martedì 4 novembre 2008

Gerontocrazia televisiva

Mi riprometto sempre di non parlare più di televisione, ma poi inevitabilmente ci ricasco. Anzi, diciamo che io vorrei non parlarne più, ma spesso non posso farne a meno, visto anche quello che sta accadendo. E non mi riferisco specificamente al malore avuto in diretta tv da Andreotti durante la sua miliardesima comparsata in tv (o almeno non solo a quello), ma a tutto il resto.

Che la tv sia vecchia è cosa nota: vecchia nei contenuti, vecchia nel non saper rinnovarsi, vecchia nel non decidersi a rischiare un pochino, vecchia nel non aver il coraggio (e forse la possibilità) di liberarsi dal giogo della sudditanza economica e politica (per colpa della quale continua a rovesciarci addosso una montagna di balle a cui una buona fetta dell'utenza continua allegramente a dare credito). Insomma il lato peggiore del vecchio. Eh sì, perché in genere l'associazione vecchio = deleterio è automatica, un assioma quasi naturale.

Quando ero piccolo - ricordo - i miei genitori mi dicevano spesso che i vecchi non andavano considerati come una cosa inutile, da buttare, da parcheggiare da qualche parte in attesa del fatidico passaggio. Viceversa erano un qualcosa da valorizzare, una fonte inesauribile di saggezza da cui imparare molte cose. Questo è vero nella vita reale (chi ha ancora i nonni lo può verificare di persona), ma non vale per la tv. E anche questo è facilmente verificabile; provate a guardare il vecchio che appare in tv: cosa c'è di buono in tutto questo? Cosa si può imparare dall'esperienza di Cossiga? e da quella di Andreotti? e da quella di Licio Gelli? (foto) Qual è l'insegnamento che possono portare alle nuove generazioni queste persone qua?

Non so se avete letto che proprio Licio Gelli, uno dei personaggi più impresentabili, protagonista di uno dei periodi più cupi della nostra storia recente e titolare di una sfilza di condanne da guinness dei primati, sta per tornare in tv con un programma televisivo su Odeon Tv. E' la resa: la resa della tv di fronte alla gerontocrazia di ritorno. E' semplicemente riportare in superficie il marcio e il putridume che sta in fondo al pozzo, dove dovrebbe restare. Non esiste più alcun motivo plausibile per cui Andreotti e Gelli vadano in uno studio televisivo, se non quello di un estremo tentativo di cercare di far credere che questa gente abbia ancora qualcosa da dire. E allora gli si dà la possibilità di parlare, anche se ad ascoltare è rimasta solo la casalinga di Voghera più altri quattro gatti che ancora credono che ciò che passa in tv sia la sacra verità.

Quattro gatti, appunto, che diventano sempre di meno perché basta un attimo; basta che uno abbia la possibilità di distogliere lo sguardo, e interrompere così l'"ipnosi", per rendersi conto di come stanno le cose.

Ah, avrei una proposta riguardo a Gelli: invece di Odeon Tv, una bella prima serata il sabato su Raiuno, così la schiantiamo e non se ne parla più.

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