giovedì 30 agosto 2007

Due parole sui lavavetri (e su Bertinotti)

Tiene banco in questi giorni - avrete notato - la questione lavavetri, partita dalla decisione del comune di Firenze di applicare la linea dura nei loro confronti (denuncia penale, possibile arresto, ecc...). La cosa, capirete, ha evidentemente subito innescato un turbolento giro di prese di posizione: chi condivide il provvedimento, chi lo condanna, chi è indifferente, ecc...

Il pensiero di chi è contro la linea dura si può riassumere grosso modo nelle parole dette ieri da Bertinotti alla festa dell'Udc:
«Dalla polemica voglio tenermi fuori. Ma io per cultura e per lunga esperienza dubito sempre quando la severità interviene sugli ultimi invece che sui primi colpevoli, in questo caso il racket».
Bertinotti sbaglia, e questa affermazione è secondo il mio modesto parere l'ennesima dimostrazione di quanto poco sappiano gli abitanti del palazzo di ciò che succede nel mondo reale (in questo caso sulla strada). Sbaglia non perché non sia giusto il concetto che ha espresso, ma semplicemente perché è inapplicabile. Per combattere infatti le organizzazioni criminali che tirano le fila del business dei lavavetri, occorre come requisito fondamentale una cosa che in italia non c'è: la certezza della pena.

Se anche le forze dell'ordine e la magistratura si impegnassero seriamente per cercare di mettere le mani sui "pezzi grossi", quanto credete che resterebbero dentro prima di riprendere il lavoro interrotto una volta presi? Qualche mese? Un anno? Due? E nel frattempo pensate che non ci sia subito qualcun'altro che prende il loro posto e riorganizza la cosa? Il discorso di Bertinotti avrebbe senso se ai criminali, una volta presi, venisse fatta scontare la pena per intero, oppure se venissero presi, impacchettati e restituiti al mittente, anche i sostituti. Cosa sostanzialmente inapplicabile, come dicevo.

I comuni decidono di cominciare dal basso? Benissimo. Ben venga. Io sono tutti i giorni sulla strada per lavoro e posso dire per esperienza che non se ne può più, almeno qui. Non ci credete? Se capitate qua, provate a farvi il tratto di statale Rimini - Riccione: ad ogni semaforo che ne sono ameno 4. Insistenti, molesti, prepotenti spesso (specie quando si imbattono in donne sole al volante). Si è visto un lieve miglioramento della situazione solo da quando ha preso piede la moda delle rotonde (non è che possono correre dietro alle macchine), ma è una goccia nel mare.

Ma probabilmente, come accade sempre, il can can finirà presto. Passato il "bulirone" le cronache avranno un nuovo scoop da seguire e la faccenda cadrà nel dimenticatoio.

I lavavetri continueranno tranquillamente a importunare noi che sulla strada ci lavoriamo, ma Bertinotti - da dietro i vetri scuri della sua auto blu con autista - manco se ne accorgerà.

Nessun commento:

La querela

Luciano Canfora querelato da Giorgia Meloni. Un gigante del pensiero e un intellettuale dalla cultura sconfinata, conosciuto in ...