mercoledì 23 gennaio 2008

Gli italiani non si fidano più (e come dare loro torto?)

L'Eurispes pubblicherà il 25 gennaio prossimo, a Roma, un sondaggio i cui contenuti sono in parte già stati anticipati dai vari organi di informazione. Si tratta di uno studio che si prefigge lo scopo di valutare il grado di fiducia degli italiani nei confronti di alcune delle principali istituzioni del nostro paese.

Ovviamente con questo sondaggio non è che si scopre l'acqua calda: è infatti sufficiente girare un po' e parlare con la gente per rendersi conto, anche senza bisogno di sondaggi ufficiali e test rigorosi, dei livelli di fiducia e stima che il popolo italiano nutre verso i rappresentanti delle istituzioni. Ma vediamo qualche voce in dettaglio perché può essere interessante.

Il Capo dello Stato, Napolitano, è l'istituzione che vanta percentualmente il maggior grado di fiducia da parte degli intervistati: 58,5%. Certo, un po' in calo rispetto alla rilevazione precedente (63,2%), ma pur sempre una percentuale accettabile. Probabilmente i motivi di questo (seppur parziale) successo vanno ricercati nel fatto che si vede in lui la figura del capo famiglia anziano, quello saggio, depositario di ogni saggezza e sempre pronto a dispensare consigli e insegnamenti.

Una specie di nonno insomma, che però invece di raccontare le favole ai nipoti le racconta a noi sotto forma di continue esternazioni, più o meno sensate, e di soporiferi pistolotti ogni fine anno. Di Napolitano ricordo con un certo divertimento un'immagine che mi si è fissata nella mente: quella (la vedete qui a fianco) di lui che si collega con la stazione internazionale in orbita attorno alla Terra e scambia quattro chiacchiere con l'astronauta Nespoli. Beh, vederlo lì con quella lampada stile anni 20 sul tavolo (anch'esso stile anni 20 se non prima) parlare con chi è totalmente sommerso dalla tecnologia e dai computer mi ha fatto una certa impressione. Vedo un po' il tutto come l'emblema della distanza (anche di conoscenza tecnologica e dei nuovi media) che c'è tra molti di loro e noi.

Una brutta aria, invece (e non solo riguardo a questo sondaggio, almeno stando a quanto accade in questi giorni), sembra tirare per il governo. Sempre secondo il sondaggio dell'Eurispes, infatti, gli italiani che vi ripongono la fiducia sono appena il 25,1% (31,1 l'anno precedente). Beh, mi pare che questo dato non si presti a grandi commenti. Che i cittadini in generale abbiano poca fiducia in chi ci governa è assodato da tempo; sono sincero, io sono uno di quelli che pensava che col centro sinistra al governo potesse cambiare qualcosa rispetto ai 5 anni passati con quell'altro, ma mi sono dovuto ricredere (e con me, credo, molti altri).

Vi ricordate quando il centro sinistra, all'opposizione, sbraitava tutti i giorni contro le famose "leggi vergogna" dell'esecutivo in carica? Penso ad esempio alla ex-Cirielli, la legge che accorcia i tempi di prescrizione dei reati agli incensurati, battezzata dall'ex opposizione come "un'infamia". Penso alla legge Gasparri sulle televisioni, che di fatto ha salvato rete4 dal satellite consentendogli ancora oggi di trasmettere abusivamente su frequenze che non gli appartengono più da anni (il tutto giustificato da un regime di "proroga" di cui non si vede la fine). Una legge bocciata in prima istanza addirittura dall'allora Presidente della Repubblica Ciampi, il quale l'aveva bollata come incostituzionale. E che dire poi della famosa legge, a firma Castelli, sulla depenalizzazione del falso in bilancio?

Insomma, questi qui sono al governo ormai da due anni e non è cambiato niente. Avevano promesso in campagna elettorale di rivedere questi provvedimenti e invece erano tutte belle parole. Ecco perché non devono stupire i risultati di questo sondaggio: la gente non è stupida, le cose se le ricorda (specie quando le conseguenze le vive sulla sua pelle). Ricordo, ad esempio, di essermi letto il programma dell'Unione in campagna elettorale, e da nessuna parte aver trovato scritto che avrebbero mandato le truppe in Libano e che avrebbero concesso agli americani l'allargamento della base a Vicenza. E poi cosa credete, che se avessero scritto prima sul programma che avrebbero fatto Mastella ministro della giustizia e promulgato l'indulto avrebbero vinto le elezioni? Ma per piacere...

Fanno esattamente le stesse cose che facevano gli altri (vedi il recente caso Mastella, D'Alema, le scalate bancarie e i furbetti di quartierino, ecc...), e con gli stessi mezzi. E dicono le stesse cose che dicevano gli altri (gli attacchi alla magistratura non è sempre stata, "storicamente", prerogativa di una certa destra?). Mi scappa quindi da ridere quando sento qualcuno che fa ancora delle distinzioni tra destra e sinistra. E penso che Berlinguer si starà ancora rivoltando nella tomba. Se qualcosa di sinistra è rimasto ce l'ha forse Rifondazione o i Comunisti Italiani (che guarda a caso sono quelli che più spesso si trovano in contrasto con l'esecutivo di cui fanno parte: vorrà pur dire qualcosa, no?). E anche la Cgil - sempre intenta a fare le fusa all'esecutivo di turno - che viene fischiata a Mirafiori vorrà pur dire qualcosa (piccola chicca: l'articolo che scrissi all'epoca in proposito fu ripubblicato dal portale Libero ed è ancora lì). In fin dei conti, quindi, stupisce anche un po' quel 25% di intervistati che ancora ha fiducia nel governo.

Accanto a quanto analizzato finora, c'è senz'altro da segnalare la debacle del Parlamento, in cui solo un intervistato su quattro (75,3%) ha detto di riporre ancora una qualche fiducia. Il Parlamento, ovvero il corpo legislativo dello stato, l'organo deputato all'approvazione delle leggi (anche quelle definite "vergogna"). Ovviamente non è il Parlamento in quanto organo o istituzione a riscuotere una così bassa percentuale di consensi, ma chi lo abita, i tanto vituperati parlamentari.

I parlamentari sono una strana categoria. Amati (poco) e odiati (molto), sono spesso rappresentati come "casta", un organismo ultra privilegiato a sé stante e una categoria che non ha eguali: stipendi faraonici per non combinare niente, privilegi fiscali spudorati e agevolazioni di ogni tipo senza nessuna giustificazione plausibile. Si parla spesso di conflitto di interessi (a tal proposito è prassi consolidata citare il cavaliere nella sua doppia veste di politico e imprenditore), ma pochi si sono accorti che il vero conflitto di interesse sta nella funzione stessa dell'essere parlamentare. Ma scusate, uno che ha il potere di fare una legge con la quale aumentarsi lo stipendio non rappresenta un caso lapalissiano di conflitto di interessi?

Eppure i parlamentari sono tranquillissimi e se ne fregano di questo come di tutti i sondaggi veri o presunti. Perché possono fidarsi di noi; sanno che comunque vada noi saremo sempre lì a votarli. Non importa destra, sinistra o centro: per loro sarà una vittoria comunque perché la poltrona sempre poltrona (e relativo stipendio) è, che sia da una parte o dall'altra della barricata.

Sembra un po' il cinquantennio di dominio della Democrazia Cristiana: a parole nessuno la votava, chissà come mai però vinceva sempre.

Sì, (a parole) noi non ci fidiamo di loro, ma loro possono fidarsi di noi.

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