha accolto la mia istanza di rimuovere dalle aule giudiziarie i crocifissi cattolici e neppure quella, subordinata, di autorizzarmi ad esporre al loro fianco la menorà ebraica”.
[...]
“Ribadisco innanzitutto che l’esposizione generalizzata dei crocifissi nelle aule giudiziarie pregiudica in modo eclatante la “neutralità” dell’attività giurisdizionale dei giudici italiani e, dunque, lede il principio “SUPREMO” (cioè “massimo”) di LAICITA’ della Repubblica che si sostanzia -come affermato dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo- nell’ OBBLIGO di NEUTRALITA’, di IMPARZIALITA’ e di EQUIDISTANZA dello Stato e, conseguentemente, dei funzionari che agiscono in suo nome e per suo conto”.
[...]
“il mio rifiuto di tenere le udienze sotto l’incombenza del crocifisso -che mi viene addirittura imposto dal Ministro di Giustizia fascista come “ammonimento di Verità e Giustizia”- è scaturito, in primis, dalla necessità di non calpestare la Costituzione Italiana, cioè di “brutalizzare” il mio OBBLIGO COSTITUZIONALE -non solo di essere- ma anche di APPARIRE NEUTRALE nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali e, conseguentemente, di non violare lo speculare DIRITTO dei cittadini italiani (e non italiani) di essere giudicati da giudici NEUTRALI”.
[...]
“Ribadisco che l’esposizione dei crocifissi nelle aule giudiziarie viola il diritto primario di “libertà religiosa” di tutti coloro che -o per rapporto di impiego (ed è il mio caso) o per necessità (ed è il caso dei “cittadini-utenti”)- sono costretti ad accedere e a frequentare gli uffici giudiziari per ragioni di giustizia. A tal proposito ribadisco che io non pratico l’idolatria praticata dai cattolici -i quali sono abitualmente avvezzi ad adorare pezzi di legno e pezzi di metallo forgiati a mo’ di macabri “cadaverini” inchiodati su una croce- tant’è che nella mia casa e sulla mia persona aborro esporre “idoli” di qualsiasi specie e razza”.


Ovviamente si può essere d'accordo o meno con le posizioni del magistrato, ma un conto sono le tradizioni e i convincimenti personali, un altro ciò che prevede la nostra Costituzione, che evidentemente - pare di accorgersi - più passa il tempo più diventa "ingombrante".


La bufala del legittimo impedimento per tutti gli italiani. Colpo gobbo del "terribile" Di Pietro. Riguarda una delle leggi ad personam a cui in questo periodo stanno lavorando gli scherani del cavaliere: il legittimo impedimento. Intendiamoci, che questa legge agli italiani non servisse un fico secco era palese. Di Pietro ha pubblicato sul suo blog la prova ufficiale, ossia il documento (qui in pdf) col quale gli "onorevoli" Cicchitto e Bocchino invitano a non mancare alla votazione. Ecco il testo:

"Caro collega, da martedì prossimo 2 febbraio a partire dalle ore 10 voteremo la legge sul legittimo impedimento. Non serve ricordarti l’importanza che questo appuntamento ha per il PDL, il Presidente Berlusconi e il Governo e ti preghiamo pertanto di garantire la presenza per tutta la prossima settimana senza eccezione alcuna. Cordialmente. Firmato On. Fabrizio Cicchitto e On. Italo Bocchino".


Privacy e foto su Facebook. Credevate veramente che impostando opportunamente le opzioni di privacy sulle foto caricate su Facebook potevate vederle solo voi? Leggete questo articolo di Paolo, e magari, se vi va, fate una prova. :-)


Cosentino e soci. Ricordate la vicenda di Nicola Cosentino, attuale sottosegretario all'Economia e alle Finanze in quota Pdl del quale i magistrati chiesero l'arresto nel novembre scorso per concorso esterno in associazione camorristica? La Camera dei deputati negò - naturalmente - l'autorizzazione e quindi Cosentino sfuggì alla misura restrittiva chiesta dai magistrati. Intendiamoci, si difese con tutte le forze dalle accuse mossegli, ma non in tribunale, bensì nella trasmissione di Bruno Vespa. E in più fece ricorso contro - a suo dire - l'illegittimità della richiesta delle toghe. Ieri è arrivato il responso della Cassazione: la richiesta di arresto per il deputato era perfettamente legittima, e se il suddetto parlamentare non fosse appunto un parlamentare adesso sarebbe in carcere a disposizione dei magistrati. La vicenda ha fatto un certo rumore anche perché Minzolini, direttore del tg1, ha censurato la notizia - evidentemente non la riteneva importante. A me non stupisce il fatto della censura della notizia; stupisce semmai che qualcuno ancora si stupisca.


Balle e spot elettorali. Dopo lo spot elettorale ("Meno immigrati, meno criminalità") in coda all'approvazione del fantomatico piano contro le mafie , che ha mandato su tutte le furie ogni persona che non ha ancora mandato il cervello all'ammasso, Repubblica mette online i dati dell'Istat dai quali emerge che è vero che gli immigrati clandestini sono quelli che delinquono di più, ma le percentuali di reati commessi da immigrati regolari e italiani sono sostanzialmente equivalenti. Naturalmente siamo in campagna elettorale, la Lega è un prezioso alleato di governo e quindi un bello spottone elettorale per parlare alla pancia della gente col solito metodo di buttare sullo stesso piano, senza un minimo di ditinguo, clandestini e criminalità ci stava tutto. Peccato che in altri tempi e in altre circostanze... vabbè...

venerdì 29 gennaio 2010

La D'Addario e il complotto



Questa mattina Il Giornale e Libero se ne sono usciti col medesimo sensazionale scoop: lo scandalo dell'estate scorsa che ha visto protagonisti Berlusconi e la D'Addario sarebbe il frutto di un complotto ordito da magistrati, giornalisti e vari potentati economico-politici allo scopo di farlo cadere. Maurizio Belpietro lo scrive chiaramente citando come fonte uno scoop di Panorama.

Sarà vero? Non sarà vero? Non si sa, e finora la procura di Bari ha seccamente smentito quanto scritto dai giornali filo-governativi (compreso Panorama). Ma il punto a mio avviso è un altro. Facciamo l'ipotesi che sia tutto vero, che cioè sia stato messo in piedi, grazie una serie di personalità compiacenti, un complotto per danneggiare Berlusconi. Mi pare che come complottisti non siano granché. Ma veramente pensavano che si sarebbe dimesso per un'inezia simile? Suvvia...

Non sarà, molto più banalmente, che siamo in campagna elettorale e, come abbiamo già avuto occasione di vedere, le campagne elettorali si basano da un po' in qua sugli scoop? Mah...

Caccia libera?

Forse questa è la volta buona. D'altra parte il 3 è notoriamente il numero perfetto, e quindi non si vede perché questa volta debba fare eccezione. Se ieri avete seguito un po' i fatti della giornata vi sarete sicuramente accorti che c'è stata un po' di bagarre sul tema della caccia. Cosa è successo? Per farla breve, il governo ha approvato, per ora solo al Senato, un emendamento all'art. 38 della legge Comunitaria. L'articolo in questione è quello che prevede che i calendari venatori "possano essere modificati nel solo senso di riduzione del periodo di attività venatoria e devono essere comunque contenuti tra il primo settembre e il 31 gennaio". Cioè, detto in soldoni, i termini temporali della stagione venatoria per alcuni mammiferi rimangono quelli attualmente in vigore; l'emendamento incriminato, quello che ha scatenato il putiferio, dà però facoltà alle regioni di regolarsi a piacimento per altri mammiferi e uccelli migratori.

