lunedì 15 dicembre 2008

Carlo Vulpio se n'è andato (dal Corriere)



Ho un debole per le notizie che si trovano solo in rete e che non riporta mai nessuno; dove per "nessuno" intendo ovviamente i media più blasonati (grandi quotidiani, telegiornali, ecc...). 

Il giornalista che avete appena ascoltato nel video qui sopra si chiama Carlo Vulpio. Dall'inizio del 2007, come scrive anche Beppe Grillo nel suo blog, seguiva le inchieste Toghe Lucane, Poseidon e Why Not, dell'ex pm Luigi De Magistris, e ne pubblicava regolarmente i resoconti sul Corriere della Sera.

Pubblicava, appunto, perché, come scrive lo stesso giornalista nel suo blog, il 3 dicembre scorso è stato licenziato in tronco sollevato dall'inchiesta subito dopo aver pubblicato il suo ultimo articolo: questo. Riporto uno stralcio di quanto scrive lo stesso Vulpio sul suo blog:

Avevo fatto una battuta: avevo detto: i giornalisti, a differenza dei magistrati, non possono essere trasferiti. Avrei fatto meglio a stare zitto. Da lì a poco sarei stato “trasferito” anch’io.
E’ stato la sera del 3 dicembre, dopo che sul mio giornale era uscito un mio servizio da Catanzaro sulle perquisizioni e i sequestri ordinati dalla procura di Salerno nei confronti di otto magistrati calabresi e di altri politici e imprenditori. Come sempre, non solo durante questa inchiesta, ma perché questo è il mio modo di lavorare, avevo “fatto i nomi”. E cioè, non avevo omesso di scrivere i nomi di chi compariva negli atti giudiziari (il decreto di perquisizione dei magistrati di Salerno, che trovate su questo blog in versione integrale) non più coperti da segreto istruttorio. Tutto qui. Nomi noti, per lo più.
[...]
Con una telefonata, il giorno stesso dell’uscita del mio articolo, la sera del 3 dicembre appunto, invece di sostenermi nel continuare a lavorare sul “caso Catanzaro” (non chiamiamolo più “caso de Magistris”, per favore, altrimenti sembra che il problema sia l’ex pm calabrese e non ciò che stanno combinando a lui, a noi, alla giustizia e alla società italiana), invece di farmi continuare a lavorare – dicevo –, come sarebbe stato giusto e naturale, sono stato sollevato dall’incarico.
Esonerato. Rimosso. Congedato. Trasferito.
Con una telefonata, il mio direttore, Paolo Mieli, ha dichiarato concluso il mio viaggio fra Catanzaro e Salerno, Potenza e San Marino, Roma e Lamezia Terme. Un viaggio cominciato il 27 febbraio 2007, quando scoppiò “Toghe Lucane” (la terza inchiesta di de Magistris, con “Poseidone” e “Why Not”). Un viaggio che mi fece subito capire che da quel momento in poi nulla sarebbe stato più come prima all’interno della magistratura e in Italia. (fonte e articolo completo
qui)

Non so se ci sia qualcosa da aggiungere. Un giornalista scrive in un suo articolo un resoconto di un'inchiesta con nomi e cognomi (non più coperti da segreto) che compaiono negli atti e viene seduta stante cacciato. Ovviamente può darsi benissimo che vengano fuori altri particolari che definiscono meglio i termini della vicenda, ma a me pare che metodi di questo genere appartengano ad altri paesi. Paesi non proprio in odore di democrazia e giustizia.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie per il post!
ma per la precisione (alla quale noi sì che ci teniamo) non è stato licenziato, ma sollevato dall'incarico di inviato a Catanzaro.

Andrea Sacchini ha detto...

Sì, effettivamente è stato - almeno sembra - "solo" sollevato dall'inchiesta e non licenziato (ho già corretto il post), anche se questo a mio parere nulla toglie alla gravità del fatto e alle sue implicazioni.

> ma per la precisione (alla quale noi sì che ci teniamo)

Noi chi?

Zalma ha detto...

In Italia c’è un regime...i famosi poteri forti... chi sono?
Penso chi beneficia di queste coperture della verità scomoda...e permetta di governare non eletti e chi ha perso le elezioni... fate voi!

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