martedì 25 dicembre 2007

L'annosa (e spinosa) questione delle intercettazioni

Lo so, qualcuno dirà: "Ma come? Anche per Natale?" E vabbè, che ci volete fare? Ieri sera avevo un pò di tempo libero e ho deciso di scrivere due righe sulla famosa (e triste) vicenda della telefonata tra Berlusconi e Saccà, anche se - lo ammetto - non ho le idee chiare fino in fondo in merito. Quindi niente di "impegnativo", mi limito a mettere qui di seguito solo qualche spunto e alcune riflessioni, che ovviamente chi vuole può tranquillamente commentare, ampliare o controbattere.

Ho girato parecchio in questi giorni in rete, e mi sono anche - se è possibile - divertito nel leggere le varie reazioni alla pubblicazione di questa intercettazione telefonica. E devo dire che, tutto sommato, i commenti sono equamente divisi tra chi la condanna nel modo più assoluto, appellandosi all'arcinota questione del diritto alla privacy, e chi invece plaude all'iniziativa, adducendo il fatto che la denuncia di un (finora presunto) illecito è invece prioritaria.

Che dire? Io in linea di principio sono a favore della tutela della privacy. Non trovo giusto, cioè, che vengano messe in piazza arbitrariamente (in questo caso) intercettazioni telefoniche tra persone ignare di essere "sotto controllo". Cerchiamo di non essere ipocriti: se qualcuno intercettasse una vostra telefonata e la pubblicasse a vostra insaputa voi sareste contenti? Non penso. Già a me girano le balle quando ad esempio mi telefonano quelli di Sky o di Tele2 per propormi le loro demenziali offerte; tanto è vero che chiedo loro ogni volta chi li ha autorizzati a trattare i miei dati personali (numero di telefono) visto che io non l'ho fatto. Figurarsi quindi se qualcuno mettesse in piazza una mia conversazione telefonica.

Ovviamente qui la cosa è un tantino diversa e sicuramente più grave, che fondamentalmente si può riassumere nella domanda: ha fatto bene l'Espresso a pubblicare questa intercettazione?

I detrattori dell'iniziativa non si sono certo risparmiati in merito, affermando a rotazione che "certi limiti non vanno superati", "è stato reso un pessimo servizio alla qualità dell'informazione", "l'informazione è stata ridotta al rango di scoop", "è frutto della smania di successo in cui è caduta [l'informazione]", "si è oltrepassato ciò che è normalmente concesso in nome del diritto di cronaca", "l'Espresso ha palesemente violato le norme vigenti in materia di privacy" e altre cose.

Chi invece sostiene la legittimità della pubblicazione, adduce come motivazione il fatto che è giusto che si denuncino pubblicamente gli inciuci, i mercanteggiamenti vari, il malaffare, le raccomandazioni - insomma, in una parola, gli "intrallazzi" - tra molti dei vari autorevoli esponenti della vita pubblica (in questo caso un politico e un responsabile di rete televisiva). Qui, forse, risiede uno dei motivi per cui alla fin fine - nonostante ciò che ho scritto all'inizio - penso che l'Espresso abbia fatto bene a pubblicare questa intercettazione. Voglio dire, molto semplicemente, che se qualcuno per ipotesi intercettasse una mia conversazione telefonica e la pubblicasse arbitrariamente su un giornale o su un sito internet, ovviamente un pò mi incavolerei; ma la suddetta incavolatura deriverebbe unicamente dal fatto che così facendo è stato violato il mio sacrosanto diritto a parlare al telefono con chi mi pare senza che il mondo lo venga a sapere, e non dal fatto che tale telefonata sia la prova di un mio presunto illecito penalmente rilevante (cosa che sarebbe oltremodo impossibile ravvisare in qualunque mia telefonata).

Questo, forse (anzi probabilmente), è stato il vero motivo per cui il cavaliere ha avuto una delle sue scomposte reazioni (alle quali siamo in verità abbastanza abituati) riportata dai giornali. Reazioni se vogliamo abbastanza ridicole e, a mio avviso, controproducenti. Anche perché, sinceramente, è inutile girare intorno alla cosa: l'intercettazione è reale e dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, su cosa si basa, come funziona e come viene gestita la "cosa pubblica" (in questo caso un vomitevole miscuglio tra tv, attrici raccomandate, favori e politica: e cioè quanto di più squallido ci possa essere).

Non mi soffermo sul fatto se l'Espresso abbia commesso o no un reato a pubblicare questa intercettazione (le versioni sono discordanti, c'è chi dice e chi no), quanto piuttosto sulla mia intima convinzione che l'operazione sia stata purtroppo inutile e che non sarà foriera di nessun cambiamento degno di nota dell'andazzo generale. Lo dimostra la storia. E' cambiato qualcosa ad esempio dopo mani pulite? Lì per lì apparentemente sì, ma poi è tornato tutto come prima se non peggio, basta guardare quello che succede oggi. E pensate che la pubblicazione di una misera intercettazione serva da deterrente contro il dilagare del malaffare? Pensate che sia sufficiente a scardinare il sistema? Ridicolo, basta guardare l'esemplare caso Moggi. Inutile quindi illudersi.

Tutto al più sarà di stimolo ai "protagonisti" a fare più attenzione a ciò che dicono (chissà, magari si vedranno di persona).

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