Ovviamente le associazioni ambientaliste, ma non solo, non hanno preso bene questa decisione. In primo luogo perché con un colpo di mano sono stati ignorati i già noti pareri negativi del Ministero dell’Ambiente e dell’ISPRA, l’autorità scientifica nazionale che si occupa della materia; senza contare quelli, pure questi già precedentemente espressi, delle commissioni competenti della Camera e dello stesso Governo. E ciò è dimostrato dal fatto che pure Stefania Prestigiacomo, ministro dell'ambiente di questo governo, ha parlato di "colpo di mano del Senato". A questo punto c'è da chiedersi per quale motivo il governo abbia deciso, in maniera così repentina, per la caccia no limits. Che voglia ragranellare una manciata di voti dai fanatici delle doppiette? (sapete com'è, le regionali sono alle porte).

Tra l'altro va ricordato, a proposito del numero 3 di cui parlavo sopra, che questo è il terzo tentativo di questo governo di liberalizzare, con modalità più o meno simili, la caccia. E' già accaduto a marzo dell'anno scorso e a maggio - per fortuna tutto è finito in un nulla di fatto. Occorre poi ricordare, a volte qualcuno se lo fosse dimenticato, che sempre questo governo aveva messo in campo, a marzo, l'idea di dare il fucile in mano ai sedicenni. Mi sembra che il cerchio si sia chiuso.

giovedì 28 gennaio 2010

Promo evento "Mr. President, help Internet in Italy!"

Lo so, è difficile da credere, perlomeno da parte di un osservatore esterno, ma mentre il resto del mondo ha ormai inserito internet nel novero degli strumenti che maggiormente rappresentano la libertà di espressione e la democrazia - Hillary Clinton l'ha ricordato giusto qualche giorno fa -, da noi c'è ancora chi, lucidamente, cerca di legiferare in senso opposto.

E il bello è che non ci rendiamo conto, tranne ovviamente quelli che in rete ci vivono, che mentre noi stigmatizziamo la Cina per il suo soffocare la libertà in rete, per il resto del mondo la Cina siamo noi - se non ci credete leggetevi questo articolo del Time.

L'ultimo tentativo di bavaglio (ultimo di una lunga serie) è il famigerato decreto Romani, del quale ho già parlato e su cui non sto a tornare. Non è ancora legge ma è in "lavorazione". Come già successo per le porcate precedenti, quindi, anche stavolta ci si mobilita come si può per cercare di scongiurare questo ennesimo sopruso. Con la speranza (per ora è solo una pia illusione) che questa classe dirigente se ne vada a casa una volta per tutte, smettendo così di sputtanarci di fronte al mondo intero.

Maddalena usa e getta


LA MADDALENA - C'era una volta l'isola che doveva essere e non è più. C'è ora la Maddalena usa e getta. Prima tirata a lucido in abito da festa e poi, dopo il G8 fantasma traslocato all'Aquila, lasciata sola con il suo sogno infranto e i suoi cocci da raccogliere. Trecentotrenta milioni investiti - presi in larga parte dal bilancio e dai contributi per la Regione Sardegna - e neanche un posto di lavoro. A casa, da tre giorni, anche i 23 guardiani maddalenini che sorvegliavano le belle e incompiute cattedrali sul mare. Dove adesso regnano l'abbandono, l'incuria e il degrado. Di chi è la colpa del flop? (fonte)

Ricordate il famoso vertice del G8 tenuto a L'Aquila nel luglio scorso? Inizialmente la località scelta per tenere il summit non era la città abruzzese, ma l'isola de La Maddalena. Poi, in aprile, ci fu il terremoto in Abruzzo e qualcuno pensò, per motivi propagandistici di opportunità, di spostarlo appunto a L'Aquila. Nel frattempo però i lavori di adeguamento delle infrastrutture dell'isola erano iniziati.

Un'inchiesta di Repubblica fa oggi il punto dei soldi pubblici buttati nel cesso utilizzati per questa operazione.

Qui c'è una galleria fotografica che mostra cosa è rimasto là; qui invece il resoconto dei soldi spesi per opere praticamente incompiute e adesso completamente abbandonate.

Anche le toghe nel loro piccolo s'incazzano

Scusate il turpiloquio, ma quando ho letto il tipo di protesta che hanno intenzione di mettere in atto i magistrati mi è venuta in mente la celebre raccolta di battute di Gino & Michele, anche se in questo caso c'è molto meno da scherzare. Il ministro Bondi, quello che usa scrivere e dedicare appassionate poesie a Berlusconi su Vanity Fair, ha già parlato di "profonda e oltraggiosa lesione dell'ordine democratico e costituzionale", come se chi sta sfasciando la nostra democrazia, le istituzioni e ogni regola del vivere civile fossero i magistrati.

Ma cos'hanno intenzione di fare le toghe? Sabato prossimo ci saranno le annuali celebrazioni per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. I magistrati, come forma di protesta nei confronti dello scempio della giustizia che ha in cantiere il governo e le continue e reiterate delegittimazioni a cui sono sottoposti, hanno deciso di alzarsi e andarsene, dopo aver letto un documento condiviso, quando prenderà la parola il ministro della Giustizia. Uno scandalo! Un atteggiamento naturalmente inconcepibile da parte di chi - questo governo - ha sempre visto il dissenso e la protesta come atti eversivi o terroristici.

Il documento punta l'indice contro più riforme del governo e della maggioranza a cominciare da quella sul processo breve: già con la Legge ex Cirielli - scrivono le toghe - "il numero di processi che si chiudono con la prescrizione è balzato alla impressionante cifra di 170.000 l'anno"; ma questi aumenteranno "in maniera esponenziale" se dovesse diventare il ddl sul processo breve "che ridurrà il processo penale ad una tragica farsa e determinerà un rischioso disordine organizzativo con effetti pregiudizievoli sulla tutela dei diritti dei cittadini anche nel settore civile". (fonte)

Ovviamente Angelino Alfano, ministro della giustizia, non poteva a sua volta non commentare l'iniziativa, anche per non fare sentire Bondi troppo solo. "L'ANM ha scelto di macchiare una giornata che è per i cittadini e per il loro diritto di avere giustizia", ha dichiarato. Certo, peccato che i cittadini che hanno diritto ad avere giustizia saranno i primi a non averla se passerà la porcata del processo breve. Ma questo al ministro importa poco, prima occorre salvare qualcuno dalle sue pendenze giudiziarie, poi eventualmente si vedrà.

Aspettiamo con ansia che, dopo i magistrati, anche qualche cittadino cominci a incazzarsi sul serio, magari anche qualcuno dei beoti che hanno votato centrodestra abbindolati dalle promesse sulla certezza della pena e della tolleranza zero con la criminalità. Non è mai tardi per svegliarsi.

mercoledì 27 gennaio 2010

Il razzismo dal verso giusto

Franco Frattini, intervenendo a Strasburgo al Consiglio d'Europa, ha stigmatizzato nuovamente la famosa sentenza della Corte Europea sul crocifisso, dicendo tra l'altro: "il cristianesimo «è un pilastro dell`Europa» che non si può pensare di abbattere e che quello del crocefisso è un pretesto per imporre una visione laicista." E ancora: "La cancellazione del riferimento alle radici cristiane ha rivelato tutta la nostra debolezza; quella di un mondo che riconosce ad altri, ad esempio i musulmani, il tratto religioso delle loro identità, ma poi lo allontana da sé. Nient’altro che lo spettacolo, forse involontario, di un razzismo rovesciato!".

Non so se la sentenza della Corte Europea abbia offerto lo spettacolo "di un razzismo rovesciato", né so se esista un razzismo dal verso giusto. L'unico razzismo che conosco io non ha niente a che fare coll'esposizione o meno di un simbolo religioso, ma con la mancanza degli insegnamenti base del vivere civile. Quelli che mancano in casi come questo. Il resto sono chiacchiere di Frattini.

C'è un parrucchiere tra i miei lettori?


(via Repubblica)

Rottura di palle (per una buona causa)



(via Piero Ricca)

Libertà e burqa

La Francia, la "democratica" Francia, sta lavorando attorno a una legge tramite la quale vietare l'uso del burqa nei luoghi pubblici. La motivazione ufficiale è che questo indumento "offende i valori nazionali della Francia." Niente di ufficiale e di definitivo, almeno per ora: diciamo che la cosa è allo studio e si stanno vagliando varie ipotesi per introdurre questo divieto facendo meno "danni" possibili - una soluzione proposta è quella di non prevedere conseguenze penali per chi non intende adeguarsi, ma solo amministrative.

