venerdì 13 novembre 2009

Torniamo al lodo Alfano?

Mentre continua ad aggiornarsi di ora in ora l'elenco dei danni che la nuova porcata, nel caso diventi legge, potrebbe provocare, e mentre la protesta e l'indignazione nel paese continua a montare intasando internet e siti di giornali, c'è chi rimpiange a questo punto il lodo Alfano.

Eh sì, perché quello, almeno, bloccava i soli processi del premier senza mandare al macero procedimenti importantissimi che avrebbero potuto probabilmente rendere giustizia a tantissime persone. L'ultimo "nostalgico" di questa soluzione è stato poco fa Casini: «Noi proponiamo, infatti, all’opposizione, proprio per impedire che si sfasci la giustizia in Italia, di sostenere la soluzione di un lodo Alfano per via costituzionale. Farebbe meno danni e risponderebbe all’obiettivo di uscire da questo scontro sulla giustizia».

Belle queste parole del leader dell'Udc. Peccato però che lui, assieme a tutti quelli che rimpiangono la vecchia soluzione, dimentichi un piccolo particolare. La Consulta non ha bocciato il lodo Alfano solo perché per mettere in piedi una soluzione simile occorre una legge di tipo costituzionale (due terzi del parlamento e doppio passaggio Camera-Senato), ma anche perché violava palesemente l'art. 3 della Costituzione (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge). Quindi, se anche per ipotesi il parlamento ci rimettesse mano per via costituzionale, non sta scritto da nessuna parte che non potrebbe essere nuovamente cassato da Napolitano (poco probabile) o dalla Consulta (molto probabile) per via di quell'ingombrante art. 3.

Insomma, ci sono arrivato io, ragioniere mancato, e non ci arrivano loro? (Oppure fanno finta?).

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