venerdì 10 aprile 2009

L'Expo 2015 se lo prende Stanca

E' notizia di oggi che l'Expo 2015 di Milano avrà un padrino d'eccezione, Lucio Stanca, già ministro dell'innovazione nel precedente governo Berlusconi. Il nuovo amministratore delegato della società di gestione che si occuperà, da qui al 2015, di gestire tutta le fasi preliminari (compresi i finanziamenti) di preparazione della grande manifestazione, pare sia stato fortemente voluto dallo stesso premier Berlusconi.

Sul suo ingaggio e l'ipotizzato conflitto di interessi (Stanca è attualmente anche parlamentare del Pdl) si sono ovviamente già levate varie polemiche. Scrive oggi Roberto Rho su Repubblica:

Insomma, quella che a tutti - a destra e a sinistra, al governo Prodi di allora, a quello attuale di Berlusconi, fino alle amministrazioni locali - è sembrata fin dal principio una straordinaria opportunità per riflettere su un tema epocale come la nutrizione del mondo [uno dei temi dell'Expo, nda], per offrire a Milano, all'intero paese una grande vetrina internazionale, e a Milano in particolare di ripensare e ridisegnare un progetto di città all'altezza con le metropoli europee, è stata fin qui svilita in una assurda guerra di potere e di poltrone. Il risultato di tutto ciò è un assetto di gestione dell'evento tutt'altro che ideale. Al timone, notizia di ieri, Lucio Stanca, scelto dal premier e rispettosamente nominato ieri dagli azionisti. Tra le polemiche: Stanca, infatti, non ha nessuna intenzione di dimettersi dal Parlamento (è deputato Pdl alla Camera) fino a che la giunta di Montecitorio non avrà deciso sull'incompatibilità dei due incarichi. Incompatibilità che - quand'anche formalmente controversa - è nella sostanza evidentissima: Milano e l'Expo hanno bisogno di un manager a tempo pieno, capace di mettere in moto una macchina che già in partenza si muove con un anno di ritardo. Quale dei due impegni sacrificherà, l'onorevole Stanca?

E poi c'è la questione dello stipendio, che pure ha scatenato polemiche ed è la ragione per cui la Provincia di Milano ha votato contro la nomina: 480mila euro, tra retribuzione e bonus. Che se confrontati con i milioni di euro dei banchieri non sono molti, che sono qualcosa meno di quanto inizialmente previsto, ma sono parecchio più di quello che le leggi vigenti - derogate ad hoc dal decreto con cui Berlusconi fissa i criteri di governance dell'Expo - e forse anche il buon gusto avrebbero suggerito in una stagione come questa.

Aspetti questi che hanno una loro rilevanza, certo, ma che forse meriterebbero di passare in secondo piano rispetto ad altri, sicuramente più importanti per chi a Milano ci vive. Mi riferisco in particolare ai timori, espressi da più parti, che l'Expo sia solo una gigantesca operazione di facciata per mascherare e avallare folli progetti edilizi.

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