Il burqa è uno di quegli argomenti che dividono e che danno adito a scontri piuttosto accesi. Sostanzialmente, almeno stando alle frequenti discussioni che mi è capitato di avere sulla questione, le ragioni di chi è d'accordo a proibirlo sono abbastanza futili e si richiamano a un generico "da noi non è usanza, quindi gli altri si devono adeguare". La cosa in realtà è un pelino più complessa - o più semplice, dipende dai punti di vista. E' vero, da noi non è usanza, ma allo stato attuale non esiste alcuna legge che impedisca a chichessia di portarlo. Non solo: la nostra Costituzione, come del resto quella francese, dice chiaramente che ognuno è libero di professare la religione che crede, senza alcun limite che non sia il codice penale. E allora cosa facciamo? tiriamo in ballo la Costituzione e il rispetto delle regole solo quando ci fa comodo? E' pur vero che l'utilizzo del burqa non è conseguenza di precise prescrizioni religiose dell'islam, ma semmai frutto di tradizioni locali di certi paesi tipo l'Afghanistan. Ma questo mi pare non cambi di una virgola la questione.

Ecco quindi che, forse, il tutto va ricondotto alle sensazioni personali, alle singole sensibilità. Il burqua non piace, fa paura, è simbolo di una religione diversa, di un'altra cultura, magari ha pure un che di minaccioso e quindi va proibito. Mi pare che sia il classico ragionare con la pancia tipico di certe frange politiche di nostra conoscenza. Intendiamoci, nessuno, tanto meno io, discute sul fatto che vedere queste persone totalmente coperte possa creare una qualche forma di inquietudine, ma il discorso si riduce sempre lì: è un motivo valido per proibirlo?

martedì 26 gennaio 2010

Chi affama l'Africa

Mi sono imbattuto stamattina, su Repubblica, in questo bell'articolo a firma Carlo Petrini. Un articolo che mi ha molto colpito perché smonta, dati alla mano, parecchi dei (comodi) luoghi comuni sulle origini del dramma della fame e della miseria nel continente africano. Un dramma i cui responsabili, per buona parte, sono proprio quei paesi che poi respingono i disperati che hanno contribuito a creare.


Nel mese di agosto del 2009 il re saudita Abdullah ha festeggiato il primo raccolto di riso realizzato in Etiopia. E al riso seguiranno orzo e grano. Cresciuta in mezzo al deserto come tutti gli Stati del Golfo, l´Arabia Saudita ha scelto di risolvere il problema del cibo accaparrandosi terre coltivabili sull´altra sponda del Mar Rosso, nel Corno d´Africa: in Paesi come l´Etiopia, con 10 milioni di affamati, o come il Sudan, che non riesce a uscire dall´immensa tragedia del Darfur.
È un fenomeno nuovo (iniziato circa 15 mesi fa) e ancora poco studiato (anche perché la maggior parte degli accordi è segreta): è il diabolico furto di terra e cibo al continente più affamato e povero del mondo.
Milioni di ettari in Etiopia, Ghana, Mali, Sudan e Madagascar sono stati ceduti in concessione per venti, trenta, novant´anni alla Cina, all´India, alla Corea, in cambio di vaghe promesse di investimenti. Seul possiede già 2,3 milioni di ettari, Pechino ne ha comprati 2,1, l´Arabia Saudita 1,6, gli Emirati Arabi 1,3.

I protagonisti e anche questa è una novità – sono i governi: da una parte ci sono Paesi che hanno soldi e bisogno di terra. Dall´altra governi poverissimi – e spesso corrotti – che, in cambio di un po´ di denaro, tecnologia e qualche infrastruttura, mettono a disposizione senza indugio il bene più prezioso di un continente ancora prevalentemente agricolo: la terra.
D´altra parte quasi nessun contadino africano può provare di possedere un terreno. Il diritto formale di proprietà (o di affitto) riguarda dal 2 al 10% delle terre. Nella maggioranza dei casi ci si affida a norme tradizionali, riconosciute localmente, ma non dagli accordi internazionali. E così terre abitate, coltivate e usate come pascolo da generazioni sono considerate inutilizzate.
C´è chi si porta da casa anche la manodopera, come la Cina, che ormai dal 2000 sta incentivando l´emigrazione in Africa come soluzione al problema demografico. Nel loro nuovo far west, 800 mila cinesi gestiscono imprese, costruiscono ferrovie, strade, dighe, si appropriano delle materie prime (petrolio, minerali, legno) e piazzano prodotti a buon mercato.
Accanto ai governi, ci sono gli investitori privati: dopo la crisi finanziaria, molti hanno iniziato a guardare a beni di investimento più tangibili: il settore in cima alla lista è la terra (cibo e biocarburanti). Non a caso, nell´agosto del 2009, a New York, si è svolta la prima conferenza del commercio mondiale di terre coltivabili...
Che cosa succede nelle terre africane quando arrivano gli investitori stranieri? Si passa dall´agricoltura tradizionale – basata sulla diversità, sulle varietà locali, sulle comunità – all´agroindustria: che significa monocolture destinate all´esportazione (riso, soia, olio di palma per biocarburanti...) e ricorso massiccio alla chimica (fertilizzanti e pesticidi). Quando i terreni saranno completamente impoveriti, gli investitori stranieri potranno facilmente spostarsi da un´altra parte.
Una formula vecchia, che riporta indietro di cinquant´anni, alla cosiddetta "rivoluzione verde", avviata negli anni Sessanta con i soldi della Fondazione Ford, della Fondazione Rockefeller e della Banca Mondiale per aumentare la produzione di cibo nei Paesi poveri, puntando su tecnologia e monocolture.
Le prove del completo fallimento di questa strategia sono incontrovertibili. Un dato su tutti: nel 1970 i sottoalimentati in Africa erano 80 milioni. Dieci anni dopo questo numero è raddoppiato, per raggiungere i 250 milioni di persone nel 2009.
Eppure, in nome della sicurezza alimentare, si sta cercando di rilanciarla con il programma Agra (acronimo di "Alliance for a Green Revolution in Africa", ovvero "alleanza per una rivoluzione verde"). Uno dei suoi prodotti simbolo è il riso Nerica ("New Rice for Africa", "nuovo riso per l´Africa"). Un riso che dà alte rese solo se coltivato con tecniche industriali e sostanze chimiche. I semi (venduti in esclusiva da pochissime aziende che fanno soldi a palate) devono essere riacquistati ogni anno. Un sistema impraticabile per i piccoli contadini di Paesi come il Mali o la Liberia, che possiedono e si tramandano da generazioni decine di ecotipi tradizionali di riso. Chi c´è dietro questa strategia? I soliti nomi – la Fondazione Rockefeller, la Banca Mondiale, l´Usaid (l´agenzia per lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti) – e poi un nuovo, potentissimo protagonista: Bill Gates, che ha deciso di dedicarsi alla solidarietà...
Il riso è solo un esempio: Agra sta promuovendo decine di varietà selezionate e brevettate (nuove varietà di cassava, sorgo, mais...); le aziende sementiere nascono come funghi; i contadini ricevono pacchetti di sementi e fertilizzanti (gratis per un anno, scontati per altri tre o quattro anni). E i prodotti tradizionali, che hanno nutrito generazioni di contadini africani, scompaiono.
Nel 1960 – all´alba della decolonizzazione – i Paesi africani producevano cibo a sufficienza per il consumo domestico, anzi riuscivano addirittura a esportare. Oggi, invece, sono costretti a importare la maggior parte degli alimenti.
A Sandaga, il più grande mercato alimentare nell´Africa occidentale (nel cuore di Dakar) si possono comprare frutta e ortaggi portoghesi, spagnoli, italiani, greci a metà del prezzo degli equivalenti locali. E questo vale per tutti i prodotti: dalle ali di pollo degli allevamenti industriali europei al cotone americano al riso tailandese. L´agro-industria occidentale, grazie a giganteschi sussidi pubblici, piazza le proprie eccedenze sottocosto sui mercati poveri, rovinando i contadini locali.
In mare la situazione non è meno grave. Le flotte di Europa, Cina, Giappone e Russia devastano i litorali africani, comprando le licenze di pesca dai governi locali e pescando in modo indiscriminato. E così si disgregano le comunità costiere (in Africa vivono di piccola pesca nove milioni di persone): i pescatori si trasformano in operai per le fabbriche del pesce (gestite da compagnie straniere) e spesso sono costretti a vendere le barche a prezzi stracciati ai passeurs di esseri umani. Su queste piccole barche – inadatte alla navigazione in alto mare – ogni anno muoiono migliaia di disperati in cerca di una vita migliore.
Insomma, non possiamo fare altro che sottoscrivere le parole del sociologo Jean Ziegler: «Da una parte si organizza la fame in Africa, dall´altra si criminalizzano i rifugiati della fame». E quelle di Thomas Sankara, rivoluzionario e capo del governo del Burkina Faso per qualche anno, prima di essere ucciso nel 1987, in un agguato organizzato dall´attuale presidente: «Bisogna restituire l´Africa agli africani».



(fonte: Repubblica 26/01/2010)

Neve


Intendiamoci, la neve mi piace. Vista dalla finestra di casa però...

Tragedie e torpore

Penso che siate al corrente tutti, magari anche solo per averlo sentito di sfuggita, della tragedia successa a Favara. E' vero che ormai a queste cose non fa più caso nessuno, visto che sono disastri ormai all'ordine del giorno, però questa volta sono rimaste sotto le macerie due bambine; e la prossima volta? Insomma, due conti, bene o male, con queste cose ci toccherà farli prima o poi. Perché mi pare che non basti più la scusante patetica e anche irritante, che si è sentita in vari tiggì, della "zona degradata". Sì, è successa la tragedia, ma sapete com'è, la zona era degradata - come se questa fosse una sorta di giustificazione.

Ora, è vero che Favara, oltre a tutto il resto, paga il prezzo di una situazione amministrativa surreale, di cui sono responsabili tutti, che si trascina da più 30 anni, ma è anche vero che nella medesima situazione ci sono un terzo degli edifici che in Italia si trovano nei centri storici delle città. Scriveva Sergio Rizzo, sul Corriere, un paio di giorni fa:

Scorrendo un recente dossier del Wwf si scopre che dal 1994 sono stati riempiti di costruzioni 3,5 milioni di ettari, dei quali due milioni di terreni agricoli: come Lazio e Abruzzo messi insieme. Ormai è impossibile tracciare un cerchio di 10 chilometri di diametro «senza intercettare una zona costruita». Un fatto che indigna la Coldiretti: «In Italia i centri storici sono degradati perché si preferisce cementificare le campagne dove negli ultimi 40 anni è scomparso quasi un terzo del territorio agricolo». L’architetto e urbanista Aldo Loris Rossi ha calcolato che un terzo del patrimonio immobiliare italiano sia a rischio. Circa 40 milioni di vani, realizzati tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1975: case tirate su senza alcuna precauzione asismica, pur essendo in zone dove la terra trema, o semplicemente costruite male. Un periodo durante il quale abbiamo assistito a un’espansione edilizia senza precedenti, proseguita selvaggiamente negli ultimi quindici anni, nonostante la popolazione sia rimasta sostanzialmente stabile. Al punto che oggi il 20% del patrimonio abitativo è vuoto: calcolo, naturalmente, per difetto, se si considerano le case abusive che continuano a spuntare come i funghi. l’Italia del piano casa e delle new town di Silvio Berlusconi è un Paese dove ci sono 120 milioni di vani abitativi, due per ogni residente. Neonati compresi. Un Paese che negli ultimi quindici anni ha approvato due devastanti condoni edilizi, che hanno regolarizzato costruzioni spesso realizzate senza osservare le minime regole di sicurezza strutturale. Soltanto in Sicilia, nei dieci anni intercorsi fra un condono e l’altro sono apparse 70.047 case abusive.

Insomma, il problema è sempre quello: le cose si sanno ma nessuno fa niente. Le tragedie accadono, si ripetono a ritmo costante; i politici vengono dopo, ipocritamente, a omaggiare le vittime ma la situazione non cambia. Della sicurezza e della prevenzione non frega niente a nessuno. Il sindaco del paese, subito dopo la tragedia, ha dichiarato: "effettueremo ulteriori esami approfonditi insieme ai tecnici e al genio civile per conosere la situazione esatta della zona." Ma come? Non potevano farli prima? In 30 anni non hanno avuto tempo? Evidentemente no; forse, chissà, non era conveniente.

Meglio pensare al ponte sullo stretto.

lunedì 25 gennaio 2010

La pistola puntata



Ovviamente, come ha ricordato giustamente Travaglio, la pistola è puntata verso la Cassazione (deve decidere sul processo Mills), Napolitano e la Consulta. Questo è quello di cui ci si occupa in Parlamento nell'anno del Signore 2010 durante il IV governo Berlusconi.

Bertolaso for president



Non so a voi, ma a me sentire Bertolaso criticare la gestione post-sisma degli americani ad Haiti ha fatto un certo effetto.

La vera chicca, poi, è stata l'affermazione "Troppi show per la tv" (da che pulpito...). Ma a parte tutto questo, qualcuno alla fine ha capito che cavolo ci è andato a fare là?

Per quel che può contare













Adesso come adesso del Pd e delle sue vicissitudini mi frega molto poco - a marzo il mio voto il Partito Democratico non lo beccherà sicuramente. Nonostante questo mi fa piacere che abbia stravinto Vendola in Puglia. Per un motivo molto semplice: si tratta di una vittoria della base e di una sconfitta della "nomenklatura", visto che dietro a Boccia c'era D'Alema e tutto l'apparato.

Sulla privacy di Facebook

Sta facendo piuttosto rumore un articolo pubblicato alcuni giorni fa da therumpus.net. Si tratta di un'intervista rilasciata, naturalmente sotto anonimato, da una dipendente americana di Facebook. Lo so, fidarsi di interviste anonime non è mai deontologicamente corretto, ma d'altra parte è piuttosto difficile che, specialmente di questi tempi, qualcuno sia contento di farsi licenziare su due piedi. A questo va aggiunto che l'attendibilità di quanto dichiarato potrà essere valutata nel breve/medio termine.

Di questa intervista, oltre a techcrunch e cnet, ha parlato Marco Calamari nella sua consueta rubrica su Punto informatico. In sostanza, questa fantomatica impiegata avrebbe fatto alcune dichiarazioni che la dicono lunga su molti aspetti della gestione della privacy e dei dati degli utenti che bazzicano nel noto social network. Per la verità la questione privacy non è nuova in Facebook, e ha sempre accompagnato, spesso con polemiche e proteste - ricordate ad esempio la questione della permanenza sui server dei dati anche dopo la cancellazione di un account? -, lo sviluppo e la sempre crescente notorietà del portale. Scrive Calamari:

Ma la notizia più importante, riferita testualmente nell'intervista, ma che permea anche ogni singola parola e fatto riferito, è che tutto, tutto, quello che un utente fa o carica su Facebook viene memorizzato permanentemente, permanentemente, in una struttura di database facilmente ricercabile e di cui vengono frequentemente salvati snapshot ed effettuate repliche tra i datacenter.

I punti salienti dell'intervista - scrive sempre Calamari - in merito alle presunte pratiche messe in atto da Facebook sono:

  • l'esistenza di una master password per qualsiasi account di Facebook;
  • impiegati licenziati per aver abusato dell'accesso agli account;
  • il vero numero e le abitudini più strane degli utenti di Facebook
  • numero, dimensioni e caratteristiche dei datacenter;
  • future evoluzioni tecnologiche della piattaforma (HyperPHP);
  • peculiarità ed abitudini degli sviluppatori;
  • l'immenso database di immagini che Facebook sta accumulando.

Come dicevo, l'attendibilità di questa intervista potrà essere valutata per alcuni aspetti nel prossimo periodo. Si parla infatti, ad esempio, di alcune future evoluzioni tecnologiche della struttura della piattaforma. Se ciò effettivamente avverrà, sarà segno che qualcosa di vero c'è. Nel frattempo non mi sembra comunque il caso di allarmarsi più di tanto; nel senso che è vero che molti utenti questi problemi non se li pongono neppure, e forse quindi sottovalutano un po' la questione, ma è anche vero che la maggior parte di chi decide di utilizzare i vari Facebook, Google e simili, a un pezzo della sua privacy ha comunque rinunciato in partenza.

domenica 24 gennaio 2010

Tentazioni elettorali



(qui la seconda parte dell'intervista andata in onda giovedì sera ad Annozero)

Tra scienza e fede. I video del dibattito tra Margherita Hack e mons. Zenti



Ricordate l'incontro tra Margherita Hack e monsignor Giuseppe Zenti di cui ho parlato nelle mie pillole di ieri? Su Youtube sono disponibili i video dell'intero dibattito. L'argomento, come potete facilmente intuire, è piuttosto complesso. Esiste Dio? Com'è? Dov'è? Perché non dà segni visibili della sua presenza? Come si concilia la scienza e la razionalità con la religione? Per quel che mi riguarda, i lettori più affezionati sanno sicuramente molto bene come la penso in proposito.

Il dibattito è stato comunque molto interessante, articolato e soprattutto corretto - cosa non da poco vista la "belligeranza" con cui notoriamente si scontrano le opposte fazioni su questi argomenti. Alla fine, comunque, io resto della mia idea.

Ecco tutti i link della serata:

Parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5, parte 6, parte 7, parte 8, parte 9, parte 10, parte 11, parte 12.

Buona visione.

Tempi sospetti

Probabilmente la procura di Milano non avrebbe potuto trovare modo migliore per fornire un formidabile punto d'appoggio al premier e ai suoi trombettieri. Le regionali sono infatti imminenti e, come copione ormai consolidato, puntuale arriva notizia di un rinvio a giudizio o avviso di indagini. Anche i più ferrei sostenitori della legge uguale per tutti, indipendentemente dal tipo di indagato e dalla sua professione, hanno probabilmente avuto qualche sospetto da questa ennesima coincidenza. Sospetti poi amplificati dai vari Gasparri, Alfano, Bondi e Cicchitto, che dai soliti megafoni mediatici hanno ribadito ancora una volta - l'ennesima - la teoria del complotto e della giustizia a orologeria.

Alcune semplici considerazioni. Nel nostro paese si vota con una certa frequenza; ci sono le politiche - ufficialmente ogni 5 anni, ma spesso e volentieri i governi cadono prima -, le amministrative, le regionali, le comunali, spesso ci scappa pure qualche referendum. Insomma, le procure cosa dovrebbero fare? rinviare a giudizio le persone tenendo conto dei tempi elettorali? Oppure dovrebbero analizzare un po' i calendari delle votazioni in modo da mandare eventuali avvisi di garanzia senza dare nell'occhio? E quale sarebbe il periodo giusto in modo che nessuno possa parlare di giustizia a orologeria? Non esiste, mi sembra, visto che non c'è stata una volta che i ciarlieri ciambellani di corte non abbiano gridato al complotto.

Altra filastrocca abbastanza ricorrente: lo fanno per danneggiare politicamente Berlusconi. Ma scusate, Berlusconi è sotto processo da vent'anni ormai; e quando mai è successo che un'indagine giudiziaria l'abbia danneggiato in qualche modo? Qualcuno lo può documentare? A me pare che dal 1994, anno in cui è entrato in politica, le elezioni le abbiano vinte grosso modo alla pari una volta il centrodestra una volta il centrosinistra. L'unica volta che un governo presieduto da Berlusconi è caduto prima della fine della legislatura è stato nel'94, quando Bossi gli ha tolto la fiducia e l'ha mandato a casa. Cosa c'entra la magistratura? La favoletta della magistratura complottista ha cominciato a girare - forse qualcuno se lo ricorderà - all'epoca di tangentopoli, quando si diffuse con una certa insistenza la convizione che la pericolosa magistratura di sinistra utilizzasse l'operazione "mani pulite" per favorire un ingresso al potere del partito comunista, che in Italia non ha mai governato. Teoria smontata clamorosamente dai fatti - chi vinse le elezioni nel '94, subito dopo mani pulite? Berlusconi.

Ma non serve andare tanto indietro nel tempo. Politiche 2008, Berlusconi è sotto processo per lo spinoso caso Mills (presunta corruzione in atti giudiziari) eppure vince le elezioni alla grande. E allora? Di cosa stiamo parlando? I tempi sospetti dei rinvii a giudizio sono solo nella testa di chi dal giudizio vuole fuggire, non ci sono storie. Se Berlusconi infatti fosse veramente convinto della sua innocenza, coll'ausilio del popo' di avvocati che può permettersi andrebbe in tribunale a difendersi come fanno tutti i comuni cittadini, quelli che invece dai tribunali non possono fuggire: altro che legittimo impedimento, immunità e lodi vari. Badate che queste cose, tra l'altro, mica sono invezione di qualcuno. Se ricordate, infatti, il giorno stesso della bocciatura del lodo Alfano da parte della Consulta Berlusconi disse: "I processi che mi scaglieranno sul piatto sono autentiche farse: io sottrarrò qualche ora alla cura della cosa pubblica per andare là e sbugiardarli tutti". Qualcuno l'ha mai visto?

Matrimoni

Il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, indefessa sostenitrice delle radici cristiane del nostro paese e della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, impegnata da mesi nel tentativo di impedire lo svolgimento di attività alternative all’insegnamento della religione cattolica, si è sposata oggi a Sirmione del Garda. La cerimonia si è svolta poco dopo la mezzanotte con il rito civile (lo sposo ha alle spalle un divorzio) all’interno del municipio, aperto per l’occasione. La sposa è al sesto mese di gravidanza. Alle nozze hanno assistito due importanti esponenti di un governo che non manca occasione di far notare la propria sintonia con la morale cattolica: il premier Silvio Berlusconi (già divorziato, è in corso la richiesta di una ulteriore separazione), e il ministro ai beni culturali Sandro Bondi (separato).

(via Uaar)

Per Cuffaro stavolta niente cannoli

L'ex governatore della regione Sicilia, Salvatore Cuffaro (foto), attualmente senatore in quota UDC, è stato condannato in secondo grado "per favoreggiamento aggravato dall'avere agevolato Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio". Questa sentenza è più grave della prima perché certifica l'esistenza dell'aggravante mafiosa, che era stata invece esclusa nella sentenza di primo grado - lì si beccò infatti "solo" 5 anni.

Non so quanti si ricordino, ma in quell'occasione ebbero un certo rilievo i festeggiamenti del senatore, a base di cannoli siciliani, alla lettura della sentenza. Molti all'epoca si chiesero: ma cosa c'è da festeggiare? Beh, Cuffaro festeggiò appunto il fatto che per la corte non ci fosse l'aggravante mafiosa. Scriveva all'epoca siciliainformazioni.com:

Per amici, collaboratori e giornalisti, che fin dalla mattina lo attendevano a palazzo d'Orleans il governatore Salvatore Cuffaro ha ordinato caffé e dolci nel bar della presidenza della Regione. Poi ha preso un vassoio che gli aveva donato un amico pieno di cannoli siciliani e li ha offerti alle persone presenti nel suo studio. Un momento di allegria prima di commentare la sentenza con cui è stato condannato per favoreggiamento ma senza l'aggravante di aver aiutato la mafia.

Oggi, a quanto pare, quell'aggravante c'è, e quindi niente cannoli. Ma la cosa curiosa di tutta la vicenda è il commento del senatore, che merita di essere riportato perché è piuttosto raro - abituati come siamo ai "plotone d'esecuzione" e simili - sentire certe cose da un politico (a questo proposito occorre tenere sempre presente che per il nostro ordinamento giuridico si è innocenti fino a sentenza definitiva).

"So di non essere mafioso, so di non avere mai favorito la mafia. Ma questo non vuol dire che non si debbano rispettare le sentenze. Le sentenze sono espresse dalle istituzioni e vanno comunque accettate. Ne sento la pesantezza come cittadino e questo non modifica il mio percorso politico".

Sorprendimi

Uno dei pezzi più belli degli Stadio.

Buona domenica.

sabato 23 gennaio 2010

L'Italia? Non è un paese per internet

Guido Scorza illustra in maniera semplice le linee principali del decreto Romani, quello che estende l'equo compenso a telefonini e tv e (scusate, mi sono sbagliato, quello è il decreto Bondi) vuole trasfomare la stessa internet in tv. Questa roba non è ancora legge, intendiamoci, ma è sempre meglio tenere gli occhi aperti.

Notizie in pillole (41)

La Lega non vuole Berlusconi sul simbolo. Pare che Bossi non gradisca più di tanto la presenza del nome "Berlusconi" accanto al simbolo elettorale dell'alleanza Lega-Pdl alle prossime regionali. Il Giornale di Vicenza la spiega così: "...un simbolo del presidente troppo caratterizzato potrebbe distrarre l'elettore [leghista, ndr] dal votare anche il partito. Sulla scheda regionale, infatti, il candidato governatore ha un simbolo e, in più, ogni partito che lo sostiene ne ha uno proprio. Insomma, si ha il timore che l'invadenza del nome "Berlusconi" possa generare qualche confusione. Non è che, molto più banalmente, Bossi non vuole vedere accostato il simbolo della Lega a chi sta dando il colpo di grazia alla già malandata giustizia italiana garantendo, col processo breve, l'impunità a un certo numero di mascalzoni? Mah...


Haiti e la tratta dei bambini. Haiti non ha pace. Dopo la disgrazia del terremoto e quella del telepredicatore, è arrivata quella della tratta dei bambini nelle adozioni illegali, pratica agevolata sicuramente dalla confusione che regna adesso nella zona. L'allarme arriva dall'Unicef:

"Abbiamo informazioni su 15 bambini scomparsi dagli ospedali, dopo il sisma", ha affermato oggi a Ginevra un responsabile dell'Unicef. "Abbiamo registrato circa 15 casi di bambini scomparsi negli ospedali e che non sono con le loro famiglie attualmente", ha detto Jean Claude Legrand, esperto dell'Unicef per la protezione in un incontro con la stampa, insistendo sull'esistenza di reti per la tratta di bambini. Queste reti "già esistevano prima del sisma" e molte hanno rapporti con il "mercato illegale delle adozioni", ha aggiunto. Dopo catastrofi come il sisma queste reti si attivano immediatamente" per sfruttare la situazione. (fonte)

C'è da dire, per la verità, che l'odiosa pratica della tratta di esseri umani era già diffusa da tempo ad Haiti, complice anche la situazione di degrado e miseria che caratterizza il paese; col terremoto, adesso, ha evidentemente un input in più.


Almodovar no, grande fratello sì. Entrerà in vigore dal prossimo 27 gennaio il decreto Romani, che estende la fascia protetta a tutela dei minori anche alle pay tv. In pratica, "le pay tv, come le altre tv, non potranno trasmettere contenuti vietati ai minori di 14 anni o per soli adulti se non dopo le 22,30." Bello, peccato che le pay tv in generale, e Sky in particolare, abbiano già i sistemi di parental control e codici vari da impostare che inibiscono l'accesso a questi contenuti da parte dei minori. In realtà, come spiega bene Il Salvagente, si tratta dell'ennesimo capitolo della guerra che Mediaset, impersonata dal governo a capo del quale c'è il suo padrone, sta facendo alla sempre più agguerrita Sky - siamo sempre all'onnipresente conflitto di interessi, se qualcuno non ci avesse ancora fatto caso -, e che segue di poco la decisione sempre di Mediaset del governo di limitare il tetto della pubblicità sulle tv satellitari e di aumentare l'iva sempre a queste ultime. Insomma, il risultato, alla fine, sarà che film vietati ai minori di 14 anni come ‘La ragazza in vetrina’ di Luciano Emmer, ‘Accattone’ e ‘Mamma Roma’ di Pier Paolo Pasolini, ‘I segreti di Brokeback’ Mountain di Ang Lee, ‘Rosemary’s Baby’ di Roman Polanski, ‘Storie di ordinaria follia’ di Marco Ferreri, ‘Eyes wide shut’ di Stanley Kubrick o ‘Dogville’ di Lars von Trier e centinaia e centinaia di pellicole che ormai sono parte della storia del cinema non si potranno più vedere. In compenso i ragazzi potranno senza nessuna difficoltà continuare a rincretinirsi davanti al grande fratello o alle telerisse idiote dei canali in chiaro.


Di padre in figlio. Il richiamo a questo detto viene abbastanza spontaneo dopo aver letto della chiusura delle indagini, da parte della procura di Milano, del processo Mediatrade. Tra gli indagati, infatti, compare, oltre ai soliti Berlusconi senjor e Confalonieri, pure Pier Silvio. Scrive la Stampa:

Arriva la chiusura dell’ultima indagine milanese su Silvio Berlusconi. Da tempo annunciata dalla stampa, presenta una grossa novità rispetto alle attese: la presenza nell’elenco dei 12 destinatari degli avvisi di chiusura dell’inchiesta, di Pier Silvio Berlusconi, il figlio del premier e vicepresidente di Mediaset, accusato di frode fiscale. Stesso addebito, e in più l’appropriazione indebita, vemgono contestati al presidente del Consiglio.

Di notevole entità le somme oggetto dei presunti reati commessi da padre e figlio in concorso con ex manager del gruppo e altri indagati: quasi 34 milioni di dollari per l’appropriazione e circa otto per la frode. Il meccanismo ipotizzato dal pm Fabio De Pasquale è simile a quello al centro del processo in corso che vede imputato Berlusconi per i presunti fondi neri creati da Mediaset attraverso la compravendita dei diritti cinematografici e televisivi. Mediaset avrebbe rinunciato a trattare i diritti televisivi direttamente con le majors americane, come personalmente faceva fino agli anni Ottanta Silvio Berlusconi e avrebbe affidato l’incarico a un egiziano diventato cittadino americano, Frank Agrama. Cruciale il suo ruolo di presunto socio occulto del capo del governo perchè avrebbe comprato i diritti per rivenderli alle società di Berlusconi a prezzi enormemente gonfiati.

Prepariamoci al solito ritornello: giudici comunisti, sovversivi, politicizzati, ecc...


"Ci vediamo in paradiso." "No, è una favola". Confesso: mi sarebbe piaciuto un sacco assistere al pubblico confronto tra Margherita Hack e monsignor Giuseppe Zenti, tenuto l'altro ieri in un auditorium di Verona. Tema del dibattere, ovviamente, è sempre quello: conciliabilità tra scienza e fede. Riporto solo un paio di frasi tra quelle più belle dette dalla Hack, poi vi lascio i link per leggere tutto:

«La scienza non può dimostrare né che Dio esiste né che non esiste, ci sono scienziati credenti, agnostici e atei ed è inutile cercare motivazioni razionali in questioni che razionali non sono. Oggi sappiamo che 13 miliardi e 700milioni di anni fa per una fonte di energia si sono create le condizioni per trasformare le particelle elementari negli elementi che hanno dato vita alla formazione di stelle, pianeti, esseri viventi ed organismi complessi. Questo per una capacità interna alla materia. Tutto ciò desta grande meraviglia e qualcuno pensa a un Dio creatore, ma è una spiegazione troppo semplice che non mi soddisfa. Da piccola credevo che Gesù bambino mi portasse i regali ma quando ho scoperto che i miei genitori armeggiavano sotto il tavolo ci sono rimasta male, ma ero cresciuta e non credevo più alle favole».
[...]
«Dio è la più comoda delle risposte per spiegare il mistero che ci circonda. È l’invenzione con cui l’uomo spiega quello che la scienza non chiarisce. Siccome dispiace morire, fa piacere credere in un aldilà. Nell’antichità non si conosceva nulla dell’universo e lo si popolava di dei. Ora che la scienza ha scoperto grandissime verità, lo spazio di Dio si restringe. Com’è possibile che una zuppa di particelle elementari si sviluppi fino a diventare un organo come il cervello umano, più complesso di qualsiasi galassia? Non lo so, ne resto meravigliata ma non voglio spiegarmelo con la scorciatoia di un dio. Io non credo perché non ne ho ragioni scientifiche. Mi sembra un’idea assurda».

Articoli correlati: qui, qui e qui.

venerdì 22 gennaio 2010

"La vulnerabilita puo consentire l'esecuzione di codice in modalita remota..."

Come probabilmente vi sarete accorti se usate qualcuno dei vari Windows, è stata rilasciata l'altro ieri una patch straordinaria da parte di Microsoft per correggere una grave falla di Internet Explorer; falla che potrebbe essere stata utilizzata dal governo cinese anche nei famosi cyber attacchi di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi.

Naturalmente, come spesso accade in questi casi, c'è chi ne ha approfittato, cavalcando questo allarme nella speranza di infettare il computer di quelli che cliccano allegramente su ogni allegato che piove nella loro casella di posta. Ecco quindi il testo dell'e-mail, apparentemente inviata da Microsoft, così come è arrivato anche a me.

> La vulnerabilita puo consentire l'esecuzione di codice in modalita remota se un utente apre un contenuto reso con carattere EOT (Embedded OpenType) appositamente predisposto in applicazioni client che eseguono il rendering dei caratteri EOT, come Microsoft Internet Explorer, Microsoft Office PowerPoint o Microsoft Office Word.
> Sfruttando questa vulnerabilita, un utente malintenzionato potrebbe assumere il pieno controllo del sistema interessato.
> Potrebbe quindi installare programmi e visualizzare, modificare o eliminare dati oppure creare nuovi account con diritti utente completi.
> Pertanto, gli utenti con account configurati in modo da disporre solo di diritti limitati sono esposti all'attacco in misura inferiore rispetto a quelli che operano con privilegi di amministrazione.
> Questo aggiornamento per la protezione e considerato di livello critico per Microsoft Windows 2000 , Windows XP, Windows Server 2003, Windows Vista, Windows Server 2008, Windows 7 e Windows Server 2008 R2.

Il mittente del messaggio è teamus@microsoft.com (indirizzo peraltro non più attivo) e l'oggetto Bollettino Microsoft sulla sicurezza. Naturalmente si tratta di un falso, perché Microsoft distribuisce i suoi aggiornamenti solo ed esclusivamente attraverso il servizio Windows Update e non certo attraverso misteriosi files allegati a messaggi di posta elettronica. Il file in questione, tra l'altro (out.scr), è piuttosto subdolo a causa della sua estensione. Molti infatti sanno che l'estensione degli eseguibili Windows è .exe, e potrebbero non insospettirsi più di tanto di fronte a un .scr - è invece sempre un eseguibile per DOS/Windows.

Inutile dire che l'allegato è infetto (report qui), e aprirlo può riservare qualche sorpresina poco simpatica. Occhi aperti.

Emma Bonino, la macellaia



Probabilmente se Emma Bonino se ne fosse rimasta buona e a cuccia, continuando a fare l'europarlamentare senza rompere le scatole, nessuna se la sarebbe filata. E invece ha avuto la sciagurata idea di correre, appoggiata dal Pd, come governatrice del Lazio. Siccome, a detta di molti, ha buone probabilità di battere l'antagonista del Pdl Polverini, ecco che Libero è partito con una campagna apposita, rispolverando storie e foto risalenti a quasi 35 anni fa.

Sono le campagne elettorali del terzo millennio.

Hillary Clinton e la nostra piccolezza

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Ci sono sensazioni positive e sensazioni negative nel riportare ciò che ha detto il segretario di stato americano Hillary Clinton, ieri, a proposito di web e censura - discorso inserito all'interno della nota vicenda Google-Cina. Quelle positive derivano dal fatto che è rassicurante constatare, anche se la cosa era già nota, come una delle maggiori democrazie e potenze economiche del mondo metta al primo posto, tra i valori fondamentali, la libertà di espressione anche in rete.

Quelle negative derivano dalla constatazione, ogni giorno più avvilente, di come siamo messi noi al confronto. Lasciando perdere i deliri, a cui accennavo anche ieri, di chi vorrebbe chiudere Facebook da un telegiornale, non si può non ricordare come tra le priorità di governo, una sorta di ossessione fissa, ci sia la "regolamentazione" di internet e della libertà di espressione. Penso ai vari ddl Carlucci, Barbareschi, D'Alia - dei quali ho ampiamente parlato in passato -, alle recenti prese di posizione di Maroni su Facebook e così via. Fino ad arrivare all'ultimo caso in ordine di tempo, quello di cui maggiormente si sta discutendo in rete in questi giorni: la proposta di chiedere il permesso al governo per pubblicare un video in rete. Un'altra di quelle trovate che, come le precedenti, ci ha fatto coprire di ridicolo e commiserazione da parte del resto del mondo (vedi qui e qui).

Vabbè, ecco alcune delle cose dette dalla Clinton ieri. Io intanto vado di là a piangere.

"Mai come in questo periodo l'informazione è stata libera e globale. O avrebbe la libertà di esserlo. L'accesso libero all'informazione è fondamentale per la democrazia".
[...]
"Gli Stati Uniti sostengono una Rete globale e libera. Il primo emendamento della nostra Costituzione è il fondamento della libera espressione, della libertà di parola e stampa. Oggi va applicato tenendo conto della tecnologia. Oggi abbiamo il dovere di difendere Internet e il potere che la Rete concede"
.


Aggiornamento 13,56.

Pare che il regime cinese non abbia gradito il discorso della Clinton.

La polemica, nata dalle continue intrusioni informatiche al servizio mail di Google, è stata rinfocolata dalla Clinton, che ha chiesto a Pechino di condurre un'inchiesta "trasparente e approfondita" sugli attacchi online. "I Paesi che limitano il libero accesso alle informazioni o violano i diritti basilari degli utenti di Internet rischiano di tagliarsi fuori dal progresso del secolo", ha affermato il segretario di Stato, minacciando "conseguenze" per chi minaccia il cyberspazio. (fonte)

giovedì 21 gennaio 2010

Immunità e craxismo "live", stasera, su Facebook

Pare che nella puntata di stasera di Annozero, in onda tra una mezzoretta, si parlerà, tra le altre cose, di immunità parlamentare, politica, giustizia, B&B (Berlusconi e Craxi), insomma molti dei temi di cui ogni tanto mi piace scrivere in queste pagine.

Live blogging sulla pagina Facebook di Micromega. Se qualcuno vuol venire ci si trova lì.

Basta burocrazia!

PALERMO - Raffaele Lombardo ha lavorato sino a notte fonda, fiancheggiato dai suoi "saggi". E alla fine ha sentenziato: alla Sicilia servono quei nove supermanager. Altri nove? Sì, altri nove. Non bastavano i 2.111 dirigenti che hanno consegnato alla Regione il record della burocrazia italiana.

Uno ogni 5,6 dipendenti. In Lombardia ce ne solo 300, uno ogni dodici impiegati. Per non parlare dello Stato, dove il rapporto è di uno a cinquanta. Ma nella pletora isolana di burocrati graduati, ha stabilito la giunta Lombardo, non ci sono le professionalità richieste. Ci vogliono gli "esterni". E pazienza se, con le loro indennità oscillanti da 150 a 250 mila euro i prescelti graveranno per un milione mezzo di euro sul bilancio colabrodo dell'ente. Idonei e arruolati. (fonte)


Scusate ma mi sfugge qualcosa. Raffaele Lombardo non è attualmente alleato con il Popolo della Libertà? E il Popolo della Libertà non è il partito che annovera tra i suoi membri i combattivi Brunetta (il peggior nemico della burocrazia) e Calderoli, ministro della "semplificazione" (diventato famoso in campagna elettorale per aver promesso di tagliare poltrone come se piovesse)?

Chissà, che siano un po' distratti?

La guerra (quasi vinta) del processo breve morto

La prima battaglia è vinta: il processo breve è passato al Senato. Per vincere la guerra, per far sì cioè che il provvedimento diventi definitivamente legge dello stato, manca solo l'approvazione della Camera, che, visto l'andazzo, dovrebbe comunque essere una formalità. Tuttavia, forse, è ancora presto per stappare le bottiglie; certo, le speranze non sono molte, ma Napolitano deve ancora dire la sua. Intendiamoci, nessuno si fa grosse illusioni in proposito, ma, come segnalava ieri mattina Repubblica, gli esperti giuridici del Quirinale stanno spulciando per benino il testo e qualche sorpresa è sempre da mettere in conto, anche perché i profili di incostituzionalità secondo molti sono palesi. Vedremo.

Per il resto non è che ci sia molto da dire. Si tratta forse della legge ad personam più chiara della lunga serie partorita in questi ultimi 15 anni. Una legge che serve solo a salvare Berlusconi o quasi - poi ci torno. Non serve né ad accorciare i processi né a risolvere gli atavici problemi di organico e di risorse che ha la giustizia in Italia. Sì, ci provano ancora a indorare la pillola dicendo che è l'Europa che lo chiede o che serve a tutti gli italiani, ma sono tutte balle. L'Europa ci richiama ripetutamente, è vero, sulla lunghezza dei processi, ma non mi pare abbia mai detto che per risolvere la situazione si debba ricorrere alla loro estinzione. Ma questo è, ci toccherà farcene una ragione.

C'è da segnalare, tornando un attimo sulle finalità del provvedimento a cui accennavo sopra, che in realtà questo obbrobrio legislativo è una sorta di amnistia, come scriveva ieri l'Unità. Una colpo di spugna generalizzato che cagionerà allo stato italiano una perdita valutata attorno ai 500 milioni di euro. Semplicemente perché l'ultima versione di questa porcata estende i suoi effetti ai procedimenti contabili e societari.

Il processo breve approvato oggi non cancellerà solo i dibattimenti ma anche «almeno 500 milioni di euro» che sindaci, parlamentari, ministri e sottosegretari hanno rubato allo Stato truffando e sprecando. Soldi che devono essere restituiti in base alle sentenze della Corte dei Conti. Ma che il ddl 1880 Gasparri-Quagliariello, più noto come «processo breve», nella sua versione corretta e allargata anche ai procedimenti contabili e societari cancella in un colpo solo.

Insomma, una sorta di condono contabile grazie al quale la faranno franca un buon numero di colletti bianchi che a vario titolo hanno truffato soldi allo stato. Questo è il processo breve col suo duplice scopo: salvare il premier dalle sue grane e salvare i "colleghi" dei parlamentari estensori della legge dal rispondere alle loro malefatte. Ognuno di questi ha dei benefici, insomma, ognuno tranne tutti quelli a cui servirebbe davvero una riforma seria che velocizzi la giustizia: i cittadini e le persone comuni.

Link per approfondire:

Processo-breve, condonati 500 mln

Senato, via libera al processo-breve

Cosa cambia con il processo breve

mercoledì 20 gennaio 2010

C'è sempre una ragione


Premessa: i sondaggi vanno presi per quello che sono, con le dovute cautele. Eppure ci dev'essere un motivo se le ultime rilevazioni di Ipr Marketing dicono che il Pd ha perso 4 punti percentuali nell'ultimo mese e Di Pietro è andato su di uno.

Io una mezza idea sui motivi ce l'ho...

I social network sono pericolosi (per chi?)

Ricordate la campagna di Emilio Fede contro Facebook? "E' un problema vero, autentico...", e giù lo sbandieramento (dal tg4) di sondaggi plebiscitari per chiedere di intervenire subito, di fare qualcosa per rimediare alla gravissima emergenza rappresentata dall'uso dei social network da parte dei ragazzini. E poi, a seguire, Maroni, deciso a prendere severissimi provvedimenti contro gli istigatori all'odio all'indomani dell'attentato a Berlusconi.

Insomma Facebook come origine e fonte di ogni male. Da chiudere subito, prima che sia troppo tardi. Però, come molti sanno (o dovrebbero sapere), le medaglie non hanno mai una faccia sola; è infatti fresca fresca la notizia che la società Zynga, creatrice delle applicazioni di maggior successo che girano sul social network, ha raccolto 1,5 milioni di dollari che andranno alla popolazione di Haiti. Soldi raccolti tra i delinquenti che popolano Facebook. Però non ditelo a Emilio Fede, altrimenti gli rovinate i sondaggi.

Pronti ad aggiornare la lista?


La lista naturalmente è questa.

Su Vendola e Binetti

"Capisco che questa è la settimana delle primarie - aggiunge ancora Vendola nel video - capisco che la lotta politica si possa svolgere su tanti piani, a volte su piani inclinati che rischiano di portarci in un dirupo". Non so quanto la cosa possa interessare, ma Nichi Vendola, attuale governatore in quota Pd della regione Puglia, è indagato per concussione nell'ambito di una più ampia inchiesta sulla sanità pugliese che da tempo sta tenendo banco nelle cronache. Intendiamoci, l'episodio di cui è accusato, la mancata nomina di un luminare dell'epidemiologia, sembra tutto sommato piuttosto banale, e in ogni caso vedremo gli sviluppi dell'inchiesta. Quello che però è interessante notare è la frase, contenuta in un video-discorso pubblicato su internet da Vendola stesso, che leggete qui sopra: "capisco che la lotta politica si possa svolgere su tanti piani".

A parte il fatto che un avviso di garanzia di per sé non significa niente, anzi si tratta semmai di una forma di tutela dell'indagato, non si può non notare dalle parole di Vendola come la reazione a una qualunque forma di accertamento giudiziario venga sempre considerata, pur con diverse sfumature, come un attacco perpetrato da chissà chi per ottenere chissà cosa. E questo indipendentemente dal fatto che sotto la lente della magistratura capitino esponenti di centrodestra o di centrosinistra. Certo, nel caso di Berlusconi di sfumature ce ne sono ben poche - lui dice chiaramente da sempre di essere vittima di magistrati comunisti che vogliono sovvertire il responso popolare -, ma sotto sotto anche la posizione di Vendola mi pare si incanali su questo binario. Impressione mia, intendiamoci.

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Avete presente la Binetti, vero? E' quella simpatica signora, esponente della corrente più cattolico-clericale del Pd, che più di una volta si è fatta notare per l'intransigenza delle sue posizioni, specie sui temi di bioetica. Voi sapete che il Pd appoggerà la radicale Emma Bonino per la regione Lazio alle prossime regionali. Alla Binetti non va giù, e questo lei l'ha dichiarato fin da subito. La cosa da un punto di vista prettamente logico non fa una grinza; la Bonino è infatti esponente di punta del partito che più di ogni altro, nella storia della nostra repubblica, si è battuto e si batte per la laicità dello stato e la libertà di coscienza - vedi battaglie per l'aborto, il divorzio, fine vita, ecc... Logico quindi che la Binetti veda la Bonino un po' come la peste.

La cosa curiosa è che la nota dirigente del Pd ha rilasciato, qualche giorno fa, al Corriere, un'interessante intervista nella quale dichiara esplicitamente che farà campagna elettorale a favore della candidata dello schieramento avverso, il Pdl, sostenendo quindi la Polverini. Non solo; sempre in quell'intervista la Binetti dichiara che lascerà il partito in caso dovesse vincere la Bonino, la candidata cioè sostenuta dal partito di cui lei stessa è dirigente. Ecco, adesso mettetevi nei panni di un elettore del Pd e traete le vostre conclusioni...

Chi vota ha sempre ragione

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